Lucian Blaga: un poeta rumeno

foto BlagaNato a Lacram, presso Alba Julia il 9 maggio 1893 e ivi deceduto il 6 maggio 1961, contemporaneo, a tutti gli effetti, di Eugenio Montale, Lucian Blaga, uno dei più importanti poeti romeni del XX secolo, va sicuramente annoverato, per il ruolo che ricopre nella letteratura del suo paese, accanto a Tudor Arghezi, Ion Barbu, Ion Vinea, Vasile Voiculescu, Ion Pillat.
Dopo importanti studi filosofici a Vienna e la creazione di un sistema filosofico proprio con La cronaca e il canto dell’età, Lucian Blaga si scopre poeta della memoria e, nel riflettere nelle sue liriche i grandi temi esistenziali della vita e della morte, cerca di indagare il mistero dell’universo creato da Dio, spesso identificato con Pan, ed ancor più il mistero della natura umana, soggetta ad un destino implacabile e manifesta con mille e mille volti, in un continuo alternarsi di luci e di ombre.


Dall’esordio col volume di versi Poemele luminii (Il poema della luce) e con quello di aforismi Pietre pentru templul meu (Pietre per il mio tempio), Blaga, non diversamente da Montale, che cerca in Amiel, Boutroux e Bergson i fondamenti della sua filosofia, si dimostra interessato anche alla filosofia di Kant ed un attentissimo interprete di Bergson, del cui volume I dati immediati della coscienza aveva subito il fascino.
Con questa singolare attenzione alla filosofia Blaga si impone all’attenzione dei più importanti poeti e filosofi romeni del momento che lo annoverano fra loro con entusiasmo, sia all’apparire dei suoi successivi volumi di versi Pasii profetului (I passi del profeta), In marea trecere (Nel grande passare), La campana apelor (Lo spartiacque), La curtile dorului (Alle corti del desiderio), sia dei testi di teatro e di prosa. Oltre che per la connaturata intertestualità filosofica, la poesia di Lucian Blaga si impone all’attenzione del lettore per il tono e il ritmo del verso che, purgato della sovrabbondanza lessicale dei suoi contemporanei, è teso tra l’espressionismo rilkeano e la contabilità folcloristica romena.

Biblica – Biblica
a Ion Breazu

Il meriggio è diritto. Il silenzio azzurro si arrotonda.
Crescono voli verso i cieli.
Voci si sperdono. Esseri si fermano.
Il vitello s’inginocchia nel corpo della mucca
come fosse in chiesa.

Vergine santa, cammini anche oggi ridendo
su sentieri con giochi d’acqua per testuggini.
Tra erbe alte e nude
svesti il figlio
e gli insegni a stare in piedi.
Quando è troppo vivace
lo addormenti con infusi di papaveri.

Per te il mondo è un suggello
su un troppo grande segreto:
perciò non ti tormenti
il cervello.
Nella stanza con mensola dai pregiati smalti
ogni giorno vegli con pazienza
il sonno del grande figlio.
E ammicchi gli occhi ammonitrice
dispiaciuta solo quando
gli angeli sbattono troppo forte le porte
d’entrata – d’uscita.

Paradiso in dissoluzione – Paradis in destramare

Il portiere alato tiene ancora in alto
il dorso della spada senza fiamme.
Non lotta con nessuno
però si sente vinto.
Dappertutto sui campi e sui seminati
serafini con i capelli bianchi
sono assetati di verità
ma le acque nelle fontane
rifiutano i loro secchi.
Ad arare senza slancio
con aratri di legno
arcangeli lamentano
il peso delle ali.
Passa per soli vicini
la colomba dello Spirito Santo,
col becco spegne le due luci.
Di notte gli angeli nudi
tremanti si coricano sul fieno;
povero me, povero te,
numerosi ragni hanno invaso l’acqua viva,
una volta anche gli angeli marciranno sotto terra,
la terra asciugherà le storie
del triste corpo.

Francesco d’Assisi Francisc d’Assisi
I cani dei conventi portano il latte in città
trainando le carriole insieme agli uomini.
Li aggioga una nuova gioia
e un ardore, forse, per una luminosa giustizia.Per circa centomila anni il cane
niente ha fatto, oltre a latrare.
Oggi è felice di scorgere un senso per sé
sotto le stelle con cui ha litigato.

Nel bosco, ai vespri
lo indicherò ad esempio
ai somari gialli, ai buoi, e forse ai gigli
e anche ai servitori del Tuo tempio.

Quale altro insegnamento? Non ne so.
Nascondo le sopracciglia sotto il cappello.
Oh Signore, forse è tempo che mi cerchi anch’io,
io, il monaco Francesco, un bel mestiere.

Io non distruggo la corolla dei miracoli (prodigi) del mondo
Eu nu strivesc corola de minuni a lumii

Non distruggo la corolla dei prodigi del mondo,
e non stermino
con la ragione gli enigmi che incontro sul mio cammino,
nei fiori, negli occhi, sulle labbra o nei sepolcri.
La luce altrui
soffoca il fascino celato
nelle profondità del buio,
però io,
io con la mia luce ingrandisco il mistero del mondo.
Esattamente come con i suoi bianchi raggi la luna
non rende più piccolo, ma tremolante,
e aumenta ancora di più il mistero della notte,
così io arricchisco anche l’oscuro orizzonte
con gli alti fiori del santo mistero
e tutto ciò che è inintelligibile
si trasforma in maggiormente incomprensibile
sotto i miei occhi,
perché io amo
e fiori e occhi e labbra e tombe.

(Traduzione dal romeno di Stefan Damian e Bruno Rombi)

Leggi i 2 commenti a questo articolo
  1. iulia ha detto:

    per anni innamorata di lui;é stato l’argomento ke ho scelto al mio esame di maturità nel’81!!!da 1 a10,ho preso un bel9!canto tutt’ora le sue poesie.

  2. benigni iveano ha detto:

    amo anche io lucian blaga la sua poesia è una fiaba un mistero e anche un sogno di musica e colori iveano

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