Una seconda possibilità

Saving_Mr._Banks_Theatrical_Poster

L’altra sera sono andato a cinema a vedere il film Saving Mr.Banks. Al termine ho fatto come quel personaggio in Amarcord di Fellini che esce dal cinema e dice fissando la cinepresa: “Bellissimo, ho pianto moltissimo!”. Il film è bello, non bellissimo, ma mi ha toccato profondamente, commosso e dato come un senso di ristoro, di balsamo. A volte l’arte può anche essere così, rinunciare a voler scorticare a tutti i costi la nostra dura pellaccia (anche in tempi duri come quelli attuali) e confortarci un po’, facendoci sentire meno soli e mortali e nutrendo la nostra sempre fragile speranza. Il film è un prodotto della Disney che parla, anzi celebra, un altro film della Disney raccontando la storia del “dietro le quinte” della realizzazione di Mary Poppins, uno dei più famosi e mondialmente amati lungometraggi realizzati dalla nota casa di produzione. Tom Hanks, meraviglioso attore, veste i panni di Walt Disney che nei primi anni ’60 riesce finalmente, dopo 20 anni di “corteggiamento”, a incontrare Pamela Travers (interpretata da Emma Thompson), l’arcigna autrice delle storie di Mary Poppins, pervicacemente decisa a non dare i diritti a quel volgare magnate di Hollywood che ogni cosa tocca trasforma in oro, corrompendola.

Consiglio di andarlo a vedere, anche perchè tocca un tema caro a BombaCarta e tutti gli amici: se l’arte, in particolare la letteratura o il cinema, che in questo film si intrecciano, hanno qualcosa a che fare con la salvezza. Pier Vittorio Tondelli ricordava, recisamente e forse amaramente, che “la letteratura non salva, mai“. L’accenno implicito nel titolo del film sembra invece alludere ad una risposta positiva. Lo spettatore, ri-generato dalla visione del film (sempre che ci si “entrato” dentro, se abbia lasciato fare alla magia della settima arte e si sia lasciato “prendere”) si chiederà se la vita ha, attraverso l’arte, una possibilità di riscatto, di recupero di un ordine superiore e di un senso più umano. Io abito nella possibilità, canta Emily Dickinson, ma forse a non tutte le persone basta un’esistenza soltanto, è necessario concedergli una seconda possibilità.

Viene in mente Tolkien con la sua affermazione per cui “l’uomo può essere redento solo in modo consono alla sua natura: da una storia commovente”. E non si può non pensare al bellissimo La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen che fa riemergere l’eterno interrogativo: se sia o no un rischio mortale quella “evasione” che il cinema (e l’arte tutta) concede agli uomini. Non è un caso che Saving Mr.Banks si apra e si chiuda con una filastrocca che con la sua ambiguità ci ricorda la nostra mortalità (il verso finale suona: “un’ospite sta arrivando per me“) per dirci che i confini della nostra vita ci sono, forse, per essere allargati e alla fine attraversati. Ogni storia è allora storia di salvezza, una salvezza di cui tutti, anche chi non se ne rende conto o non lo ammette, hanno bisogno.

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