I Racconti di Padre Brown

Chesterton

“Quando Chesterton scrive un racconto poliziesco scrive qualcosa che va al di là di quel genere, che non ha d’altra parte niente di disonorevole, visto che fu inventato da Poe e coltivato da Dickens. Ma i racconti di Chesterton sono anche altro: intanto qualcosa come un quadro, poi come un dramma, infine come una parabola. E i suoi paesaggi, e i suoi personaggi che appaiono come attori al momento di entrare in scena, sempre così vivi, evidenti”.

La riflessione è forse del più grande estimatore dello scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton e dei suoi racconti polizieschi, il poeta argentino Borges…
il poeta argentino Borges che di quei racconti profetizzò anche l’immortalità: “nei suoi racconti è sempre suggerita una spiegazione magica, grazie alla quale se il genere poliziesco morrà – cosa non impossibile, dato che il destino dei generi letterari sembra sia quello di sparire – i racconti di Chesterton saranno ancora letti in virtù della poesia che racchiudono e di quella magia”. Parlare dei racconti polizieschi di Chesterton equivale a parlare del suo personaggio più famoso, padre Brown, il più celebre prete-detective della storia della letteratura. Ecco come entra in scena, nel primo racconto della serie (La croce azzurra), il piccolo prete, a cui gli italiani associano il mite e acuto volto di Renato Rascel grazie alla fortuna serie televisiva degli anni ’70:

«Quel piccolo prete pareva l’essenza delle pianure dell’Essex; aveva il volto rotondo e inespressivo come gli gnocchi di Norfolk, gli occhi incolori come il mare del nord, e recava parecchi involti di carta scura che non riusciva a racco­gliere insieme […] avrebbe destato la compassione di chiunque. Aveva infatti un ombrellone logoro, che cadeva costantemente per terra; e pareva non sapesse quale fosse la parte del biglietto da servire per il ritorno.»

A detta del suo stesso creatore, quindi, la prima caratteristica di padre Brown, questo apparentemente insignificante prete cattolico protagonista di una cinquantina di racconti polizieschi (scritti tra il 1911 e il 1935), era quella di non avere caratteristiche, la sua importanza, di non apparire importante e la sua qualità più vistosa quella di non dare nell’occhio. Questa paradossale creatura non è solo frutto della fantasia chestertoniana ma ha una “fonte” storica: padre John O’Connor, sacerdote amico dello scrittore che poi “accolse” quando questi decise di entrare nella chiesa cattolica nel 1922 è il “vero” padre Brown. Quando i due si incontrarono per la prima volta, lo scrittore rimase impressio­nato nel sentire un prete svelargli il vero volto del male, quel male che egli com­batteva quotidianamente dietro le grate del confessionale; Chesterton con­statò che un sacerdote era la persona più autorevole per risolvere gli omicidi più efferati, perché solo lui conosceva così in profondità il lato oscuro della vita: «un uomo che non fa nient’altro che ascoltare i veri peccati degli uomini è sempre abbastanza informato del male dell’uomo».
Per il cristiano Chesterton l’intera esistenza è una battaglia ma anche un “giallo” nel senso che la vita degli uomini non è un problema da risolvere quanto piuttosto un mistero, inesauribile, da decifrare con passione, fantasia e quotidiana e gioiosa pazienza. Per Padre Brown svelare il colpevole di un delitto è una sorta esercizio spirituale, in cui entra­no in gioco la ragionevolezza e l’umiltà di non sentirsi superiori a nessuno in modo da guardare il criminale con pietà e non dall’esterno; bisogna penetrare dentro al suo corpo fino a pensare con la sua stessa testa e a muovere le sue stesse braccia. È questa la “magia” del prete-detective a cui preme non tanto assicurare alla giustizia un pericoloso malvivente, ma prendersi cura di quell’anima ferita da un male interiore fuoriuscito dal controllo della ragione, una magia che riesce grazie ad un cuore umile, una fede pragmatica e una corretta visione dell’uomo, coltivata alla luce dell’antropologia cristiana. Quella magia che ha reso immortale il piccolo e “insignificante” padre Brown.

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