Ogni romanzo è una guida (turistica?)

Quando ci si prepara a fare un viaggio in un paese straniero dove non siamo mai stati, questo ci è insieme sempre estraneo e familiare. Se lo scegliamo come nostra meta di viaggio è perché ci piace l’idea di andarci, e se ci piace è perché proviamo una certa affinità: “sappiamo” che lì ci troveremo bene o comunque ci ritroviamo ad essere curiosi. La curiosità percepisce la distanza e l’alterità, ma d’altra parte ci spinge ad avvicinarci perché in ciò che ci incuriosisce scopriamo qualcosa di noi, qualcosa che siamo o che desideriamo essere o avere. Viaggiare dunque è scoprire meglio se stessi e nello stesso tempo proiettarsi in una dimensione nuova.

Per viaggiare si può usare una guida. Chi va in un paese straniero spesso almeno consulta qualche rivista o sfoglia una guida. Più spesso se la porta dietro. La guida turistica non si può mai sostituire all’esperienza reale del viaggio. Certo, può essere interessante recarsi in libreria e sfogliare le guide di mezzo mondo! Ma questo significa viaggiare con la fantasia, immaginare, ma non significa viaggiare sul serio. Significa magari alimentare un desiderio. provare curiosità e intuire affinità. D’altra parte nessuno (o quasi) quando si reca in un Paese straniero segue pedissequamente tutti i passaggi di un libro-guida. La guida serve come canovaccio per il viaggio che segue sempre percorsi originali, inediti.

L’esperienza del viaggio e della guida ci fanno capire una cosa: ogni libro, ogni romanzo, ogni racconto, ogni poesia sono, a loro modo, una “guida”. Ogni opera letteraria ha la natura di una guida. O meglio, diciamo così: non esistono libri davvero belli e che valga la pena leggere che non siano, in qualche modo, una “guida”. Cerchiamo di capire meglio. Quando leggo un libro io che cosa faccio? Certo non accade quel che accade quando guardo un vaso o una penna. Quando leggo mi “immergo” al suo interno, ci entro dentro. E che faccio? Leggo parole. E basta? No: leggendo le parole io comprendo cose, vedo immagini, provo sentimenti. Tutta la mia persona si attiva in una esperienza che a volte muove anche i muscoli com piccoli scatti e tensioni. Non solo: leggendo si compie un percorso, si fa un viaggio dentro il quale il punto di vista cambia, si sposta. Insomma: la relazione tra testo e lettore è molto diversa da quella fra un oggetto e un osservatore: invece di una relazione soggetto‑oggetto, si dà un punto di vista mobile che viaggia lungo l’interno di ciò che si legge. Ogni lettura è un viaggio. Il libro allora diventa veramente se stesso quando si fa dimenticare come oggetto e diventa il canovaccio perché io faccia il mio viaggio personale. Il libro con le sue parole, i suoi spazi, le sue omissioni, le sue aperture diventa la guida a una esperienza personalissima e unica.

Nel mio coinvolgimento nel testo, io stabilisco collegamenti significativi a mano a mano che il testo si sviluppa e la trama si dipana tra le prospettive del testo, le pagine precedenti, i miei ricordi e i miei desideri. Ogni momento articolato di lettura comporta un mutamento di prospettiva, e questo costituisce una inseparabile combinazione di prospettive differenziate, ricordi disegnati in prospettiva, modificazioni presenti, e aspettative future. Così, nel corso della lettura, passato e futuro convergono continuamente nel momento presente come una rete di connessioni. L’accumulazione delle vedute e delle combinazioni ci dà il senso della profondità e dell’ampiezza, così che abbiamo la percezione di essere in un mondo.

I libri sono tutti uguali: sono pagine stampate. Il libro “bello” non si riconosce dal suo essere oggetto tra gli altri, ma dalla capacità di farci da guida nel viaggio coinvolgente dentro un mondo…

Non esiste un vascello veloce come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesie che si impenna…

(Emily Dickinson)

Leggi i 7 commenti a questo articolo
  1. Andrea Monda ha detto:

    sì, ma ci sono tanti tipi di viaggio: la passeggiata, la traversata, il giro del mondo, la discesa agli inferi, la scalata, il viaggio in treno, il viaggio celeste e quello sottomarino… Si trovano libri per tutti i tipi di viaggio? Forse sì, senz’altro si trovano libri che contengono diversi tipi di viaggio al loro interno, uno per tutti la Divina Commedia. E infine: c’è qualche aspetto che conta di più degli altri? La meta è più importante del mezzo di trasporto? Le digressioni più dell’arrivo? la compagnia più degli imprevisti?

  2. chiara ha detto:

    Com’è che trovo ‘bello’ un libro? Sì che è bello quel che piace, ma che cos’è che mi piace? Alla lunga ho notato che decido puntando dritto all’autore e alla sua ispirazione, due cose che possono anche andare al di là delle bravure tecniche e meno. Leggo scovando chi si è voluto calare dentro quel viaggio come me prima di me.
    Infatti non mi spiego altrimenti come nelle scelte del bello entrino – come nella vita – affinità personali, empatie, sentimenti di pancia che dettano con forza la predilezione di alcuni a scapito di altri altrettanto bravi.
    ch

  3. denisa ha detto:

    Une livre peut offrir des informations sur un tel ou tel pays. On peut voyager avec l’imagination. Quand on voyage vraiment dans un autre pays, on peut avoir des beaux surprises. On voyage toujours avec le bagage de notre propre culture et imagination

  4. Vittorio ha detto:

    Io ho dei libri che considero “privilegiati”, nel senso che “per me” hanno un sapore ed un valore molto particolare. Sono quei libri che ogni tanto vai a tirare fuori. Che magari hai anche sottolineato a penna (cosa che non si fa!!!) in alcune parti. Che conosci quasi a memoria: ti ricordi anche la disposizione del testo, sai in quale punto (all’inizio, a metà, alla fine, nella facciata di destra o di sinistra, in alto o in basso nella pagina) trovi quel passo. Ovviamente i libri di poesie si prestano più facilmente a questa “attività”; però anche i romanzi o i saggi.
    Ecco, questi per me sono i libri che fanno la mia “cultura”: quelli che tieni sempre sul comodino o sul tavolo da lavoro; oppure che non sono mai al loro posto, ma sono sempre in un posto che sai benissimo (su un tavolo, su uno scaffale, sulla sedia in cucina).
    Quelli che ogni tanto vai a tirare fuori e che ogni volta, dopo la lettura o la rilettura, ti dicono qualcosa di nuovo.

  5. Luisa ha detto:

    Credo che il viaggio sia qualcosa di molto particolare,

    anche un oggetto ti può portare lontano nel tempo , o nel futuro o rappresentare, più di una parola, anche gli oggetti parlano.

    Sì siamo qui per parlare del “libro ” contenitore di segreti, specchio dell’anima, sete improvvisa di sapere, …. e altro ancora che vorrei dire….

    Qualcuno ha detto , credo Pennac in Come un romanzo , che leggere è come uno scomporsi e ricomporsi, perdersi e ritrovarsi , forse proprio perchè siamo una molteplicità indefinita , un impasto di sentimenti pensieri esperienze, emozioni che la lettura mette a nudo , rivelandoci delle verità.

    Anche il titolo di un libro può essere un viaggio, vi è mai capitato di vagare il libreria cercando un “non so che”, un “non sapere cosa c’è”, e di fermarvi su un titolo, e di trovare nelle parole del titolo qualcosa di voi, sentite chiarezza e che l’inaspettata verità è giunta con il suo sapore. Che sapore ha la verità?
    Comunque acquistate il libro ma poi non lo leggete, perchè stranamente il titolo vi ha già soddisfatto!

    va beh!
    grazie ciao luisa

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