Cat Power, spiritual lyrics

“I saw you outside that hole. Your skull girl outside that hole. Your eyes glistened by the sound. And the light of God”. È il finale lieto di una storia invece dolente, cantata da Cat Power nel brano In This Hole, incluso nell’album What Would the Community Think. Charlyn “Chan” Marshall, questo il suo vero nome, è una songwriter americana, nata in Georgia e di fatto newyorkese. Una discografia lunga nove dischi, se si esclude Live Session, inciso in esclusiva per iTunes. La Marshall ha attraversato varie stagioni, stili e prose. Dall’album Dear Sir a Moon Pix i suoi testi sono istintivi e profondi, la musica cupa, minimale. In This Hole sintetizza la sua fase artistica più tenebrosa, le parole all’inizio picchiano duro: “I saw you asleep beside a hole. Your skull inside a hole. Your eyes blankened by the sound. And the thought of God”. Un fatto grave che suscita nell’animo dell’ascoltatore la voglia di scappare via dal buco nero della tragedia raccontata con dovizia di particolari. Una specie di metamorfosi kafkiana all’incontrario, o la rilettura della resurrezione di Lazzaro, narrata nel capitolo 11 del libro di Giovanni. Nella versione successiva inclusa nel cd The Covers Record, i minuti (quattro) del brano simboleggiano i quattro giorni di Lazzaro nel sepolcro: “Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro” (Gv 11,17). La luce dopo il tunnel, la vita dopo la morte, ciò accade nel brano di Power, come nella scena evangelica giovannea, in un gioco di sguardi tra Gesù, Marta e Maria. “Your eyes blankened by the sound. And the thought of God” sono parole che puzzano di morte, occhi anneriti dal dolore e dalla mancanza di fede in Dio. “Your eyes glistened by the sound. And the light of God” invece lo scintillio di vita che appare negli occhi delle sorelle di Lazzaro al grido: “Vieni Fuori!”, lo sguardo di Gesù che brilla guardando il Cielo provvido.

La produzione artistica di Cat Power è ricca di citazioni e di cover di artisti che hanno influenzato il suo modo di comporre, di scrivere pezzi di musica. Nel disco Jukebox, tra le tante riedizioni – su tutte Ramblin’ (Wo)man di Hank Williams e I Believe in You del cristiano rinato Dylan, si ascolta una traccia dal titolo Lord, Help the Poor & Needy, cover di un brano di Jessie Mae Hemphill, cantante di country blues del Mississippi, celebre per essere stata pioniera (come artista donna) nell’impugnare una chitarra elettrica e suonarla. Il brano è incluso in Get Right Blues, raccolta di 15 brani mai pubblicati prima del 2003, incisi dalla Hemphill tra il 1979 e il 1984. Il testo propone un tema presente nella letteratura del Primo Testamento, la povertà e la miseria di una porzione di popolo, denunciato in vari libri sacri. Lord, Help the Poor & Needy fa memoria delle promesse fatte dal Signore nel libro dell’Esodo: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo…” (Es 3,7).

Cat mutua le parole di Jessie Mae Hemphill in uno stile blues anziché gospel, citando con rabbia e compassione categorie di poveri come i fragili e gli indifesi. “Lord help the sinner man in this life… Lord help the human race… ooh Lord help the motherless children in this life because we all die together and we face the rising sun”. Come fa il profeta Geremia quando ammonisce il re di Giuda: “Praticate il diritto e la giustizia, liberate l`oppresso dalle mani dell’oppressore, non fate violenza e non opprimete il forestiero, l’orfano e la vedova, e non spargete sangue innocente in questo luogo” (Ger 22,3). Nella versione di J. M. Hemphill il brano suona in sostanza come una preghiera, mentre in Cat Power diventa un appello alla solidarietà con i più deboli. Nella parte finale del testo, “Ooh lord help the motherless children in this life because we all die together and we face the rising sun”, la Power pressa Dio affinché ristabilisca, già in terra, quel diritto sociale che sancisce il giusto rapporto tra gli uomini, tra i ricchi e i poveri del paese (cf. Isaia 11,4).

Come quella parte inerme del popolo d’Israele che invoca la venuta del Signore per essere liberato dal peso del peccato e della miseria, così Marshall in You May Know Him (dall’album Moon Pix) si rivolge al Cielo: “Oh Lord, Oh Lord heaven is the name that you sent me… Heaven is the name that you gave him. Surprised by the rise in sin you came through over and over again…”. Il testo però rimane incomprensibile, negandosi alla curiosità di chi vuole interpretarlo. Ricorda la melodia e la disperazione di Sitting On The Dock Of The Bay di Otis Redding. Nello stesso album, violento e improvviso appare un rigurgito d’umanità corrotta dal peccato. Power strascica le parole e rallenta i suoni, come farebbe un ubriaco. “You’re already in hell, you’re already in hell. I wish we could go to hell” farfuglia in Moonshiver, una canzone dell’onnipresente Bob Dylan, destrutturata negli arrangiamenti e nel testo. Storia di una dannazione di un distillatore di whisky, brano che nella nuova versione cita Brother, My Cup Is Empty di Nick Cave, inclusa in Henry’s Dream.

Alcuni critici avvicinano lo stile narrativo e musicale di Cat Power al jazz, per la mancanza di regole nelle composizioni o di strutture legate allo star system. Ma sono il punk, il folk, il rock e il blues le basi su cui continua a costruire album dopo album la sua credibilità, presso un pubblico sempre più ammaliato dalla sua bravura e dalle sue visioni divine. Una nuova Patti Smith, una Janis Joplin dalla faccia pulita, o una Neil Young al femminile, chissà. Purché continui a stupirci, mostrandoci tutto il suo talento, come promette in I Found a Reason dei Velvet Underground: “… mostrerò una parte di me che non conosci”.

Leggi i 4 commenti a questo articolo
  1. Walter ha detto:

    Grazie per avermi fatto conoscere Cat Power,
    e grazie in anticipo per quanto condividerai con noi nei prossimi articoli-

  2. Max ha detto:

    Grazie a te, Walter. Al prossimo post.

  3. Gian Luca Figus ha detto:

    Grazie per il post.. ho recuperato “What Would the Community Think” avevo solo Juke box, Covers record e un greatest hits di CAT POWER, non amo particolarmente la sua voce, ma “What Would the Community Think” è proprio un bel disco, suoni freschi, essenziali, e le canzoni sono belle.. scrivi ancora… a presto..

  4. Max ha detto:

    Penso anh’io che “What Would The Community Think” sia tra i dischi migliori della Power, il mio preferito in assoluto è “You are free”. Aspettiamo che cominci a scrivere e interpretare qualcosa di suo, senza più album di cover, anche se mostra una capacità interpretativa già vista in Johnny Cash e Jeff Buckley. Grazie alla tua classifica, ho riscoperto i Wilco, recuperando nella loro discografia l’album Summerteeth, straordinario. See you soon.

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