Il report di BombaMusica “open space”

Paure, sogni e speranze di una generazione sospesa tra la voglia di restare e il desiderio di migrare altrove. È stato questo il tema portante dell’incontro di Bomba Musica che si è svolto l’altro ieri a Cosenza e che ha visto la partecipazione di sei persone, con percorsi di vita differenti tra loro, ma con una grande passione in comune: la musica. Tra un bicchiere di birra e una sigaretta, tra una risata e una tartina, in poco più di due ore, un bar nel centro della città, si è trasformato in un club delle sette note. Ognuno dei partecipanti ha portato con sé un brano per condividerlo con gli altri.

Antonello F. ci ha regalato una versione curiosa del grande successo di Michael Jackson “Billie Jean” reiventato dai Big Daddy, una band americana che afferma di esser stata rapita dagli alieni negli anni 50 e di essere poi ritornata sulla terra negli anni 80. I membri del gruppo, dopo questo viaggio fantastico nello spazio, hanno deciso di riadattare le canzoni più famose del momento in chiave rockabilly. Ed è, infatti, il rock and roll di Gene Vincent – con “Bebop A Lula” – a ridare nuova veste al classico di Michael Jackson. Potere degli ufo!

Max ha proposto “Grace” di Jeff Buckley, musicista di culto degli anni 90 annegato a soli 30 anni nel Mississippi. La canzone trasmette grazia e nello stesso tempo inquietudine, tormento, angoscia. La voce di Buckley regala struggenti parole che sembrano anticipare la sua tragica fine e la musica raggiunge orizzonti lontani, al di là della vita terrena.

È “Love” dei Cult la canzone scelta da Christian per celebrare il suo personale inno all’amore. Un rock classico, quello del gruppo inglese, dedicato al più misterioso dei sentimenti, letto, dalla band, in una chiave fin troppo trasgressiva. L’amore, però, è l’amore e ognuno può dare la propria interpretazione a quello che resta uno dei migliori pezzi dei Cult.

Antonello L. ha portato con sé un brano di Tom Waits “Walk Away”. Il cantautore statunitense racconta, nella sua musica, il peggio dell’America come Charles Bukowski e Jack Kerouac fanno attraverso i loro libri. Storie di barboni, prostitute, ubriaconi. Un’America opposta a quella celebrata da Bruce Springsteen, orgoglioso di essere “nato negli Stati Uniti”. “Walk Away” pone tutti noi davanti ad un interrogativo: restare a vivere la nostra vita, a volte troppo piena di insoddisfazioni, oppure scegliere l’incognita di una fuga altrove, lontano? Abbiamo questo coraggio o le nostre piccole sicurezze ci separano dai nostri reali desideri?

A chiudere il laboratorio musicale il punk dei Clash scelto da Lori con “London Calling”. Album miliare della musica punk rock, “London Calling” esprime rabbia e rifiuto nei confronti della società occidentale. Una società, alla fine degli anni 70, in piena crisi economica e di identità. Le giovani generazioni si ritrovano in un movimento nuovo, il punk, che non crede nel futuro. Nel brano dei Clash è contenuta tutta la paura per una catastrofe nucleare (nel 1986 si verificherà il disastro di Chernobyl) e l’inquietudine di far parte di un mondo al quale si pensa di non appartenere. La musica del pezzo è quasi una marcia, la preparazione ad una battaglia che fa intravedere, nel totale rifiuto della società e del futuro, un piccolo barlume di speranza. Dopotutto la rabbia non è altro che un modo di reagire per poter cambiare le cose. La rabbia che appartiene ai giovani trentenni e quarantenni di oggi, con la paura del domani e con poche sicurezze ideologiche. Forse anche un po’ rassegnati a questo mondo in piena crisi che non riusciamo a comprendere e ci appare tanto lontano.

È stato bello condividere pensieri e parole sulla musica e sulla vita con persone amiche e sconosciute. Ogni giorno parliamo così tanto con tutti, ma di cosa poi? Banalità. L’idea di creare una piccola community ha offerto a tutti la possibilità di essere se stessi, al di là della professione, degli impegni familiari, delle attività quotidiane.

Alcuni si sono avvicinati, incuriositi… anche i gestori del bar, generando un’involontario e piacevole “extra time” nel laboratorio.

Giuseppe è entrato nella discussione seppure arrivato in ritardo (appassionato di Francesco Guccini). Angela ha proposto “Stupendo” di Vasco Rossi e Francesco l’ha commentata, rendendoci partecipe dei suoi amori giovanili che ancora lo traumatizzano! Infine, Raffaele – prima di chiudere il suo bar – ha scelto “Alghero” di Giuni Russo come canzone preferita. Alla domanda “perché?”, ha risposto: “mia madre non lo deve sapere!” (cf. testo della canzone). Alla prossima.

Leggi i 6 commenti a questo articolo
  1. Federico Cerminara ha detto:

    Bellissimi i pezzi scelti e soprattutto l’iniziativa. Mi piacerebbe partecipare.

  2. Max Granieri ha detto:

    Ciao Federico. Ok! Sei hai un account, ti contatto via Facebook (deduco che sei in zona). Grazie per i complimenti… è stata una bella esperienza. Da ripetere, in spazi sempre più aperti.

  3. Federico Cerminara ha detto:

    fai pure…
    i complimenti son meritati
    aspetto tue news

  4. lucrezia ha detto:

    diciamo che questo tipo di musica non molto la ascolto ma ammiro molto quello che è stato fatto, ma poi in fondo conta molto il contenuto, le idee, la voglia di fare speriamo sempre in qualcosa di buono e bello. in fondo il mondo e l’essere umano non è sempre e daperttutto uguale……….per fortuna speriamo che le cose davvero cambno!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  5. Max Granieri ha detto:

    “Cambiare il sistema” era l’utopia del punk… un caso, ma quella sera su sei partecipanti, solo uno non è stato un punker in gioventù! La musica aiuta a riflettere sul presente, ad alimentare dubbi più che certezze, a mantenere viva e inquieta la nostra coscienza critica. La musica, a volte, può contribuire al cambiamento (positivo) di ogni situazione vissuta nell’ambito della vita personale e pubblica. Almeno, quella sera, il sogno sembrava realizzabile. Lucrezia, unisciti a noi!

  6. Gian Luca Figus ha detto:

    Chapeau!!!

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