Aspettando Chesterton

ChestertonIn attesa del convegno di domani (14 giugno, alle ore 18.00 presso la sede de La Civiltà Cattolica invia di Porta Pinciana 1, Roma) sul tema: G. K. Chesterton: l’ortodossia del buonumore, ecco alcuni dei mitici detti di GKC, giusto per incuriosirvi:

1) La misura di ogni felicità è la riconoscenza.

2) Tenete per voi il vostro Byron che commemora le disfatte degli uomini. Io verserò lacrime di orgoglio leggendo l’orario delle ferrovie.

3) Non è l’immaginazione che produce la pazzia; è la ragione. I giocatori di scacchi diventano pazzi, non i poeti; i matematici, i cassieri possono diventare pazzi, non gli artisti che creano…

4) Le cose in cui ho sempre creduto di più sono le novelle delle fate: che a me sembrano essere cose interamente ragionevoli.
5) Non c’è invece niente di così pericoloso e di così eccitante come l’ortodossia: l’ortodossia è la saggezza e l’essere saggi è più drammatico che l’essere pazzi. …È facile essere pazzi; è facile essere eretici; è sempre facile lasciare che un’epoca si metta alla testa di qualche cosa, difficile è conservare la propria testa; è sempre facile essere modernisti, come è facile essere snob.
6) Ciò che comunemente chiamiamo mondo intellettuale si divide in due categorie di persone: coloro che venerano l’intelletto e coloro che lo usano. Vi sono eccezioni, ma, solitamente, non si tratta mai delle stesse persone. Coloro che usano l’intelletto non lo venerano, lo conoscono troppo bene. Coloro che venerano l’intelletto, non lo usano, come è dimostrato dai discorsi che fanno quando ne parlano.
7) C’è un grande uomo che fa sentire ogni uomo piccolo. Ma il vero grande uomo è colui che fa sentire tutti grandi.

E se non vi è bastato:

* Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perchè comincia a credere a tutto.
* Il mondo non morirà mai di fame per la mancanza di meraviglie, quanto per la mancanza di meraviglia.
* Il poeta cerca solo di mettere la testa in cielo. È il logico che cerca di mettere il cielo dentro la propria testa. Ed è la sua testa che si spacca.
* Il povero onesto può a volte dimenticare la sua condizione, ma l’uomo ricco e onesto non lo può fare.
* Il semplice e crudo piacere di leggere può essere paragonato al piacere che una mucca prova mentre bruca.
* Il vero modo per amare qualsiasi cosa consiste nel renderci conto che la potremmo perdere.
* L’istruzione è un periodo durante il quale si viene istruiti da qualcuno che non si conosce su qualcosa che non si vuole conoscere.
* La dignità dell’artista sta nel suo dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo.
* La serietà non è una virtù. Sarebbe un’eresia, ma un’eresia molto più giudiziosa, dire che la serietà è un vizio.
* La tradizione non significa che i vivi sono morti, ma che i morti sono vivi.
* La vera contentezza è una cosa attiva come l’agricoltura. È la capacità di tirar fuori da una situazione tutto quello che contiene. È difficile ed è rara.
* Vi è qualcosa di depravato in ogni uomo che non abbia voglia di violare i dieci comandamenti.
* Pazzo non è chi ha perso la ragione, ma chi ha perso tutto fuorché la ragione.
* Trovare e combattere il male è il principio di ogni allegria.

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  1. tita ha detto:

    Grazie per questa collana di perle preziose: non fa male rimirarne qualcuna di tanto in tanto, lasciandosi illuminare.

    Ne ho trovato una particolarmente luminosa:

    La vera contentezza è una cosa attiva come l’agricoltura. E’ la capacità di tirar fuori da una situazione tutto quello che contiene(come la pianta o l’albero da un piccolo seme che li conteneva!). E’ difficile ed è rara.

  2. andrea monda ha detto:

    e per restare in ambito agricolo, bella il paragone tra il lettore e la mucca che bruca… mi piacerebbe avere quella pace e quella confidenza, anche se spesso mi trovo a leggere ogni libro di corsa, che brutta cosa la critica letteraria come “lavoro”. Ma sono tutte meravigliose quetse perle chestertoniane, ad esempio quella della differenza tra il poeta e il logico.. splendida davvero!

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