Letteratura e giornalismo

Immagine settimo incaricoDi recente si è sviluppata una discussione, in particolare dentro la mailing list di BombaCarta, sul rapporto tra letteratura e giornalismo (si parlava di Saviano e dintorni). Vexata quaestio. Mi viene in mente la battuta folgorante di Chesterton:

“L’unica scusa valida per fare letteratura è rendere nuove le cose; e la principale iattura del giornalismo è renderle vecchie.”
(da Impressioni Irlandesi). A volte il passaggio dall’una all’altra categoria è più dolce di quello che si possa immaginare. A tal proposito colgo quest’occasione per “girare” la recensione che una giornalista, Donatella Cerboni, vecchia amica di BC, ha dedicato all’opera letteraria di un’altra giornalista, Diletta Nicastro, che con la sua tesi “Gianluca Vialli, un eroe moderno veicolato dai mass media”,  ha vinto nel 2000 il Premio di Laura Stefano Benetton come miglior tesi sportiva dell’anno.

Si tratta non di un libro ma di una saga, una serie di romanzi che va sotto il nome de “Il Mondo di Mauro & Lisi”, nata nel 2007 e incentrata intorno alla storia di due fratelli: Mauro Cavalieri, il maggiore, ispettore dell’Unesco ai suoi primi incarichi, ed Elisabetta (detta Lisi), che con la sua spontaneità, profondo intuito e tenacia, diverrà di incarico in incarico l’insostituibile compagna d’avventure. Presto la coppia di investigatori in missione per preservare i siti protetti del patrimonio dell’Unesco- dalla fortezza medievale del Gran Ducato di Lussemburgo al Selciato del Gigante in Irlanda, per citarne alcuni – diventa un trio quando all’improvviso le loro vite si incrociano con quella dell’irlandese Kieran Moynihan, alla ricerca della sua storica armatura di famiglia. Il loro primo incontro avviene dentro alle Casemates (sotto alla fortezza di Lussemburgo), quando Lisi era convinta che Kieran fosse un membro della banda di Philippe Dillemann: all’inizio Kieran si diverte a stare al gioco, quasi in una sorta di sfida per provare il suo coraggio, ed infine si presenta.

Il recente settimo incarico “ll Complotto di Roma”, uscito a febbraio 2013 ed incentrato sul patrimonio Unesco di Roma e Città del Vaticano, inizia con il ritrovamento da parte di Lisi di alcuni indizi su un caso giudiziario non ancora risolto a cui lavorava suo padre Ruggero presso lo studio De Cario (i cui semi si ritrovano già nel racconto “La vigna del drago” nella raccolta di prequel “Verso Roma”), e porterà i due fratelli Cavalieri a confrontarsi con le proprie radici familiari e con tematiche per noi attuali quali il mondo poco conosciuto delle guardie svizzere, le missioni cristiane che giornalmente si spendono per il bene della gente locale (con un’interessante finestra aperta sul Mali, in cui si combatte con i propri fantasmi interiori e la minaccia reale dello sfruttamento dei bambini soldato), le indagini dell’MI6 viste anche dal punto di vista dei contrastanti sentimenti che ne animano le scelte e lo stile, la riconciliazione con paure del proprio passato e il coraggio di afferrare il testimone lasciato da chi ci ha preceduto nel cammino. Riportiamo a tal proposito un piccolo estratto da uno dei primi capitoli del romanzo:

<“La persona che stavo aspettando?” domandò confuso il vecchio frate. Aveva capelli bianchi come la neve ed occhi azzurri come l’acquamarina. [..] “Mi parli, mi dica qualcosa!”, Mauro lo raggiunse. [..] Aveva iniziato a prendere cucchiai svogliati dello stufato, più per dimostrare quello che non era che per assaporare realmente la cucina del frate. Poi piano piano lo stomaco aveva accolto quel cibo caldo e ne aveva preteso sempre di più. [..] Mauro d’altro canto non aveva aggiunto una parola da quel “Cosa devo fare?” . Perché sapeva che il sacerdote aveva ragione. Ma quel pasto caldo, non sapeva ancora come, lo stava rilassando. Stava allontanando la sua prima reazione di furia ed improvvisamente iniziava a ragionare con maggiore lucidità. [..]. “Se vuoi sentire la mia storia devi esserne pronto a subirne le conseguenze”, iniziò fra’ Firmino all’improvviso..>

Lasciamo dunque che sia il testo stesso a regalarci due chiavi per iniziare ad aprire le serrature di questo mondo che aspetta di essere scoperto. La prima è dedicata a Lisi Cavalieri ed è tratta dal Quarto Incarico, che ha per sfondo la “madre” di tutti gli Orti Botanici del mondo, quello di Padova, pensato nel 1545 come “horto medicinale”, e come centro di fitti scambi di relazioni internazionali, che permisero l’introduzione in Italia di piante esotiche come la famosa “Palma di Goethe” (tanto inneggiata dall’omonimo drammaturgo tedesco) e i Lillà, che muovono gli animi dei suoi protagonisti verso una ricerca che permetterà’ di intrecciare le loro vite con quelle di due giovani vissuti durante la prima guerra mondiale, Isabella e Rodolfo. Ciò che mi colpisce nel rapporto di questi due giovani di inizio novecento – che all’inizio sembrano appartenere ad un’epoca così diversa dalla nostra – è la loro capacità di donarsi l’uno all’altra, mettendo a nudo la ricchezza del loro mondo interiore e del loro amore, tramite lo scambio di una preziosa corrispondenza cartacea, da cui emerge un grande interesse per il mondo della botanica e dei fiori (ognuno dei quali nasconde un linguaggio e significato segreto, dal Crocus che simboleggia la spensieratezza giovanile alla Dulcamara, che nell’alfabeto dei fiori rappresenta la ricerca della Verità’), e la capacità di costruire una relazione che va al di là delle barriere rappresentate dal trovarsi schierati su due fronti diversi (in questo caso quello italiano e quello austriaco).

Ne emerge il ritratto di una ragazza che – partita come una studentessa al primo anno di università per ritrovarsi una donna dalla sensibilità e forza d’animo paragonabile al personaggio di Jo’ March in “Piccole donne crescono” – sa agire mettendosi in contatto con i suoi sentimenti e trovando uno speciale filo rosso che ricostruisce gli eventi e mostra che il vero tesoro da preservare nel patrimonio artistico, culturale e naturalistico che ci appartiene come uomini non è la ricchezza materiale, ma il desiderio di custodire i sogni e il messaggio di bellezza di chi l’ha costruito e voluto tramandare fino a noi. Mauro invece possiede un senso del dovere e della responsabilità più’ forti, che gli derivano dal sentirsi “custode” di Lisi dopo la morte prematura dei genitori, entrambi amanti della ricerca del bene (come il papà, avvocato romano). Il suo grande senso di giustizia e ricerca della verità sono la motivazione che lo spinge a non fermarsi alle apparenze e alle etichette, per andare a scavare nell’animo delle persone che ha di fronte, riuscendo a svelarne l’integrità e la dignità celate agli sguardi dei potenti. Ma lasciamo che sia uno dei personaggi del quinto libro della saga, Maarja Tender, a tratteggiarci alcune ulteriori sfumature del fratello maggiore di Lisi:

Se aveva compreso bene l’acume di quell’uomo, lui avrebbe capito. Faceva bene a fidarsi di lui ? Aveva ancora una carta da giocare..Mauro Cavalieri..quell’uomo l’avrebbe aiutata. Quell’uomo così insolito. Capace di vedere il bene anche dove c’era solo il male..” (da “I segreti di Tallinn”)

Infine, ciò che mi piace del messaggio che traspare da questi libri è il senso di coesione e solidarietà’ profonda che si avverte tra i membri della squadra che di volta in volta si forma per portare alla luce misteri, tesori, segreti di famiglia celati dietro ai monumenti coinvolti, in un incalzare di eventi e trame che a tratti e nello stile mi ricorda le atmosfere dei romanzi di Agata Christie, che anche io tanto amo (ed ho conosciuto nella mia adolescenza grazie ai consigli di mia mamma). Per citarne un esempio, mi ha emozionato la discesa nel mondo ctonio nei sentieri della montagna di Rappenlochschlucht – situata vicino alla cittadina austriaca di Dornbirn – di cui riporto un’immagine per me evocativa, che mi richiama alla mente la descrizione tolkeniana della tana di Shelob:

La via era disegnata da scale di legno e sentieri scavati nella roccia, ponti roboanti e banchine sospese. Un viottolo fiancheggiava il ruscello sulla sinistra, per poi arrampicarsi tra cascate ed insenature”. (da “I segreti di Tallinn”).

Non mi resta che ringraziare e augurarvi una buona lettura!

Donatella Cerboni

 

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