La morale non ha le gambe corte

Lezioni di arabo, Rossana Campo, Feltrinelli

Romanzo scritto con ogni angolo del corpo, anche il più segreto. Senza reticenze e falsi pudori, Rossana Campo racconta una storia difficile da leggere senza il rischio di cadere nell’insidiosa trappola del perbenismo. L’autrice non giudica mai i suoi personaggi ma li lascia liberi di muoversi su un terreno sgombro di paletti morali. La protagonista, Betti, è una donna coraggiosa. Reduce da un divorzio, si guadagna da vivere facendo la cameriera in un locale di Parigi, una metropoli profumata di spezie ed etnie diverse. Pur se carica di disincanto, Betti prova, in nome di un quasi inconfessato desiderio d’amore, a scrostarsi il dolore di dosso. Un dolore vecchio di anni, dalle radici profonde.

Nel ristorante in cui lavora quando è a corto di soldi, Betti incontra Suleiman, un ragazzo arabo, malinconico, professore di Liceo. A segnare gli albori della loro relazione, scambi rapidi di pensieri e amplessi feroci: i due si conoscono unendosi subito con rabbia, sofferenza, fatica, piacere “mi viene a stanare nel nascondiglio dove tengo tutti i miei segreti, coi suoi colpi sta portando fuori dalla tana tutto quanto, tutti gli anni lontani, e le mie esperienze e le ferite e tutti gli uomini che sono stati in me, tutto quanto”. Le descrizioni dei loro rapporti sessuali sono accese e cariche di erotismo, ma nulla va mai a scapito dell’eleganza e dell’equilibrio formale. La prosa scorre rapida, seguendo i guizzi di due personaggi che, pur nella loro diversità culturale e caratteriale, si incontrano sul florido terreno della parola. Ed è proprio la parola a farsi carico di rivelazioni e segreti pesanti come macigni. La Betti bambina ha il volto segnato da un dolore adulto, adulto come l’uomo con cui decide di intraprendere una relazione: Betti si ascolta, abbraccia la propria vera natura, dà fuoco alla propria adolescenza ed entra anima e corpo nel mondo dei grandi. E saranno proprio le sorprese e le scoperte legate al corpo, vissuto nella sua dimensione più vitale ed esplosiva, a lasciare impronte in tutto ciò che Betti donna sarà. Nel bene e nel male. Con l’anima stropicciata di chi ha forse giocato troppo con la libertà di essere perfettamente uguale a se stesso. Come se esserlo, fosse sempre e comunque un bene. Come se l’assoluta sincerità con se stessi, si dovesse salvaguardare ad ogni costo. Anche al di là dell’età. Della momentanea felicità. E della    morale, ormai questione demodè, con quel suo fastidioso tanfo al sapor di naftalina.

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