Il suicidio non è trendy

Suicidio bananaSu Il Giornale dell’arte di maggio l’implacabile pungiglione di Achille Bonito Oliva si abbatte rovinoso sul politically correct. Provocazione estrema, d’accordo, ma chissà, magari fa riflettere anche su scrittori ed editoria…

«Perché gli artisti non si suicidano più? La storia è funestata da suicidi d’autore: Bronzino, Borromini, Van Gogh, Rothko, Lo Salvio, Tancredi, Palermo. Dopo gli anni Settanta più niente. Gli artisti tutti felici? Piuttosto un sistema dell’arte che ha adottato la notte americana del cinema, una illuminazione a full time sulla vita dell’artista che non lascia spazio a un gesto così intimo e privato. Qui vengono bandite melanconia e depressione, ogni traccia di privacy che rallenti l’integrazione del personal nel global. Niente, dunque, deragliamenti, rallentamenti o ripiegamenti. È ammessa solo l’happy end, una vita smart e un eterno smile a segno di buona riuscita e di successo raggiunto. Se ne fanno garanti, tutti trendy, galleristi, collezionisti, direttori di musei, con l’auspicio di critici e di curatori. La circolazione sostituisce l’universalità, l’istante l’immortalità. Prima si aveva un occhio all’arte e due alla vita. Ora la vista è monoculare e la performance assolutamente ciclopica. E i ciclopi, si sa, non si suicidano mai. Al massimo, come Polifemo, si lasciano accecare».

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  1. caino ha detto:

    perchè non si suicidano più?
    forse perchè non sono artisti e forse perchè non siamo più in grado di riconoscerli?
    ce ne stiamo a fissare una chiazza di muffa sul muro mentre il nuov van gogh si è tagliato le vede all’ennesimo contratto CO.CO.CO ?
    e forse perchè non conosceva nessuno per essere abbastanza famoso per essere riconosciuto artista?
    una volta artista lo eri, adesso lo devi diventare.

  2. Paolo Pegoraro ha detto:

    > una volta artista lo eri, adesso lo devi diventare.

    Questa mi sembra un’opposizione troppo facile, e a ogni modo tanti grandi che avevano la fama avevano anche la… fame, vedi Caravaggio e Van Gogh. E nessuno si è suicidato causa miseria. Credo che la questione posta da A.B.O. stia più a fondo, su quei «due occhi alla vita».

  3. saverio simonelli ha detto:

    comunque chi si suicidava non aveva molto da sperare per l’immortalità! Scherzo…comunque il tono così apodittico nasconde un profondo senso di dilettantismo verso l’umano…trattare di un tema così profondo come il suicidio quasi fosse un requisito di nobiltà espressiva mi pare davvero cartina di tornasole di chi comunque confonde arte e vita

  4. Marica ha detto:

    Il fatto è che gli artisti sono estremamente sensibili.
    Per questo riescono a fotografare con lucidità le gesta a loro contemporanee o i volti di parenti e amici. A volte i volti e altre “gli stati dell’anima”, dipende… Essere estremamente sensibili porta ad avere una membrana esterna più sottile e quando entra il dolore altrui o il proprio si sente fino all’ultima goccia. Vivere troppi periodi negativi o perdere l’amore di tutta una vita o altro..
    può essere poco sopportabile per un artista. Poi dipende..
    se si mette la fede sopra tutto il resto o meno. Se si ama la vita o meno. Se credi che l’amore può essere diffuso a tutti o se si è egocentrici o sconvolti. Dipende. Ci sono stati grandi che hanno scelto il suicidio e grandi che hanno scelto il donarsi e l’Amore sopra ogni altra cosa.
    A volte sembra ci manchi una via d’uscita ma in realtà ci sono tante porte. La vita è un viaggio con risvolti sul meraviglioso ma bisogna fortificarci l’anima. In un periodo storico pigro in cui ci si adagia su se stessi è necessario aprirsi al mondo ed imparare lo scambio energetico. L’energia scambiata aumenta la propria forza interiore. E’ necessario autoascoltarsi senza confondersi,
    amare noi stessi e gli altri. A volte gli artisti hanno bisogno di ridere (sono così riflessivi), le tele prendono tanto tempo, tanto tempo per viaggiare… Gli artisti possono diventare tanto forti, ma serve tempo. Nell’adolescenza (sentendo tutto) hanno bisogno di essere incoraggiati ad esprimersi liberamente. Hanno bisogno di parlare e pacificare il dolore magari con un tè e biscotti.. Hanno bisogno di condivisione interiore, gli artisti spesso sono soli, sono profondi, sono osservatori nascosti. A volte manca il respiro per un poco più di un sospiro..sentono tutto amplificato.. Per questo molti cedono se non superano il passaggio..se non imparano a canalizzare e a gestire il dolore. Conosco tanti artisti e il loro mondo, io stessa dipingo. L’artista nasce fragile ma può diventare forte, possiede estremizzazioni, per questo spesso gli artisti sono incompresi e vengono scoperti dopo tanti anni. L’Arte spesso è Ascolto, elaborazione e produzione. Il suicidio è disperazione, rinuncia, oblio. Dobbiamo ascoltare tutti di più e se ci sta leggendo qualcuno che sta attraversando un periodo di fragilità, spero si guardi intorno, guardi le persone che gli sono accanto, o l’idea delle persone che può conoscere in futuro, osservi un tramonto in questo astro chiamato Terra e riscopra il “senso” della vita. Per le persone sensibili spesso la vita è una lotta mentre per molti altri è flusso. La vita va corteggiata, catturata, curata, bramata, scoperta, sofferta, affrontata, ricordata, dimenticata. Mai negata, perchè avvolge tutti ma è più grande di tutti. Scambiare energia è la risposta. M.

  5. Marica ha detto:

    Comunque ribadisco per Saverio.. Arte e vita sono unite.
    Spesso in questo sito ne sento parlare in modo scollegato e non riesco a capacitarmi sul perchè. Nessun artista da me conosciuto le avrebbe separate… A meno che non si reciti un personaggio part time (ok, è vero a volte succede), ma intimamente sono unite. La giornata è fatta di 24 ore, del tempo viene dedicato all’arte, a me sembra tutto collegato “al vivere e al suo stile di vivere”. Come può “il sentire” scindersi? Ok, no al fanatismo! Ma si, all’esibizionismo che crea catarsi. L’Arte è anche esplosiva ed è vita, modo di vivere, scelta. L’ Arte è anche “forma mentale”… Essere umano, artista, vita, interiorità, io vedo solo comunione e unica essenza.
    Impossibile la scissione, non siamo fatti a cassettoni..
    io non capisco. M.

  6. Emilia ha detto:

    Ian Curtis – Joy Division – Morto impiccato nella cucina di casa il 18 maggio 1980; Kurt Cobain – Nirvana – morto con “un colpo di fucile autoinflitto alla testa” il 5 aprile 1994. Credo che avessero tutti e due gli occhi per l’arte, che era la vita.

  7. Marica ha detto:

    Il problema non è l’Arte che diviene la vita ma tantissimi fattori circostanti (mancanza di scambio, di affetto, di valori, di entusiasmo). Negli artist arte e vita sono collegati e inscindibili come per una donna essere madre.
    Come facciamo a separare le nostre essenze? Un avvocato può non unire (o forse non saprei) il suo lavoro con la vita ma l’ Arte è “un sentire”. Una madre è madre sempre anche quando suo figlio muore.. anche se è una suora (una madre in senso ampio). Artista è anche modo di vivere (Duchamp). L’arte è parte della vita (se si vive o si muore), non vedo confini. I compartimenti sono razionalizzazioni. L’ Arte è pensiero, è creatività, ambizione, espressione, emotività.. “L’essere” è il fulcro
    di te stesso e delle tue componenti. Se l’ arte ne fa parte è parte della tua vita. Dipende a che livello, insomma, se “si vola basso” può essere divisibile 8o forse no). Non è la morte che fa l’artista. E’ la vita, è il valore della produzione, è l’accrescimento delle scoperte condivisibili che fonda la Storia dell’ Arte.. L’ arte è messaggio e il suo portatore il Messaggero. Dividere Arte e vita mi sembra svilire l’opera dei Grandi a lavoro artigianale part-time. L’artista è tale anche quando ti invita nel suo studio e ti guarda. semplicemente nella vita. Una questione energetica. M.

  8. saverio simonelli ha detto:

    …ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, che nella tua filosofia (l’ha scritto un artista vero, mi pare…o no?)

  9. Marica ha detto:

    Non parlavo di filosofia e sono d’accordo che ci sono più cose in cielo e terra. D’accordo. Solo tu mi parli (o continui a parlare per citazioni). Si prediligono risposte “citazioni” e non poesie fuoritema. Ma io contesto, io ti scrivo della mia esperienza di vita diretta tra cielo e terra. Nessuna filosofia solo il fluire dell’essenza. Nessuna filosofia soltanto Arte e Vita che in alcuni sono tutt’uno. In altri è tutt’uno essere donna e madre o donna- suora. Parlami di Saverio per Saverio e cosa scrive l’artista non avrà importanza.
    Ci siamo solo noi adesso. Entra nell’onda. Fammi sognare,
    o parlami di Flannery O’ Connor e di Carver ( apprezzo questi nuovi volti che mi avete insegnato a conoscere.)
    Ma ora voglio di più: voglio l’utopia. Yeah.

  10. Paolo Pegoraro ha detto:

    Sai Emilia, i due esempi che porti m’interrogano non tanto perché sono rockstar (per quanto “alternative”) ma perché, appartenendo a una comunità di fans e a una comunità mediatica già in vita, anche la loro morte è stata fatta uscire da quella dimensione «intima e privata» che secondo A.B.O. è scomparsa. Anzi, per uno dei due, almeno, si è ipotizzato che il gesto fosse proprio l’estrema fuga dai riflettori, dall’insaziabile Grande Occhio. Una volta rappresentavano l’omniscrutante Dio come occhio in un triangolo, adesso vi si può comodamente sostituire la telecamera.

  11. ddt ha detto:

    caro Paolopeg,
    ciò che dici forse vale per Kurt, ma penso non per Ian, che non era ancora il simbolo che è oggi. Erano gli orribili anni ’80, gli adolescenti italiani avrebbero di lì a breve lungamente dibattuto su chi fosse meglio tra Spandau Ballet e Duran Duran… la storia ha dimostrato quanto i Duran fossero migliori! Brava Emilia, comunque.

  12. Stefano ha detto:

    Ciao a tutti…forse arrivo un pò tardi per commentare…ma sono capitato su questa pagina da poco e per caso!
    Mi hanno fatto molto pensare le risposte di Marica, che inivito a contattarmi privatamente (dato che sono alla ricerca di artisti per raccogliere dati attraverso un intervista la mia tesi…CHE SARà PROPRIO SUL SUICIDIO TRA GLI ARTISTI): [email protected]

    Chiunque fosse interessato a scrivermi per darmi maggiori informazioni…è ben accetto (soprattutto se artista) :)

  13. roberto ha detto:

    Sono molto interessato ai pensieri di Marica che trovo molto profondi.
    L’artista si suicida per un motivo abbastanza semplice. Il suo essere artista lo porta molto in la dall’essere sociale e comunitario.
    Un artista probabilmente non sa di esserlo se lo è davvero – ma fa l’artista perchè non può fare a meno di fare ciò che è. Quello che dice ABO è una semplificazione per gli addetti ai lavori. Artisti sono anche molti sconosciuti che non verranno mai recensiti d Flash Art o esposti nei musei d’arte contemporanea. Artista è un fenomeno troppo complesso per essere lasciato solo alle interpretazione dei grandi sacerdoti dell’arte cone ABO, Celant,Politi e altri supponenti tali.
    Certo che se un artista si suicida perchè costoro non lo filano allora ha pochi motivi di dignità. Se invece se ne infischia e continua a crearea allora è un grande per davvero. Per l’artista la cosa più importante è trovare ancora motivi di creazione. Capisco che la tentazione di creare il grande capolavoro suicidandosi – è suggestiva ma bisognerebbe reisistere e seguire i consigli di Marica. Ho riflettuto un mese intero su David Foster Wallace e sul perchè si sia suicidato. Alla fine ho compreso che forse lui pensava che non avesse più senso scrivere – ma siccome aveva dedicato a fondo tute le sue energie epr fare questo non sapeva come diavolo fare per venirne fuori. Lui era ammalato di narrativa… altri di suoni, altri di colore… l’artista si ammala anche, si intossica della sua materia o strumento espressivo… Dovrebbe fare come Wittgenstein che ad un certo punto l’ha piantata li e si è messo fare il maestro per l’infanzia o meglioancroa, genio di tutte le genialità si è messo a ramazzare il cortile di un convento… sublime,, davvero sublime… L’artista migliore è alla fine quello che sceglie di fare un lavoro comune… per un pittore andare a fare l’attacchino di manifesti, per un musicista guidare un tram a milano e limitarsi a suonare in rari casi la campanella di avvertimento…per un scrittore?Farsi assumere CoCoCo in un archivio per catolgare carte nautiche polverose, o elenchi, elenchi di ogni genere, con la spunta… inventari ecco, per un scrittore di successo… compilare liste di inventari per un grande magazzino… un caro saluto a tutti i leggenti robbi

  14. Rovena Bocci ha detto:

    Perchè gli Artisti non si suicidano più? Semplice: Perchè si sono tutti messi d’accordo a guardare i suicidi di chi usufruisce dell’Arte. Anzi: gli Artisti cominciano a pensare se veramente la gente si interessa alla produzione Artistica o al gusto dell’orrido nel guardare e godere dell’eventuale funesto spettacolo. Per il funesto spettacolo, si sono messi a guardare dal di fuori, stavolta per raccontarlo! Se si ammazzano prima dei fruitori dell’Arte, come fanno a raccontarlo? Ciao!

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