E raccontando e raccontandomi

Giorno 29 marzo 2007, ore 16.30, Reggio Calabria, in una sala di luce chiarissima inizia il IV Convegno Nazionale sulla Letteratura. L’Associazione reggina Pietre di Scarto e la Federazione Bombacarta gli organizzatori. Una piccola delegazione dell’Associazione Le Madie/Cutro,Crotone – cinque in tutto – era presente.

All’emozione di rivedere volti conosciuti si aggiunge un gusto di familiarità. Le associazioni, tutte, federate a Bombacarta, si leggono tra loro attraverso una mailing list. L’occasione del convegno ha consentito quasi un automatismo: legare l’ultimo messaggio letto, al volto dell’autore. Possibilità che dava qualcosa di più a quel volto, qualcosa di più al messaggio. Il vecchio scatolone non basta a veicolare una comunicazione esaustiva, che necessita sempre di uno sguardo, di un gesto, del tono della voce, anche di un’imprecazione. E ho riscoperto, io almeno, quanto fosse eloquente il sorriso di Tita Ferro, Presidente di Pietre di scarto.

In principio era il racconto” il tema del convegno. E le danze sono state aperte da personaggi noti nel mondo della letteratura contemporanea: Giulio Mozzi, scrittore e curatore del bollettino di letture Vibrisse, Brunetto Salvarani, anche lui fecondo e vivace scrittore nonché docente universitario, il magico Andrea Monda, autentica fabbrica di stupore,
Giovanni Carteri conoscitore fine di Corrado Alvaro. Ultimo nel mio elenco, ma primo a parlare, è stato il gesuita Antonio Spadaro, ideatore e responsabile della Federazione Bombacarta.

Il suo parlare esige una consapevolezza in chi lo ascolta che penso di aver raggiunto: l’indomani, non trovo solo una risposta in più, ma un brulicare di altrettante domande. Un rincorrersi di nuove lucidità e percezioni, un intersecarsi di dubbi che attivano l’intelletto. Non è l’abilità di un oratore in lui, ma le capacità e l’obiettivo di un grande educatore.

Le parole abbisognano di un giusto carico di esperienza per essere raccontate – è il concetto dominante del suo intervento – perché si desti il desiderio di liberarle dalle barre del mutismo. Perchè frizzi la voglia di raccontare.

E incalzano ancora, intime, le mie domande.
E se spostassi il punto di fuga da cui Spadaro ha lanciato i suoi pensieri? Se non solo e non tanto l’esperienza nel suo susseguirsi temporale di atti, ma l’emozione, complessiva e regina, che all’esperienza quasi si artiglia, degnificasse un evento di un suo racconto? La risposta tarda a venire. Forse necessito di sedimentare ciò che mi è stato porto. Forse la risposta è già insita in questo scritto.

Una giornata come quella di Reggio ancora mi brilla dentro. E raccontando e raccontandomi, frullano le parole di Padre Spadaro: ciò che era brumoso si schiarisce. E raccontando e raccontandomi si svela uno dei motori che attiva il narrare: Nessuno può convivere da solo con la bellezza che è capace di percepire (Kahlil Gibran).

(Il seguente articolo è stato tratto dal sito de Le Madie).

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  1. Tita ha detto:

    Tu dici:

    Se non solo e non tanto l’esperienza nel suo susseguirsi temporale di atti, ma l’emozione, complessiva e regina, che all’esperienza quasi si artiglia, degnificasse un evento di un suo racconto? 

    Io penso che l’emozione sia solo una parte dell’esperienza che comprende anche sensazioni, impressioni, pensieri, ricordi, valutazioni … , che prende tutta la persona.

    E’ l’esperienza, non la semplice emozione, che può pro-vocare, far nascere una parola capace di raccontarla e di accrescere, quasi in una riscoperta, la consapevolezza che di essa ha chi l’ha vissuta e la racconta.

    Grazie!

  2. francesco v. ha detto:

    “Io c’ero !”. Mi piace dirlo. Anche se col rammarico di non essere rimasto
    fino alla fine del convegno. E’ grande comunque la soddisfazione di essere
    parte di un tutto veramente travolgente ! Grazie !

    Francesco V./Le Madie

  3. Angela ha detto:

    Abbozzo una risposta, Tita cara.
    Sento che andrebbe ancora lavorata perché si svelino altri punti di visuale o insite contraddizioni.

    L’esperienza è anche consapevolezza postuma e ponderata, evoca l’emozione che l’ha impastata. Quest’ultima la colgo una sorta di filtro, indispensabile, attraverso cui l’evento ci attraversa e lascia traccia di sè fecondando esperienza.
    L’emozione, pertanto, è parte dell’esperienza ?… Mi piace pensarla l’anima che innervandosi nell’evento vivifica esperienza. Non si acquisisce nulla e a nessun livello – nulla di veramente efficace, plasmante e pervasivo tale da destare un racconto – se a muoversi non sono intime corde. Ma è anche vero che, per poter raccontare, da quelle corde è necessario prendere le debite distanze.
    Si rende necessario un momento successivo che ha nome esperienza ? Mah !? ….
    Aiuto ! Sono nella fase acuta “dopoSpadaro”…

    Angela

  4. vittoria ha detto:

    il migliore è stato dario tomasello…

  5. Katia ha detto:

    Cosa ti ha colpito, Vittoria, del suo intervento?

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