A partire da… i bisonti di Altamira

Graffiti di Altamira (bisonti)15.000 anni fa, in una grotta situata a 30 Km da Santander, un uomo (o degli uomini?) ha preso in mano un pezzo di carbone ed ocra o ematite e ha cominciato a fare una cosa che non aveva mai fatto prima, un’azione senza alcuna apparente relazione immediata con i suoi bisogni primari: si è messo a dipingere sul soffitto di un cunicolo lungo duecento metri mammiferi selvatici e mani umane.
E l’ha fatto mettendoci tutta la cura possibile con i mezzi a disposizione: sfruttando i contorni naturali dei muri per dare tridimensionalità ai soggetti; accostando i colori per creare l’effetto del chiaroscuro, ricercando una precisione nelle forme che trascende la rappresentazione simbolica dei diversi animali, utilizzando variazioni di intensità cromatica per dare vita alle muscolature, studiando le posizioni delle singole parti in modo che viste dal basso dessero l’effetto di un armonico insieme. Proporzioni, masse, volumi, rilievi e colori sono sentiti profondamente e fusi in un naturalismo figurativo degno di stare a pari con le grandi espressioni d’arte di ogni epoca. Quell’uomo aveva talento ed era guidato da una ricerca estetica, l’elevata qualità artistica dei dipinti è tale da costare l’accusa di falso – poi confutata – agli scopritori della grotta, nel 1880.

L’espressione umana in forme artistiche è una realtà che è ormai diventata parte del nostro ambiente, ma basta provare ad astrarci dal presente e riportarla alla dimensione archetipica di un inizio – di una prima liberazione della vitalità umana espressa in forme che si presentano come eccentriche alle categorie elementari della sopravvivenza articolata nelle forme materialistiche della ricerca di nutrimento/protezione/ riproduzione – per accorgersi di quanto il gesto dell’artista di Altamira sia stato straordinario. Rivoluzionario, esplosivo. Creativo.
Esercitare la propria immaginazione sui Bisonti di Altamira, è, appunto, come accendersi una sigaretta in un deposito di esplosivi. Ci pensi un secondo e la reazione a catena delle associazioni possibili è già fuori controllo: le prime righe della storia dell’arte, la natura umana, Darwin e l’evoluzionismo, la storia e la preistoria, limiti e valore del concetto di progresso, la bellezza, l’estetica, inconscio collettivo ed individuale, il corpo, l’anima. Tutte queste cose ridotte e chiarificate dentro due domande essenziali: cos’ha fatto quell’uomo nelle grotte di Altamira? E perché?

Queste sono le domande, e son solo 15.000 anni che cerchiamo di rispondere.

Leggi i 12 commenti a questo articolo
  1. andrea monda ha detto:

    Perchè l’uomo di 15.000 anni fa ha dipinto quelle scene sulle pareti della grotta di Altamira?
    Ovviamente non conosco la risposta, ma provo a immaginarla: forse voleva celebrare alcuni fatti e pensava che la sola parola fosse insufficiente:
    il fatto della bellezza della natura; il fatto della pericolosità della natura; il fatto di essere sopravvissuto a tanta bellezza e a tanta pericolosità, di essere tornato a casa sano e salvo… forse la “salvezza”, e la “storia della salvezza” hanno a che fare con quei dipinti. Forse ogni opera d’arte è una storia e racconta una storia, una storia che è storia di salvezza.

  2. Leonardo Barinci ha detto:

    …Penso che il dipinto del bisonte di Altamura sia l’espressione del tentativo dell’uomo di gustare almeno una seconda volta e necessariamente in modo diverso, le emozioni provate durante un’epserienza diretta.
    Immagino i bisonti che corrono impetuosi e l’autore del disegno col batticuore.
    Quell’immagine allora è il mezzo con cui l’autore ricorda il suo batticuore, la scoperta delle emozioni più intense, il fatto di essere vivo, magari ancora vivo…cosa non di poco conto, specialmente 15.000 anni fa.

  3. Leonardo Barinci ha detto:

    La testiera del 1998 trasforma la “i” in “u” e da “Altamira” vien fuori “Altamura” dove probabilmente i bisonti non ci sono mai stati…
    Scusate l’errore.

  4. silvana iuliano ha detto:

    Il “caso” vuole che anche ad Altamura (Puglia) siano presenti graffiti, caratteristici dell’arte del paleolitico superiore (Grotta Romanelli). L’ottima conservazione, la qualità artistica di quelli di Altamira restano, ad ogni modo, tali da meritare alla sala della grotta che li custodisce, l’appellativo di “Cappella Sistina del Paleolitico”. Nè può lasciare indifferenti l’osservazione fatta da Picasso relativamente al loro straordinario messaggio artistico: “Dopo Altamira tutto è decadenza”. Il numero dei soggetti rappresentati sono assai limitati: il bisonte è decisamente, se così si può dire, il più cantato. Se la michelangiolesca Cappella Sistina si fa interprete di una conclamata cultura religiosa, viene spontaneo chiedersi: qual è il riferimento di quella “sapiensiana”? Una risposta immediata rischia di risultare poco esaustiva. La percezione del suo difetto torna immediata anche a chi tenta di darla solo a se stesso. Una confusione di immagini in chiaro scuro affolla il pensiero, impedendo una corretta interpretazione del messaggio. Dando per scontato che a monte non può che esserci uno stato emozionale, una “forte” esperienza, il rischio di ridurli ad un vissuto di vita pratica ingabbia, nei confini ristretti della grotta stessa, quei nostri “più che sensibili” parenti, originali testimoni della rivelazione della storia della provvidezza e della salvezza.

  5. silvana iuliano ha detto:

    Provvidenza, Excusez-moi!

  6. Anonimo ha detto:

    Il caso vuole che si delinei un filo conduttore comune: una tastiera abbastanza difettosa…
    Non credo che l’esperienza pratica ingabbi necessariamente e allo stesso tempo concordo nel pensare che dietro quell’opera d’arte si nasconda una sensibilità molto più raffinata.
    Magari così raffinata che non arriverebbe mai a trascurare di ricordare i danni che comporta un atteggiamento velatamente ostile nei confronti del vissuto di vita pratica come quello che ebbe chi condannò Galileo, senza dubbo un artista della scienza sperimentale e “più che sensibile” originale testimone della rivelazione della storia della Provvidenza e della Salvezza.

  7. silvana iuliano ha detto:

    Gli autori dei Bisonti di Altamira, nella relizzazione delle proprie opere, dovettero far affidamento agli strumenti offerti dalla generosa natura, primi tra tutti l’abilità umana e il beneficio interpretativo della realtà. Considerati i risultati ottenuti, torna facile dedurre che il registro comunicativo più immediato e illuminante resta quello che fece gridare a Maria, la “piccola” figlia di Marcelino Sanz de Sautuola: “Mira los toros!”
    Lo straordinario contributo di Galileo alle conoscenze astronomiche, matematiche e fisiche e le vessazioni di cui fu vittima, sono prova del “chiaro-scuro” nel quale il più delle volte la Verità ama nascondersi lasciando sia il tempo a rendergli ragione e grazia. (Ma, questa, è un’altra storia nella storia della Provvidenza e della Salvezza).

  8. Annamaria ha detto:

    Credo che se un uomo, che 15.000 anni fa vive in una natura con ben altri standard di sicurezza e di comodità dei nostri, sente il bisogno di disegnare quel soggetto, e con quella perizia, è perché obbedisce ad un bisogno espressivo innato. E quel bisogno si chiama “fare arte” e cioè sviluppare in una forma espressiva-comunicativa un nucleo di senso e di signifcato che dentro l’uomo urgono. Si puòpensare alla venerazione, al timore, al ringraziamento, all’ammirazione, al dono. Mille sono le supposizioni che si possono fare pensando al motivo che ha portato quell’uomo a quell’opera. Da questo punto di vista la scelta di questa opera per l’Officina credo sia davvero felice, perché richiama alla mente tutte quelle opere artistiche che scaturiscono da un bisogno vitale di lasciare una traccia di senso per sè e per gli altri. Un bisogno che rimanda ad altro dall’artista stesso anche se a lui profondamente collegato. Ad Altamira nessuno ha commissionato quell’opera al suo autore, nessuno lo ha pagato. L’opera non aveva un prezzo ma aveva un senso. Un senso riconosciuto e apprezzato perché nessuno l’ha cancellata. E questo senso è così potente che tutt’oggi ci lascia quasi senza fiato. Con interrogativi bellissimi dentro.
    Sarà un piacere partecipare a questa Officina :-)

  9. Roberto Di Vito ha detto:

    Perchè l’uomo di 15.000 anni fa ha dipinto quelle scene sulle pareti della grotta di Altamira?
    Io penso di sapere la risposta (scusate la presunzione della mia interpretazione frutto solo d’intuizione.)
    Nasce da un sentimento di paura…di ansia della vita.
    Partendo che l’uomo è un essere pensante che ha una memoria, un linguaggio eccc.
    Per controllare questa paura, e il senso di
    sgomento mentale della vita, disegna delle figure a carattere propiziatorio, nel tentativo di controllare un futuro generatore di ansia e insicurezza.
    Per es. mi viene in mente che dal senso di sgomento e d’impotenza nei confronti della vita nascono anche i Totem e le primitive danze della pioggia, ecc. via via fino alle forme complesse di rappresentazioni religiose che hanno portato alla nascita delle varie arti fino al teatro. (Nel corso del tempo le arti si sono staccate da quella matrice per diventare autonome)
    La mia premmessa che tutto l’arte nasce da un sentimento di paura che viene esorcizzato e mitigato attraverso un avvicinamento al divino.
    Che poi i graffiti siano forme artistiche ancora oggi…quello dipende dalla capacità manuale, razionale del singolo uomo… certo che la motivazione rendeva vivida l’immagine di riferimento nella loro mente.
    Roberto Di Vito

  10. Anonimo ha detto:

    jjjjjjjjj

  11. Anonimo ha detto:

    e’ karino

  12. sara ha detto:

    davvero molto carino st’affare sui bisonti

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