Il visionario, ovvero colui che sa annusare l’aria

Il vero viaggio di scoperta non consiste nello scoprire nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi scriveva Marcel Proust.

Ma cosa significa, nel concreto, avere nuovi occhi?

Se nelle precedenti officine abbiamo indagato l’eccedenza della realtà, il filo conduttore di quest’anno, attraverso le metafore del confine, del potere e della follia, in questo mese di gennaio ci interrogheremo sulla visione, e più precisamente sulla figura del visionario.

Colombo seguiva i venti e leggeva le stelle. Voleva arrivare nelle Indie e invece scoprì l’America. Galileo contava i monti della luna col cannocchiale da lui stesso perfezionato. Questo gli permise di elaborare il metodo scientifico, grazie al quale trovò prove a sostegno della teoria copernicana e aprì una nuova era per la scienza. George Méliès incantava il pubblico parigino con trucchi di magia. Combinandoli col meccanismo della cinepresa, inventò il cinema. Steve Jobs vendette la sua auto per finanziare i primi prototipi Apple. Ha rivoluzionato l’informatica.

Tutti i personaggi qui elencati, e molti altri ancora, hanno avuto il coraggio di seguire qualcosa che per loro era evidente, anche se per i loro contemporanei non era così. Si sono dovuti battere per andare in fondo a ciò che solo loro vedevano, per far diventare realtà le proprie visioni, anche a costo di grande sofferenza. Il visionario è quindi colui che vede una realtà possibile e sa anche che spetta a lui realizzarla (o portarla alla luce), perché non ci sarà chi lo farà al suo posto.

E sa anche che sarà lui a dover proporre la sua visione agli altri che, ciechi, ancora non vedono. Ancora. Poi vedranno.

Si pone quindi l’esigenza che gli altri accettino queste visioni, si fidino della novità che il visionario sta portando, perché egli non è il genio che può vivere da solo con le sue idee e soprattutto perché ció che vede non può restare a lungo nascosto. Potremmo dire che il visionario ha capacità generativa: se la visione viene accolta, può portare frutti a beneficio della collettività.

Infine, se ci soffermiamo sulla dinamica interiore del visionario, notiamo che essa è tanto più simile ad un processo di logica induttiva piuttosto che deduttiva. Egli vede il tutto prima ancora delle singole parti, le connessioni già presenti nell’intero.

Considerando questo aspetto, i visionari sono anche dei creativi, ovvero dotati di una capacità creativa combinatoria, che permette loro di vedere le cose collegate tra loro da fili invisibili.

Il 19 gennaio proveremo a capire insieme se e come sia possibile avere nuovi occhi e vedere altre cose, indossando per un giorno gli occhiali del visionario.

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