Cielo

Sono in aria… cioè sto volando da Roma a Reggio Calabria con alcuni amici di BombaCarta. Dal finestrino vedo il cielo. Sotto c’è il mare e a distanza si vede la terra. Dunque cielo, mare e terra sono lì: è quello che io chiamo mondo. Il cielo non è mai fuori del mondo. Avete mai pensato al cielo, intendo dire al cielo senza terra, un puro cielo azzurro? Forse sì. Qual è la vostra impressione? Dapprima un senso di relax, di bellezza, di purezza, forse. Specialmente se il cielo è puro, terso, bello, senza nuvole, com’è in questo momento.

Tuttavia provate a pensare a vivere solamente di questo cielo puro, di vedere solamente cielo azzurro per un giorno intero. Puro cielo, senza altro intorno. E’ il panico. A me viene lo sgomento. Il mio occhio sarebbe sempre in tensione verso qualcosa, alla ricerca di qualcosa. La purezza del cielo è insostenibile all’uomo perchè è vuota. Il desiderio di cielo, così radicato in ogni essere umano, è la traccia di una tensione inesauribile che gli indica una direzione non una meta. L’assoluto, l’infinito non sono la fissità azzurra del cielo: sono molto di più e coinvolgono radicalmente l’essere completo dell’uomo: il suo essere terra.

Il cielo dunque è bello, ma di una bellezza che per essere vera deve essere piena di vita. Il cielo ci piace perché lo popoliamo di tante cose. Spesso ci troviamo a contemplare il cielo e questo ci riempie il cuore perché così ci riconciliamo con noi stessi, col mondo, con Dio se siamo credenti.

Ma ciò avviene perché la nostra contemplazione è piena di ricordi, immagini, meditazioni. Quando siamo assorti non siamo assenti ma siamo presenti al nostro mondo, vigili nel profondo. Non comunque vuoti. E il cielo raccoglie questo nostro mondo.

Dunque il cielo attraversa la terra e la rende vivibile. Ma in sé sarebbe la purezza assoluta, e dunque il bianco, e dunque il vuoto.

Allora che cos’è il cielo? Il cielo è apertura, è dis-chiusura, finestra di quella casa che è la vita umana. Il cielo ci ricorda che siamo fatti per vivere nella possibilità.

Leggi i 11 commenti a questo articolo
  1. d3nisa ha detto:

    ce theme est une bonne occasion de mediter sur la condition humaine

  2. Maura Gancitano ha detto:

    Tanti spunti di riflessione. Grazie! :-)

  3. Paolo Pegoraro ha detto:

    Ecco perché mi piacciono tanto le nuvole! :-)

  4. Paolo Pegoraro ha detto:

    I domini del cielo sono alti
    ma non vuota infinità

    (P. Lagerkvist)

  5. Maura Gancitano ha detto:

    Paolo, com’è ‘sta poesia di Lagerkvist? Me la manderesti, please?

  6. Renata Livraghi ha detto:

    “Immaginiamo un mare in tempesta, con onde alte come case. Ognuna assume un’importanza assoluta, e quando una sembra sul punto di travolgere il battello su cui ci troviamo, la nostra vita dipende da quei pochi metri che ci dividono dal muro d’acqua. Il cuore della tempesta è la nostra sola
    realtà. Se però guardiamo questa scena da un’aereo che vola alto sul mare, le onde non sono che un delicato mosaico bianco e blu, al massimo un fremito sulle acque. Nel silenzio dello spazio, l’occhio contempla disegni quasi
    immobili, e la mente può immergersi nella luce delle nuvole e del cielo” (M. Ricard, Il gusto di essere felici, Sperling & Kupfer, p. 218).

    Il cielo è possibile vederlo e gustarlo, senza timore, solo quando si è in un percorso di vita che permette di sperimentare momenti di quiete e sicurezza.

  7. Antòa ha detto:

    Senza chiedere permesso a un amico poeta e sacerdote, rispondo con questa sua visione, dallo stesso punto di vista, in volo da Roma verso la Calabria, forse nello stesso punto di cielo.

    VOLO AZ 1165 ROMA-LAMEZIA

    Calabria, / casa sempre / aperta.
    Un arancio / il tuo cuore, / succo d’aurora. /
    Calabria, / rosa nel bicchiere.
    (F. COSTABILE)

    Mi disegno a sinistra la costa
    la cerco con le baie, le sue protezioni
    non guardo all’estensione del mare
    aperto di fianco
    alla destra
    fanno paura
    i grumi di bianco seminati nel fondo
    blu del Tirreno.
    Colpevoli vortici o spuma innocente?
    Qualcosa dal seme nascerà.

    Una serie di isole sto inanellando
    una collana intorno alla fusoliera
    e si ricordano di ville imperiali
    penitenziari chiusi per ferie
    una barca cavalca libera l’onda
    sarà uscita dal braccio di sicurezza.

    Con un retino
    azzarderò a catturare le nuvole
    magari sulle ali sfrangiate
    trasportano punti di gioia
    eteree farfalle
    bambagia di cotone nel presepio
    di quand’ero bambino
    nel cielo hanno soffiato
    zucchero filato.

    Calabria, sei desiderio
    di dolcezza
    che non fa in tempo a realizzarsi
    e in bocca svanisce
    come quando un figlio
    da troppo tempo atteso
    spontaneamente si perde.

    Dal centro al sud
    la rotta è di chi torna
    alla casa dei padri
    – mai le mancarono
    i gufi e gli agrumi –
    ad un cortile lavato
    alla piazza del Mercato vecchio.

    Avvolta di nero
    oliva grinzosa
    da sempre una donna
    sfuggita al bacchio
    aspetta lì la corriera.

    in convento, 11 marzo 2005

  8. Antòa ha detto:

    L’autore della poesia “Volo AZ 1165 ROMA-LAMEZIA” è Pier Giorgio G. Taneburgo OFMCAP.
    Impertinente svelamento, il mio, lo so.
    Perdonabile, però, con la “pertinenza” dei versi!

  9. noemi ha detto:

    il cielo è la coperta di linus dei bambini, è la mano di un genitore che ci accarezza dopo un brutto sogno, è la parola confortevole di un’amica, il cielo c’è e non mettiamo in dubbio che ci sarà sempre… non pensiamo a lui sempre, poichè sappiamo sempre che lui c’è… se alziamo gli occhi è lì…
    Attrae la nostra attenzione una nuvola che fa viaggiare la nostra fantasia, la scia di un aereo che ci da il permesso di immaginare un luogo lontano, la stella cadente che ci concede un piccolo desiderio…ma il cielo, volta celeste e profonda notte illuminata da una tiepida falce di luna …cosa è….

  10. lia ha detto:

    il mio corpo è fatto della stessa materia della terra, il mio respiro uccide creature invisibili, anche quando mi lavo accade la medesima tragedia, sono nata e morirò, in questo tempo mi devo tenere occupata, cammino e mi ricordo, sono sola tra la gente, amo, dormo, sono presa dalla paura e dall’amore, due forze che mi fanno tremare, non è vero che il cielo mi è sopra, io vedo il futuro, odo la parola non detta, la terra mi è madre ed è un’ impronta sacra di sangue, una carezza dolce che mi ha insegnato il sentimento, eppure la concretezza dei mie eventi viene dal cielo, come un vento che non conosce ostacoli, quella linea immaginaria è una menzogna, non c’è nessuna divisione tra cielo e terra, ogni cosa è una vibrazione se la cerchi non la trovi, se la vivi, semplicemente si manifesta come verità, nella pienezza di un sogno, quando la terra sarà annientata avremo i colori del cielo che ci daranno un senso nuovo per continuare i molti futuri possibili, il cielo è in terra, se la terra mi è madre, non sono sicura che il cielo mi è padre.
    Shalom

  11. Anonimo ha detto:

    ke belloooo

Prima di inserire un commento, assicurati di aver letto la nostra policy sui commenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *