C’è nell’intimità degli uomini un confine

landscapes-winter-snow-game-of-thrones-a-song-of-ice-and-fire-tv-series-the-wall-1920x1080-wallpa_wallpaperswa.com_11Esiste un gioco tipico delle riviste di enigmistica in cui, data un’immagine, occorre individuare l’elemento dissonante rispetto agli altri. Il gioco è conosciuto come ‘trova l’intruso’ e la sua versione più nobile prevede che in una serie di numeri o in un insieme di figure geometriche siano rintracciati il numero o la figura che non hanno legami con gli altri.

Esiste in Westeros, il continente più importante nella serie fantasy Game of Thrones, una muraglia di ghiaccio, chiamata semplicemente la ‘Barriera’, che, similmente al Vallo di Adriano, divide il Sud ‘civilizzato’ dal Nord ‘barbarico’. Oltre questo confine si trovano i Bruti, ossia le popolazioni prive di leggi scritte che vivono di saccheggi e caccia, e gli Estranei, creature non umane dalla pelle bianca e gli occhi azzurri, che comandano un esercito di non-morti. La Barriera è controllata dai Guardiani della Notte, che hanno fatto voto di proteggere il Sud dalle minacce celate oltre la muraglia di ghiaccio. In un determinato momento della serie, di fronte al più grave pericolo rappresentato dagli Estranei, alcuni Guardiani della Notte propongono un’alleanza umana con i Bruti, offrendo a queste popolazioni un passaggio sicuro verso Sud. Altri Guardiani, tuttavia, si oppongono a una tale scelta, considerando i Bruti come degli intrusi. Le due visioni sono esemplificative di due distinti modi di intendere il confine. Nel primo caso, il confine è quello dettato dalla natura, che separa ciò che è umano da ciò che non lo è. Nel secondo, il confine è quello politico, una ‘Barriera’ eretta a dividere i popoli. Chi supera il confine viene immediatamente percepito come elemento diverso, dissonante; da ‘estraneo’ diventa un ‘intruso’ da trovare e, talvolta, espungere.


La storia dell’umanità è storia di confini, tracciati, varcati, poi tracciati nuovamente. Roma nasce da un solco violato; una delle sette meraviglie del mondo non è altro che un confine lungo oltre ottomila chilometri; un muro ben più breve ha separato la Terra a metà per mezzo secolo. Scrive Hermann Hesse: “Ben presto è nata in me una diffidenza verso i confini e un amore profondo, spesso appassionato, per quei beni umani che per loro natura stanno al di là dei confini. Col passare degli anni mi sono sentito ineluttabilmente spinto ad apprezzare maggiormente ciò che unisce uomini e nazioni piuttosto che ciò che li divide”.

Eppure c’è qualcosa che non convince in questa visione. Contrariamente ad Hesse, nei miei viaggi, ho sempre cercato di osservare le differenze, di scoprire cosa appartenesse a quei popoli che io non avevo, cosa ci consentisse di dirci vicendevolmente unici. D’altro canto il più rilevante abbattimento delle frontiere che la Storia ricordi, ossia quello previsto nell’aquis di Schengen, non è avvenuto in nome di una uguaglianza di popoli ma in ossequio ai principi propri del liberismo. L’uguaglianza ha trovato la sua realizzazione più compiuta nel principio della libera circolazione delle merci, nell’unità di moneta, nel grande spirito identitario europeo, determinato dalla circostanza di essere in primo luogo consumatori e solo eventualmente individui. Pur tuttavia siamo e restiamo, prima di ogni altra cosa, individui e come tali siamo limitati, confinati all’interno del nostro corpo, della nostra identità.

Nella sua scarna formulazione il confine per eccellenza è costituito proprio dal principio di identità A=A, e dal suo inevitabile corollario A non è non-A. Con maggiore lirismo la poetessa russa Anna Andreevna Achmatova afferma: “c’è nell’intimità degli uomini un confine”. Il confine primo è, infatti, proprio l’uomo, il singolo individuo, che si differenzia rispetto all’Altro-da-sé, trovando quindi la propria identità. “ΓΝΩΘΙ ΣΑΥΤΟΝ” predica la massima iscritta nel tempio di Apollo a Delfi, ed è un invito a riconoscere la propria limitatezza. Conoscere se stessi, e quindi esplorare il proprio confine, è l’unica via per ri-conoscere l’Altro nella relazione. Tracciare un confine è l’unica via per superarlo.

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  1. Andrea Ripandelli ha detto:

    “Miserere Domini quia pauper sum et unicus”…pietà Signore perchè sono poca cosa ma……UNICUS!!! Mi è sempre piaciuto questo Salmo e mi rifaccio al meraviglioso concetto di Unicità citato anche nell’interessante scritto. E’il fatto che siamo tutti modelli unici irripetibili che desta in me ancora stupore e fascino, 7 miliardi di esseri umani, 7 miliardi di modelli unici…che grandioso esempio di creatività; ed è proprio in virtù di quell’unicità che esiste il “confine” che non è necessariamente divisione/separazione ma piuttosto limite, un limite affascinante perchè segna l’orizzonte della scoperta dell’altro e di noi stessi. Un orizzonte sempre estendibile e dunque sempre nuovo che è il fascino di una conoscenza che non ha mai fine. E’ l’approccio alla conoscenza di Dio e dell’Assoluto….ogni volta che si fa un passo nella Sua direzione Lui si ritrae dello stesso passo per costringerti a proseguire. Allora si che il confine è benedetto. In questo nostro mondo abbiamo invece cercato in tutti i modi di dimenticare la nostra unicità sopprimendo la creatività dell’uomo che non ne è altro che l’espressione.
    Un uomo (è una storia vera) si reca in un mercato in una piazza di una piccola città in Messico e viene attratto da un artigiano che vendeva delle sedie tutte variopinte in modo diverso con splendenti colori tipici di quel Paese. Chiede all’artigiano il costo della singola sedia. “20 pesos Senor”
    “Bene vorrei 6 sedie tutte identiche a questa qui. Ti offro 100 pesos!”
    “No Senor 6 sedie 160”
    “Ma scusa una sedia 20 pesos, 6 sedie ti offro 100 quando hai mai visto 100 pesos tutti insieme!!”
    “No senor 160!”
    Inizia così una contrattazione che non smuove nessuno dei due, finche il signore irritato se ne va. Dopo un po torna: “Guarda io non volgio comprarti più le sedie ma toglimi una curiostà. Tu chiedevi 20 pesos per una sedia, perciò 6 sedie sono semmai 120 pesos perche hai insistito a volerne 160?!?”
    “Mi scusi Senor ma lei mi ha chiesto di farne 6 tutte uguali? e chi mi paga il terribile aburrimiento?”
    L’ispirazione è uno dei sintomi della nostra unicità, è personale; la creatività ne è l’espressione; i confini fanno partre della natura.

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