Rhythm and Repose (2012)

“Quando canti con il cuore non ci sono note sbagliate.” Chi ha fatto questa affermazione è Glen Hansard, e nessuno più di lui può dirlo. Lui che abbandonò la scuola per andare a fare il “busker”, ovvero il cantante di strada, per le strade di Dublino. Le ferite e le lacerazioni fisiche impresse nella sua fedele chitarra possono ben rappresentare quelle che ha vissuto lui in quel periodo, la sua immersione nelle miserie e nelle fatiche umane. Dopo molti anni che lo hanno visto leader dei Frames, gruppo rock irlandese, varie vicende della vita lo portano a conoscere la cantante ceca Marketa Irglova. I due nel 2006 hanno girato il film indipendente Once in cui interpretano se stessi e la loro storia d’amore con una delicatezza ed un reciproco rispetto davvero inusuale in questi tempi. Il premio Oscar come migliore colonna sonora darà lorò il successo mondiale, e sarà seguito da tour e album del nuovo gruppo formatosi, gli Swell Season. Dopo due bellissimi dischi, il duo si separa, forse anche per ragioni sentimentali.

Esce in questi giorni Rhythm and Repose, il primo disco da solista di Glen Hansard.

Rhythm and Repose di Glen Hansard

Rhythm and Repose

Ritmo e riposo, l’alternanza di questi due aspetti è ciò che scandisce la vita. È un disco intenso, meditativo; in cui, come suggerisce il titolo, una costante profondità tutta irlandese viene illuminata da rari sprazzi di esplosione. Hansard ci parla dell’amore tra uomo e donna e del desiderio, della tristezza, e della malinconia che ne derivano. Una malinconia che deriva dalla necessità di trovare un tu a cui rivolgersi. Infatti ci parla di uomini che smarriscono la strada, e cercano una via per ritrovarla. Come nella splendida Bird of sorrow:

Hai sprecato più di quanto si possa prendere in prestito,
hai scommesso le tue gioie sul domani
nella speranza che qualcuno ritorni
mentre intorno tutto sta andando a fuoco

Può un amore perso ritrovarsi? Si può ritrovare “un cuore buono” pronto ad amarti nonostante i tuoi sbagli, si chiede il cantante? Nonostante l’incertezza e la paura io rimango qui, risponde, aggrappandomi alla mia piena fede.

In Philander nonostante il difficile rapporto con la persona amata il protagonista dice, quasi come una promessa e una richiesta di redenzione:

And I’m always gonna love you
And I’m never gonna stray

Cercherò di essere migliore, non mi allontanerò più.

Incontriamo anche canzoni più spensierate, come la deliziosa Love don’t leave me waiting, che scorre piacevole come una brezza estiva. Qui la voce di Glen Hansard si fa più delicata, e una azzeccata sezione di fiati contribuisce a fare il resto.
Probabilmente High Hope è la vera perla del disco. Come la definisce l’autore, è una canzone che parla della possibilità nel futuro di incontrare di nuovo una persona persa. Troviamo al suo interno riecheggiare l’evangelico “perdere tutto per guadagnare sè stessi”:

‘Cause I’ve been living in a half-life
Not sure which way to turn. Why must a man
lose everything to find out what he wants

Dal punto di vista musicale, in questa canzone troviamo l’impatto sonoro più forte del disco, in cui la potenza della voce di Glen Hansard si sprigiona come un grido intenso ed espressivo capace di travolgere lo spettatore:

I’m gonna see you there.
There. (After all we’ve seen, we can do anything)
There. (Where the good times come, where we are forever young)
There. (Where the heart is strong, where you come forevermore)
There. (Where we can be. Where we can be natural)
There. (I’m gonna see you there.)

“Dopo tutto quello che ci è capitato, troveremo un posto dove essere per sempre giovani, dove tu arriverai per sempre, dove finalmente potremo essere naturali”. E’ un grido che anela a qualcosa di eterno, richiamando ad una speranza che in tutto il disco non manca mai. La tristezza infatti non cede mai alla disperazione, perchè c’è sempre un punto da cui ripartire, anche nei momenti più tragici. Come avviene in Song of good hope, dedicata ad un amico che non c’è piu.

Starai bene amico, ci sono solo dei fiumi e dei torrenti
tra te e ciò che desideri.
Guarda i segni che ci sono. Capirai cosa significano.
Starai meglio. Solo stammi vicino,
e possa questa canzone di speranza buona accompagnarti attraverso tutto.

“Speranza” sembra essere la parola più ricorrente in tutto il disco. Per questo l’altra faccia della tristezza che ci viene raccontata è la bellezza. Non una qualunque, ma una bellezza durevole ed inossidabile. Il canto di Glen Hansard è un “canto di buona speranza”. Per meno di questo non vale la pena di ascoltare musica.

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