Ricapitolare

Non è il tema scelto per il mese di giugno, ma è l’attività che spesso facciamo quando si avvicina la conclusione di qualcosa e il conseguente momento (terribile) della decisione.  Per decidere, prima di decidere, è opportuno ricapitolare, perchè se decidere vuol dire “tagliare”, ricapitolare serve a vedere meglio, a mettere a fuoco. Perchè ricapitolare (che ha dentro la parola “caput”, testa) serve soprattutto per capire, comprendere, e l’uomo capisce se riparte “da capo”. In fondo è un modo di raccontare e il racconto permette una più ampia e profonda conoscenza.

Diceva Luigi Sturzo che la vita (e quindi anche la vita politica) consisteva nel ricominciare ogni giorno da zero. Nella ricapitolazione l’inizio e la fine si toccano, si riparte dall’inizio proprio per fare il passo ulteriore, per superare l’estremo confine a cui si è giunti, per mettere dei “punti fermi” da cui ancora lanciarsi in avanti. Non cesseremo mai di esplorare/ e la meta di tutte le nostre esplorazioni/ sarà di arrivare al punto di partenza/ e conoscere il luogo per la prima volta. Così T.S.Eliot ne I quattro quartetti.  Ripartire da zero vuol dire vedere il mondo come il primo giorno della creazione. In questo senso è un’esperienza davvero forte assistere alla proiezione dell’ultimo film di T.Malick L’albero della vita che seguendo le orme di Giobbe, mostra Dio che risponde alla domanda “ultima” (perchè il Male, il dolore dell’innocente?) con la visione della prima alba ed una magnifica ricapitolazione: “Dov’eri tu quando ponevo le fondamenta del mondo?” (Gb 38,4). Se vuoi rispondere sul serio a qualcuno come minimo devi risalire ad Adamo ed Eva.

Per finire, meno solennemente, passiamo ad una cosa apparentemente più dimessa: la letteratura gialla. Non tutti amano leggere i romanzi polizieschi, ma è difficile per ognuno di noi, una volta che, magari stanchi davanti alla tv, abbiamo visto ad esempio una scena di un giallo di Poirot, staccarci dal video prima di aver scoperto “come va a finire”. E prima della scoperta del colpevole, il buon (e irritante) Poirot dovrà ricapitolare tutta la storia: chiamerà davanti  a sé tutti i protagonisti della vicenda e la ripercorrerà per intero dall’inizio alla fine. Noi spettatori ri-vedremo tutte le scene già viste, ri-coglieremo tutti quei dettagli che pure avevamo già colto ma non collegato, e dalla fine, andando a ritroso, dipaneremo la matassa insieme alla saggia guida del geniale detective.

La ricapitolazione finale permette di comprendere tutta la storia, il suo senso profondo, come un riflettore che getti la luce ma in modo retroattivo su tutti i meandri anche quelli più oscuri della trama. Ricapitolare è quindi illuminare, fare emergere, contare le teste, ponderare, valutare, giudicare, decidere, procedere. E nulla sfugge, nulla deve sfuggire, al setaccio spietato della ricapitolazione che torna su su fino all’inizio e anche prima della storia e  che, quindi, è davvero, “finale”.

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  1. Stas' ha detto:

    Durante il seminario di BombaCarta su Chesterton, sono rimasto colpito dalla fiducia di questo autore nella possibilità dell’uomo di “ripristinare” la propria innocenza: una condizione di lietezza, bontà e giustizia che gli consente di conoscere meglio l’origine, la fine e il senso della sua vita. Allora, l’innocenza, qualità umana tipica dei bambini, è un “fattore conoscitivo”, condizione necessaria di ciascun uomo per una buona “ricapitolazione”.

    Dunque, per veramente “ripartire da capo” dobbiamo tornare a un certo spirito dell’infanzia, allo sguardo fiducioso di quando eravamo bambini? Se sì, la “ricapitolazione” ha bisogno di una luce particolare che la precede per essere veramente illuminante. Ma è anche vero che non si ripristina la condizione d’innocenza senza prima ricapitolare quanto è avvenuto. Prima l’uovo o la gallina, l’innocenza o la ricapitolazione? Non ne usciamo, a meno di non intravedere una fonte esterna che ci dona gratuitamente quel pizzico di innocenza necessario per far ripartire il motore della “ricapitolazione” e permetterci di ritornare a quell’inizio che ci consente di capire la nostra vita e addirittura di vederne la fine. Forse è questo il significato di quel famoso versetto del Vangelo che dice “se non tornerete come bambini, non entrerete mai nel regno dei cieli” (Mt 18,3).

  2. cooksappe ha detto:

    ho preso appunti! ^_^

  3. pietro ha detto:

    Nebbia.La città si perde.Si smaterializza.Ogni cosa perde solidità e scompare inghiottita dal grigio. Non vedo i contorni. E anch’io resto incerto e senza idee.Nel cielo contorni di nuvole rosa rivelano la vicinanza del sole. Un giorno, un altro, è già qui.Entrano ed escono nell’aria silenziosa,le prime auto.La vita riprende a pulsare.Oggi i problemi pesano e portano un benefico disagio:Non contare su te stesso.Mai.Il pane che mangiamo lo togliamo ai poveri.Noi moriamo perché dimentichiamo i fratelli. Conviene non stare con le mani in mano. La nebbia ha coperto ancora la scenografia celeste. L’umidità toglie energia. La volontà se n’è andata a dormire. Gli occhi si chiudono per non vedere. Chiedete e vi sarà dato. Bussate,cercate. Avrete tutto gratis. Chiedete, non abbiate paura. Eccomi, Signore. Manda il tuo Spirito. E la nebbia sparirà. La casa si sveglia. Il sole non tarderà. Tra poco apparirà,brillerà e scalderà la terra che attende la pioggia.Dopo la vendemmia. In ordine sparso tutti lentamente entrano in campo. Bisogna lavorare per completare la Creazione…

  4. pietro ha detto:

    Ho visto un bambino educare un uomo. Lo educava con dolce fermezza. E l’uomo tornato bambino s’è lasciato prendere per mano e seguendo lo sguardo pieno di stupore è cresciuto dentro. Erano due persone felici. La gioia contagiava l’universo intero. L’Amore, giorno dopo giorno, curava gli uomini distrutti dal Male. Con tanta umiltà e fervore, con impegno costante e semplicità francescana,i “piccoli” lavoratori della vigna, alimentati nella mente e nel cuore nell’ascolto della Parola e,in comunione con i fratelli e le sorelle nella fede, alla santa Cena eucaristica.Docili come bambini si lasciano guidare dal Signore. E si spendono dall’alba al tramonto, per far felice Dio,nella preghiera e nel servizio della carità.Vita, tempo e spazio,sempre , ovunque e con chiunque, sono Doni del Signore per imparare ad amare tutti : Dio, il Prossimo e il Creato, come Gesù Maestro ci ha comandato. E, sapendo che non eravamo capaci, ci manda continuamente lo Spirito Santo che ci converte,illumina e ci unisce al Padre e al Figlio. Così nel povero cuore dell’uomo la SS.Trinità si costruisce una casa. La realtà è più bella di un sogno. Però è vera e concreta. La prova è il cuore che arde d’amore e la Trasfigurazione dei figli di Dio che si consumano nella ricerca del Bene comune. L’Altro è sempre migliore di me, l’altro dà senso alla mia vita.

  5. pietro ha detto:

    Bisogna ringraziare Dio per l’emergenza educativa. L’orgoglio ci impediva il giusto discernimento. Pensiamo di avere 10/10 e invece siamo ciechi come talpe. Non conviene sentirsi, né farsi chiamare, professore.Occorre se abbiamo a cuore la famiglia umana, scendere dalla cattedra. Lì stanno meglio i bambini e i piccoli. Forse non è tutto perduto. Qui conviene ricordare il detto: ” Dalla culla alla bara sempre s’impara “. E dato che Maestro è solo Gesù, noi impegniamoci ad essere buoni ma umili allievi.La Beata Vergine Maria ci aiuti,ci protegga e ci guidi sempre sulla via verso la santità. Amen. Alleluia.

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