Opportunità o senza pensieri?

Dall’editoriale di questo mese scaturisce una messe di riflessioni; per me emerge con forza la parola responsabilità. Ancor più della parola potere/poteri.

Il termine responsabilità deriva dal latino respònsus, il participio passato del verbo respòndere.

Rispondere non solo nel senso di dare un riscontro, una risposta, ma anche dell’impegno che ci si prende nel dare seguito alle nostre azioni o nel prevedere le conseguenze che possono derivare.

L’Officina si presenta decisamente interessante e, da lontano spettatore, provo a condividere qui alcuni spunti che proprio l’editoriale mi ha regalato: da un lato la responsabilità come opportunità e dall’altro la responsabilità come qualcosa che si può anche evitare.

Morgan Freeman, che in “Un’impresa da Dio” veste appunto i panni di Dio, cerca di spiegare il significato dell’arca di Noè.

Alla moglie dell’uomo che lui stesso ha incaricato di costruire una novella arca, Dio/Freeman mostra che la risposta (responsum) ad una richiesta non è sempre l’esaudimento del desiderio, ma può più spesso essere un’opportunità.

Ovvero quell’insieme di situazioni favorevoli a far sì che un’azione si compia. Ma perché questo accada serve una predisposizione: a cogliere le opportunità, a riconoscerle e ad essere pronti a quel cambiamento che ogni vicenda necessariamente impone.

Non esattamente come accade al giovane Simba: nessuna regola, nessuna responsabilità. Nessuna preoccupazione.

“Il Re Leone” offre nella sua clip più famosa e nel motto “hakuna matata” una serie di letture alternative al concetto di responsabilità. Quel senza pensieri, quella mancanza di presa di coscienza, quella sorta di indolenza, apatia risuonano efficaci nell’orientamento metodologico che prevede che il passato vada lasciato alle spalle e che si debbano voltare le spalle al mondo che le volta a noi. Ma, nonostante tutto, nonostante questo non sia l’insegnamento che Simba ha ricevuto, non riusciamo ad essere ostili verso il modus vivendi di chi proclama “chi vorrà vivrà in libertà”.

E qui si innestano almeno altri due enormi concetti legati al tema “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”: la libertà e la volontà. Nel senso che non esiste libertà senza responsabilità. E non esiste una vita libera se davvero non la si vuole.

Per riconnettermi con la figura dell’eroe egregiamente delineata nell’editoriale, il rimando immediato è al film “Gli Incredibili 2”: la famiglia di supereroi che fa contatto con il fallimento e che, dal fallimento, trova gli elementi per mettere in atto quella resilienza che richiede inevitabilmente un’assunzione di responsabilità.

Essere eroi (uomini, magari) forse significa anche essere responsabilmente liberi di scegliere. E volere il cambiamento. O no?

 

 

 

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