Provocazioni di una lettrice un po’ snob

Fino a pochi anni fa le librerie erano i posti dove mi trovavo meglio. Tutte le librerie, di qualunque città. Era praticamente impossibile per me entrare in una libreria ed uscirne senza aver comprato niente.
Adesso, invece, è tutto il contrario.
Mi capita sempre più spesso, infatti, di girare tra gli scaffali e i reparti delle librerie senza trovare niente che mi attiri.
E dire che sono una lettrice forte.
La cosa, lo confesso, mi preoccupa.

Nonostante io non abbia letto (ovviamente!) neanche la metà dei libri che ci sono di solito (e forse qui sta il problema) nelle librerie, avverto comunque un rifiuto che prima, ve lo giuro, non avevo.

Il fatto è – e non crediate che per me sia facile dirlo – che io nelle librerie comincio ad annoiarmi. E’ difficile scoprire qualcosa di incredibilmente nuovo, di inaspettato, una meravigliosa edizione di un libro che non veniva pubblicato dalla guerra del ’15-’18, è difficile trovare in una libreria qualcosa che in un’altra non c’è.

E lo so, non dipende dai librai, o forse dipende poco, è una cosa che riguarda solo le grandi catene (ma io non ne sarei così sicura), è un circolo vizioso, un cane che si morde la coda… Eppure, per quanto io possa cercare di essere comprensiva, non riesco ad accettare questo problema, e rivendico lo stesso il diritto di dire che, in quanto lettrice, io in libreria sto iniziando ad annoiarmi.

Certo, ci sono delle eccezioni, delle librerie in cui vado ancora volentieri (ma sono veramente poche), e forse tutto questo dipende dal fatto che frequento molto di più le biblioteche (ma perché le due cose dovrebbero escludersi a vicenda?), e so anche che quello che dico lascia il tempo che trova, che forse è solo una mia personale impressione.

Però, vedete, oggi ho letto un articolo di Maria Pace Ottieri in cui si dice:

Ci sono tanti libri italiani di cui il giovane e magari accanito lettore di Baricco o di Nove non sospetta neppure l’esistenza e che in libreria non vedrà mai esposti o non sentirà mai suggerire. Chi non li conosce dovrebbe almeno poterli vedere perché gli nasca la curiosità di aprirli e di domandarsi chi li ha scritti e infine magari di comperarli per continuare a leggerli a casa.

Ecco, forse il problema sta lì.

Ci sono bellissimi libri italiani che oggi non vengono più letti perché non vengono più ristampati, o che magari vengono ristampati ma non vengono più promossi e distribuiti.
Ci sono libri bellissimi che, per un motivo o per un altro, vengono dimenticati.
Ed è un peccato per noi lettori, perché noi quei libri li leggeremmo volentieri se solo ce ne venisse data l’opportunità, se solo sapessimo di poterlo fare!

Un’altra cosa mi ha dato da riflettere.
Su Internet sta avendo molto successo “aNobii“, un luogo in cui i lettori possono creare la propria libreria, scoprire se anche altri hanno letto gli stessi libri, come li hanno trovati, addirittura vendere o scambiare dei testi.
L’ho scoperto per caso un paio di giorni fa e, per gioco, come a volte mi capita, ho creato anch’io la mia libreria personale. Ho deciso di caricare solo i libri letti dall’inizio di giugno a oggi. Mi sono accorta, però, che il server non riconosceva il codice ISBN di tre di questi.
Ho chiesto allora di creare quelle schede, e oggi mi è arrivata la notizia che due di quei libri sono stati caricati nella mia libreria. Uno, quindi, è rimasto fuori.
Si tratta de “La moneta di ferro” di Jorge Luis Borges, un libro ormai fuori commercio in Italia. Ho inserito allora un’edizione del libro in lingua originale, ma la cosa mi ha comunque lasciato l’amaro in bocca.

Insomma, è normale che ci voglia un sistema facile per riconoscere i libri, e di sicuro la creazione dell’ISBN (che risale più o meno a trent’anni fa) è stata rivoluzionaria, ma questo taglia fuori una miriade di testi che non sono catalogati in questo modo.

Come avrete capito, sono una lettrice snob.
Sono talmente snob da arrivare a comprare le prime edizioni o delle belle edizioni (delle edizioni antiche) dei libri che mi piacciono o che m’interessa leggere.
In vacanza, per esempio, porterò con me, tra gli altri, la prima edizione de La svastica sul sole di Philip K. Dick e un’edizione del ’34 del Don Chisciotte di Miguel De Cervantes.
Ecco, quando dovrò inserire questi libri nella mia libreria on line, dato che entrambi sono privi di ISBN, sarò costretta a scegliere un’edizione ancora in commercio in Italia di quei testi.
– In fondo è lo stesso libro, no? – mi si dirà.
A me viene da rispondere: NO!

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  1. andrea branco ha detto:

    e tu pensa che noi non leggiamo la Comedia come l’ha scritta Dante, ma come l’hanno trascritta. leggiamo lo stesso libro? mah. senza parlare di tutte le commedie, che so, di Goldoni, che non leggiamo com’erano state recitate. Nessuno le ha lette. Le hanno solo ascoltate. Accidenti. Però, Maura, mi viene da dire, perché andare su Anobii? pardon. aNobii?

  2. Maura Gancitano ha detto:

    Perché non potevo andare al mare! :-P

  3. caino ha detto:

    condivido molto questo post, e su anobii faccio un casino colossale per trovare le edizioni che alla fine penso, chissenefrega.
    anobii è 2.0 e la mia libreria no.

  4. Diego ha detto:

    Cara Maura, ho trovato il tuo thread accorato e per certi versi affascinante. Complimenti ^__^ . Dico solo che su aNobii l’ISBN non è comunque essenziale. Trovo anche io il sito avvincente. Esiste anche un’altra associazione di libri in viaggio e di lettori appassionati il bookcrossing, portato su internet nel 2001 da Ron Hornbaker.

  5. Maura Gancitano ha detto:

    Grazie, Caino!

    Diego, grazie!
    Hai ragione, l’ISBN non è essenziale su aNobii, si può comunque creare la pagina, anche se ci vogliono un paio di giorni perché il libro venga caricato e di solito si preferisce inserire un’edizione ancora in commercio.
    Ho fatto anche bookcrossing qualche anno fa!
    Credo che siano tutte iniziative importanti di condivisione dell’esperienza della lettura, per cui, tutto sommato, non si può che invitare tutti a farle!

  6. mario conti ha detto:

    Capito per caso su questa tua nota cercando altro, in una pausa dal lavoro. Mi colpisce, perchè è all’opposto di quello che è buono dire, ed è esattamente quello che provo io e che, ultimamente, vado riferendo ad amici.
    Ad essere precisi, quello che da tempo provo – soprattutto nelle “grandi” librerie, quelle che mi piacevano di più – è stranimento. Bombardamento di copertine che gridano o ammiccano, fascette dal linguaggio standardizzato che ha ormai perso forza (almeno per me), proposte ripetitive appresso a mode letterarie alla fine irritanti. A volte mi prende un vero malessere, uno stordimento; devo uscire, a mani vuote e vagamente seccato con me stesso, con un senso di inadeguatezza. Altre volte fa pensare a quando all’ultimo momento va a monte un incontro amoroso su cui ormai si contava.
    Capisco tutto, per carità, libraio è un mestiere difficile e si deve vendere (come mi fa capire l’appassionato ed etico proprietario di una grande catena indipendente romana, mio amico). E so anche che lì in mezzo c’è sicuramente roba che mi piacerebbe, a scovarla (su questo sono meno drastico di te). Eppure, incredibilmente, in tutto il luna park ti manca proprio quella fascinazione che cercavi.
    E sai dove la trovo? Nelle bottegucce e nei mercatini dell’usato. Dove tra l’altro si nascondono, talvolta nuove, anche le vecchie edizioni di cui tu parli. E’ lì che ritrovo pace, gusto e sorpresa. E aggiungo: odore.
    E dove il valore è sedimentato, è indifferente al momento, non si identifica necessariamente con la notorietà, è snob come te; dove sopravvivono cose non riscritte dagli editor, fresche (pensa…), comprese le presunte imperfezioni e squilibri.
    Insomma, è sempre consolante imbattersi in qualcuno che ha fatto lo stesso tuo giro di pensieri. Cominciavo a preoccuparmi.
    Quindi grazie, e buona fortuna nelle tue sortite future.
    Ciao

  7. Maura Gancitano ha detto:

    Ma certo, ci sono sicuramente libri notevoli in libreria.
    Ho cercato volutamente di essere drastica e “snob”, ma l’ho fatto solo per “denunciare” la sensazione di cui parli anche tu.
    Non sono contro l’editing o la letteratura contemporanea. Tutt’altro.
    Insomma, non sono una “lettrice reazionaria”.
    Semplicemente, ogni tanto, mi scopro un po’ snob.

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