Immaginando

Una simpatica proposta del Laboratorio di scrittura creativa di Reggio Calabria:
La fotografia aiuta a pensare, intrecciare storie, mettere in relazione indizi e trovare nuovi significati alle cose. La fotografia aiuta a ricordare, a collegare eventi lontani, a guardare oltre l’apparenza, a districarsi nel labirinto dei sogni (Anna D’Elia).

Vecchietta di Pepi MerisioL’immagine che proponiamo qui a fianco è di Pepi Merisio, fotografo di Caravaggio (BG), tratta da una collana della Fabbri Editore e noi di Pietre di scarto vi siamo molto affezionate. Prendendo spunto da questa fotografia, infatti, abbiamo svolto il primo esercizio di immaginazione del laboratorio di scrittura creativa di quest’anno. Un’immagine che ci ha perseguitati per un bel po’, un bianco e nero per certi aspetti inquietante e chi dei partecipanti quel giorno ha fatto l’esercizio con un’altra immagine ha chiesto di poter avere anche questa, affermando in seguito di non aver trovato pace prima di essere riuscito a trovare un po’ di tempo per prendere carta e penna e raccontare ciò che la vecchietta aveva avuto da dire. Il titolo della fotografia è proprio “Vecchietta”.

Scopo di ogni artista è arrestare il movimento con mezzi artificiali e tenerlo fermo, ma in modo tale che 100 anni dopo quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perché è vita. (William Faulkner).
Proponiamo a chi volesse cimentarsi in questo gioco di provare a spiegare quali emozioni, impressioni, sensazioni si sono mosse in lui/lei, facendo ricorso all’immaginazione, lo strumento migliore al quale possiamo e dobbiamo affidarci per imparare ad immergerci nella realtà e da essa lasciarci travolgere. Provate, se vi va, a comunicarcele in poche righe. Non abbiate paura di farlo perché spesso non sono nè le persone nè le cose a cambiare, ma è soltanto il nostro modo di vederle.

“La bellezza delle cose esiste nella mente che le contempla” (D. Hume).

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  1. lia ha detto:

    L’immagine non mi suscita nulla , ormai altre fatiche si sono sovrapposte evidentemente e poi il termine “vecchietta” non ha più un senso se mai l’ha avuto. Trovo la parola addirittura offensiva, una donna sia pure avanti con gli anni è senz’altro gravida di vissuto intenso, specie se lavora la terra e che per di più porta su di se un carico così pesante. Brutta parola che non significa niente. Vecchietta a chi? Forse perché ho in testa la Montalcini, e altre ragazze come la Rossanda per esempio o Alda la poeta.
    Ecco mi assopisce lo sguardo, perché c’è una sproporzionata intenzione e mi chiedo perché mai mi soffermo sulla parola anziché sull’immagine, forse perché quest’ultima mi ha resa un poco miope, mentre la parola mi fa commentare per la prima volta…che strano Katia su un tuo post e le immagini ritornano, ho in mente un purpureo invecchiamento di pace su un mare che si è fatto irato.
    “Le ragazze che hanno riso di cuore non diventano mai vecchiette e continuano a ridacchiare nonostante i tagli che dividono la pelle, mia nonna aveva gli occhi vispi e nell’ora della sua morte si batteva il petto e con enfasi ci salutava, poi fu presa dall’eterno silenzio” ( dal mito delle donne della mia famiglia )

  2. Katia Marino ha detto:

    Ci tengo a precisare che il titolo “Vecchietta” è stato dato all’immagine dal suo autore e non da me. Tra altre fotografie di Pepi Merisio è possibile osservarne anche una molto più inquietante di questa, dal titolo “Vecchia” e non credo assolutamente che Merisio lo abbia fatto con l’intenzione di offendere…..anzi!

  3. Laura ha detto:

    Non conoscevo questo sito, complimenti! Anche a me sembra che la vecchietta abbia tanto da dire, sembra quasi una richiesta d’aiuto la sua o forse è solo quel gran peso che porta in testa a farmelo pensare. Le mani ruvide,le rughe di fatica, la pella consumata dal sole, ma instancabile,paziente, devota. Fa tenerezza, mi verrebbe di aiutarla, di alleggerirla un pò…

  4. Steno ha detto:

    A mio modesto parere, guardando lo scatto con l’occhio del fotografo, la foto riesce a trasmettere molto… E poi, come diceva H.D. Thoreau “La questione non è ciò che guardate… bensì ciò che vedete!”…
    E’ proprio questa la frase che riesce a raccogliere ed esaltare il pensiero di qualsiasi fotografo nel momento in cui scatta…
    Complimenti Kate!!!

  5. Swan ha detto:

    Guardate bene questa immagine, cosa vi segnala? Personalmente mi trasmette un certo autolesionismo, una sorta di rassegnazione ad una sofferenza auto-inflitta. Vi è una persona molto stanca, con un peso sulle spalle apparentemente insostenibile. Ma notate una cosa: il fardello è ben legato da un telo di lino robusto che trattiene con cura tutto il carico. L’immagine classica della vita contemporanea: facciamo di tutta la semina un unico raccolto, quando sarebbe così semplice disperdere nel vento l’erba inutile, dannosa per i nostri campi interiori. Per indole povera, debole, umana, la fasciamo ben stretta nel timore di perdere qualcosa, e ci maceriamo, così, lentamente, sotto il peso di questa erbaccia maligna che rappresenta la negatività, il compiacimento autodistruttivo che ognuno porta in sé e vi si crogiola.

    Swan

  6. claudia misasi ha detto:

    Conosco questa foto, ma anche se in un primo tempo mi aveva “ingannato”, oggi riesco a guardarla con occhi nuovi, mi spiego: In un primo momento ho pensato che il fotografo volesse comunicarci il peso e la fatica di certe donne. Oggi la vedo in modo diverso: da una parte mi piace perchè più che peso ci leggo fierezza (nonostante il peso sulla testa, la donna riesce a lavorare ecc…), d’altra parte, anche se è una bella foto, mi ha deluso, si vede che è una foto costruita, la donna è in posa e quindi non ci trovo nulla di naturale come invece in un primo momento ho creduto.

  7. Katia M. ha detto:

    La riguardo… anche se con occhi un pò assonnati e cerco di carpire cosa voglia dirmi questa sera, mentre rileggo i pensieri altrui. Stavo per riportare l’impressione avuta la prima volta che ho visto questa foto, ma mi accorgo che adesso è diversa da allora. Non mi sembra in posa, è invece colta d’improvviso ed umilmente si stupisce, si chiede cosa possa esserci di così strano, a tal punto da scattarci una foto, in quel suo essere così profondamente “normale”. Cresciuta tra quei monti è sempre stata abituata a sopportare il caldo e la fatica; potrebbe nel frattempo poggiare in terra quel fardello che le schiaccia la testa, invece continua a lavorare maneggiando la falce, forse perchè i frutti di un buon lavoro ricompensano di ogni sofferenza o forse perchè, in realtà, quello per lei non è un affatto un peso. E già… perchè l’erba non pesa anche quando è tanta, perchè l’erba sa di natura ed ha il colore della speranza. La immagino avanzare con i suoi antichi fianchi larghi.

  8. teresa ha detto:

    anche a me suscita una sensazione di potenza. Non vedo la donna come una persona umile ma al contrario come una “dea della terra” che non sente il peso del suo carico e perciò non fa alcuno sforzo. Da questo punto di vista il titolo potrebbe essere quasi ironico.

  9. Nancy Antonazzo ha detto:

    I sentimenti che mi suscita sono in ordine cronologico: meraviglia, turbamento, tristezza e un…. senso di pesantezza ( chissà perché ). Poi comincio ad analizzarla pezzettino a pezzettino. Ragazzi è difficile! Ho sempre la tentazione di toglierle quel fardello dalla testa, poi mi dico “ma forse” sono solo io a sentire il peso. Forse lei non lo sente e se la starà ridendo la sotto a pensare che ci sono tutte queste persone che la stanno guardando con aria stranita! Chissà se sorride, chissà se è seria. Certo ho bisogno di vederla proprio in faccia. Mi vengono in mente le foto antiche di donne… antiche che vanno a lavorare in campagna ogni giorno col viso serio, la pelle dura, quell’espressione scrutratrice di fronte alla novità dell’obiettivo. Forse è meglio che guardi altrove. Sposto l’occhio su quello che cìè attorno a lei: il rastrello, l’erbaccia e poi dietro… sono montagne? è una vallata. Sarà il bianco e nero ma mi da un’impressione di miseria… forse sbaglio.

  10. Emy ha detto:

    Lei è lì,ferma,con la sua storia alle spalle, con i suoi ricordi ormai affievoliti dal tempo, con la sua vita fatta di piccole cose.
    Con difficoltà riesco a cogliere lo sguardo.
    E’ buio.
    E’ l’immagine della vita,proiettata verso orizzonti sconfinati,ma che comunque è vissuta, è coltivata, è curata nella “propria” terra.
    E’l’immagine delle nostre fatiche,del nostro “sudare” quotidiano per cogliere i frutti del nostro lavoro.
    E’ l’immagine della forza,della determinazione,nonostante tutto sia difficile,duro,pesante,faticoso.

    Questa è la mia impressione,oggi.

  11. Lorenzo ha detto:

    Per completezza segnalo che il titolo corretto della foto, scattata a Cogne (Aosta) nel 1959, è “Fienagione a Cogne” e non “Vecchietta”.

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