Letteratura e cinema

Cinema ParadisoSecondo McLuhan «l’uomo tipografico ha subito accettato il cinema proprio perché offre, come il libro, un mondo interiore di fantasie e di sogni. Lo spettatore cinematografico è psicologicamente solo come il silenzioso lettore di libri». Non sono pochi gli scrittori che hanno fatto riflessioni sul cinema. Possiamo ricordare in rapida carrellata il racconto Cinematografo cerebrale di E. De Amicis, La Filosofia del cinematografo di Papini, l’attività di G. Gozzano per la casa cinematografica Ambrosio. E poi Una recita cinematografica di F. Tozzi e ancora possono essere citati nomi come V. Majakovskij, A. Gide, J. Green, A. Machado, A. Huxley, M. Bontempelli, G. Piovene, V. Brancati. È da notare comunque come questa collaborazione tra cinema e letteratura fu spesso dettata da motivazioni economiche più che dal reale interesse degli scrittori. D’altra parte il cinema, nell’intento di nobilitarsi come arte, ha fatto ricorso alla letteratura nella forma del corteggiamento di scrittori di grido. Il caso più eclatante forse fu quello che nel 1924 vide la collaborazione di G. D’Annunzio al film Cabiria di G. Pastrone: D’Annunzio si limitò a riscrivere le didascalie già abbozzate dal regista e a dare il nome ai personaggi, ma bastò questo a «consacrare» il film con l’autorità del poeta-vate. Uno tra i migliori scrittori che si occupò sapientemente di cinema, anche se non senza qualche imbarazzo, fu Pirandello e in particolare con i suoi Quaderni di Serafino Gubbio operatore . E non è un caso che L. Pirandello sia stato anche autore di teatro. Il cinema si colloca in una posizione intermedia tra il teatro che «rappresenta» e il romanzo che «narra».
Se per un testo letterario il livello lento e paziente di decodifica interiore è un elemento essenziale della fruizione, si può dire altrettanto per la narrazione di tipo audiovisivo? La capacità narrativa di un romanzo si fonda sulla parola e quindi ha bisogno che il lettore gli offra la complicità della propria immaginazione, la quale è condizionata dall’intelligenza, dalla formazione, dallo stato d’animo, dalla disponibilità del lettore. Ogni descrizione in parole muove all’invenzione immaginaria. Al contrario, il film presenta una precisa mediazione visiva tra parola e immaginazione: nel romanzo la vita è rivissuta, nel cinema invece «accade» davanti agli occhi. Ha scritto I. Calvino: «Raccontare in letteratura e raccontare in cinema sono operazioni che non hanno nulla in comune. Nel primo caso si tratta di evocare delle immagini precise con delle parole necessariamente generiche, nel secondo caso si tratta di evocare dei sentimenti e pensieri generali attraverso immagini necessariamente precise» . Ovviamente, come Calvino ribadisce, l’una e l’altra situazione restano aperte all’evocatività propria di ogni opera d’arte: «il significato dell’immagine non risponde al contenuto letterale della sua rappresentazione, ma si realizza per un’operazione mediatrice, astratta e stilistica dell’autore».

Dal romanzo al cinema e viceversa
I rapporti tra cinema e letteratura non sono riducibili, come spesso avviene, alla questione del rapporto tra i romanzi e i film che da essi vengono tratti. Del resto è ovvio che l’artisticità di un film non consiste in ciò che esso, inteso come mezzo espressivo, ha in comune con le altre arti, ma nei caratteri dello specifico linguaggio della poetica filmica. Tuttavia il rapporto tra il film e il romanzo da cui può essere tratto costituisce il primo interessante e problematico luogo di relazione tra cinema e letteratura. Sono possibili almeno tre livelli di relazione .

È possibile che lo sceneggiatore faccia man bassa di alcuni elementi di un’opera letteraria (personaggi, intreccio, particolari) e da questo saccheggio realizzi un film, semplificando i dialoghi, togliendo ogni oscurità del testo, dando rilievo drammatico ai personaggi, utilizzando ogni tecnica per catturare lo spettatore. D’altra parte il regista può operare una mediazione tra l’opera letteraria e il pubblico, sottomettendosi ad ogni particolare dell’opera. È da considerare comunque che il film ha sempre una durata limitata rispetto ai tempi richiesti dalla lettura di un romanzo e dunque è necessaria una selezione che può essere concentrazione, ma anche semplificazione. Il regista può così decidere di «completare» il testo letterario con l’aggiunta di qualche particolare che renda l’opera «più cinematografica». L’errore grave a questo punto sarebbe la realizzazione di «un ibrido che voglia movimentare lo statico testo teatrale o letterario con le acrobazie della macchina da presa e il variare degli scenari» .

Il regista però può portare avanti un proprio discorso filmico nei confronti del testo letterario che ha davanti a sé. In questo caso l’opera letteraria diventa un’autonoma «provocazione» all’invenzione cinematografica, cioè spunto narrativo, pretesto. Qui non siamo di fronte a trasposizioni, ma a vere opere nuove, rese autonome rispetto al loro modello da tecniche di addizione, sottrazione, estensione, condensazione, trasformazione, aggiunta di una voce narrante. Può anche accadere che opere letterarie mediocri siano spunto di film di spessore e di valore, come nel caso di Ossessione di L. Visconti (il quale è un regista esemplare per il rapporto che nelle sue opere stabilisce tra letteratura e cinema), tratto dal romanzo Il postino suona sempre due volte di J. Cane. Può accadere che opere letterarie valide ispirino film altrettanto significativi come nel caso del film Il Gattopardo, opera anch’essa di Visconti. Come esistono pittori che si lasciano ispirare da un brano musicale o musicisti che compongono brani musicali ispirati da una poesia, così esistono registi che si lasciano ispirare anche da testi letterari.

In ogni caso assume rilievo la sceneggiatura che sta alla base del film che può essere in se stessa opera di valore letterario. E questo è un altro elemento di relazione forte tra cinema e letteratura. Essa potrebbe anche non esistere, come nel caso – e continuiamo a citare Visconti – de Lo straniero: il regista aveva in tasca solo una copia dell’opera di Camus e ad essa fu costretto ad attenersi per i vincoli posti dalla vedova dello scrittore. Tuttavia in genere è presente, anche se poi, in fase di ripresa e di montaggio può anche essere sconvolta o riadattata come, ad esempio, accade con il ciclo del Decalogo di Kieslowski.

Se la trama può essere condivisa da un film e da un romanzo, ciò che fa lo specifico sta nell’intreccio degli elementi narrativi che devono rispondere ad esigenze, criteri, linguaggi e «grammatiche» differenti . L’efficacia rappresentativa del romanzo e del cinema sono inequivocabilmente differenti e così anche le esperienze estetiche che libro e film sono in grado di generare. Si comprende così come, nell’opera filmica riuscita, non sia possibile confrontare film e opera letteraria d’ispirazione perché quello non deve a questa altro se non la materia d’invenzione. Essa, tra l’altro, può essere anche frutto di una rielaborazione di miti e archetipi condivisi da più opere letterarie o anche frutto di vari romanzi di uno stesso autore o meno, come accadde a Visconti per le opere di Verga ne La terra trema o in La morte a Venezia, dove accanto all’opera di Mann troviamo elementi di ispirazione proustiana.

Si potrebbe anche porre la questione circa la possibile traduzione in romanzo di un’opera cinematografica. Si tratta di una possibilità aperta, anche se poco indagata nelle sue implicazioni. Possiamo solo fornire qualche esempio. Il film 2001 Odissea nello spazio è tratto da un’idea contenuta nel racconto The Sentinel di A. Clarke. Dopo il film, lo stesso Clarke scrisse il più famoso romanzo dallo stesso titolo del film. Pasolini ha lavorato contemporaneamente sia a livello narrativo sia a livello cinematografico con il romanzo e il film Teorema, opere presentate entrambe nello stesso anno. Il film Blade Runner di R. Scott, ispirato a Il cacciatore di androidi di P.K. Dick, ha dato lo spunto a M. Davis per il suo Ecology of fear, il cui ultimo capitolo ha proprio il titolo di «Beyond Blade Runner». A Novecento di Bertolucci fece seguito la pubblicazione di una sceneggiatura romanzata: operazioni simili sono molto comuni negli Stati Uniti, dove spesso un film con grande budget e adeguato battage pubblicitario è anche accompagnato da una serie di iniziative tra le quali la sceneggiatura romanzata dello stesso film.

Altro elemento da notare all’interno delle relazioni tra cinema e libro consiste negli elementi che la tecnica cinematografica offre nella lettura o nella composizione di un testo scritto. Un caso evidente riguarda il montaggio, che costituisce la sintassi di un film e che domina tutto il processo creativo, influendo sulla struttura e sull’espressività dell’opera. La costruzione della struttura sequenziale di un racconto e le regole della sua combinazione in ordine logico-causale, temporale, spaziale o anche simbolico può essere facilmente resa «visibile» se pensata come un film.

Leggi i 3 commenti a questo articolo
  1. Anonimo ha detto:

    OTTIMO APPROFONDIMENTO. GRAZIE

  2. Anonima ha detto:

    interessante considerazione. Grazie per averla resa pubblica..

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