A partire da… un’opera

Quest’anno l’Officina romana di BombaCarta sceglie di cambiare “stile”. Non avremo più un tema generale comune, ma sceglieremo di confrontarci “a partire da…” un’opera d’arte. Dunque non più un tema, ma un’opera. Era ormai tempo, lo sentivamo. Ogni opera d’arte è un condensato di visione, di conoscenza e affetto. Anzi: l’opera stessa è una “visione”, una prospettiva sulla realtà, che è in grado di abilitare il suo “spettatore” a collocarsi davanti al mondo in un modo nuovo.

Dunque ciascuno di coloro che coordineranno l’Officina sceglierà un’opera d’arte: un quadro, un brano musicale, un testo letterario, un film, una scultura, un’installazione,… un’opera, frutto della creatività e del “genio” umano che, a loro giudizio, è denso di visione. Poi chiameranno altri a dare il loro contributo. Ma che cosa significa dare il proprio contributo?

Cerchiamo di chiarirlo… Facendo BombaCarta abbiamo compreso che l’arte è una “esperienza”, non un “fatto” o un “oggetto” (ob-jectum) che mi sta davanti e che io devo semplicemente “rispettare” come se fosse a me estraneo. Nel momento in cui io vengo a contatto con questo “oggetto”, esso “rischia” di diventare carne della mia carne e ossa delle mie ossa e pupilla del mio occhio. Nel momento in cui io mi ci espongo, quella cosa là diventa parte di me, pur rimanendo se stessa.

Quindi l’esperienza della visione o della lettura entra in contatto con la mia vita e mi fa reagire, commentare, approfondire, persino litigare con me stesso o con l’opera stessa o persino con la vita.

Il punto è che ogni opera entra, più o meno consapevolmente, in dialogo con altre opere che io conosco e che fanno parte di me. Quante poesie hanno generato musica? Quanti quadri hanno ispirato sequenze filmiche? Quanti libri sono stati ispirazione per altri libri o film? E così via…

In realtà la nostra visione del mondo si compone anche della relazione evocativa tra opere d’arte che fanno parte del nostro vissuto. Dunque un’opera ne evoca un’altra. Se ci pensiamo bene l’arte non è una cosa bella nel tempo libero, ma ha inciso segni forti dentro di noi: nella nostra memoria, nella nostra intelligenza, persino nella nostra volontà, forse.

Anzi, di più: l’opera d’arte è quella che è in grado di destare il nostro entusiasmo. Si tratta dell’entusiasmo per qualcosa che un quadro, una poesia, un brano musicale, una statua ha destato dentro di noi. Quando gustiamo un’opera la “afferriamo” per quel che è, ma sentiamo che immediatamente ci sfugge, destando dentro di noi qualcosa di più.

Allora ecco la nostra sfida quest’anno, la sfida dell’esperienza artistica: far emergere il vissuto artistico, l’esperienza d’arte a partire da un singolo capo. Si sceglie un’opera (che non è detto sia un “capolavoro”, anzi…) e a partire da questa ciascuno potrà ricostruire la sua fitta rete di opere conosciute (o partire alla ricerca di echi nuovi) e proporla agli altri.

Un romanzo evocherà un quadro e questo una musica e le opere si interpreteranno meglio tra di loro così come già vivono nella nostra coscienza. Così il migliore interprete di un film forse sarà una sinfonia o un brano jazz, e il migliore interprete di un’opera letteraria sarà un quadro o una scultura. O un’altra opera letteraria, ovviamente, come è sempre stato, come Virgilio può essere considerato il migliore critico di Omero e Dante di Virgilio, ad esempio.

Ecco dunque cosa faremo quest’anno in BombaCarta Roma, e lo proponiamo a tutti. E sarà una cosa molto dinamica, proprio perchè l’opera non verrà intesa nella sua staticità, ma nella sua dinamica, nei suoi effetti e nella storia dei suoi effetti (quella che i filosofi chiamano tecnicamente in tedesco wirkungsgeschichte). L’ermeneutica non è un “passa-tempo”. E’ il tempo della nostra vita

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  1. Annamaria ha detto:

    Mi sembra un bel modo di fare esperienza dell’arte. Sarà possibile conoscere in anticipo l’opera o le opere presentate durante l’officina?

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