Fare a Mano

Nel film Bianco, Rosso e Verdone il protagonista – Mimmo – si trova a dover fare un’iniezione all’anziana nonna. Essendo in viaggio, si fermano lungo la strada. Mimmo è in evidente difficoltà, ma fortunatamente gli arriva in soccorso un burbero camionista che afferma di essere perfettamente in grado di fare la puntura alla nonna. Mimmo non si fida, ma alla fine cede la siringa e il camionista esegue l’operazione senza che la vecchietta se ne accorga. A questo punto, pronuncia la celebre frase: 

‘Sta mano po esse fero e po esse piuma. Oggi è stata piuma.

Strano ma vero, proprio questo aforisma riassume un aspetto fondamentale del tema di questo mese. Le nostre mani, come ogni strumento, possono essere utilizzate in modo positivo o negativo, distruttivo o creativo, a seconda della nostra volontà. Se applichiamo questo concetto al tema dell’anno — “La trama del Mondo” — pensiamo alla mano come strumento in grado di fare o disfare trame, intrecci, nodi. Da questo punto di vista, l’immagine più chiara a cui possiamo fare riferimento è quella delle Moire: Cloto, Lachesi e Atropo hanno nelle loro mani il filo della vita e lo tessono fino al momento della morte, quando Atropo giunge a tagliarlo.

Le Tre Parche di Bernardo Strozzi

Se questo potere nella mitologia è assegnato a delle divinità che, in quanto tali, dispongono del destino degli uomini, in Psycho di Robert Bloch una mano umana arriva improvvisamente a recidere il filo della giovane vita di Marion Crane:

Mary iniziò ad urlare e in quel momento la tenda della doccia si aprì ancor di più e una mano apparve, tenendo un coltello da macellaio. Era il coltello che, un momento dopo, avrebbe mozzato il suo urlo. 

E la sua testa.

La mano armata del protagonista di Psycho, è la diretta conseguenza della sua volontà omicida, compie l’atto violento senza alcuna pietà e di certo non è una mano-piuma. Si prende, insomma, il potere di decidere la fine di una storia, quella della povera Mary.

Tuttavia, non sempre una mano “armata” — o dotata di punta e taglio — è una mano malvagia. In Edward mani di forbice il protagonista si trova ad affrontare la condizione di essere potenzialmente letale, a causa delle lame che ha al posto delle mani. Per quanto questo renda complesso il suo inserimento nella società, arriva un momento in cui Edward supera la sua paura di ferire gli altri e decide di usare in modo più creativo gli strumenti che ha a disposizione: inizia a potare siepi dandogli le forme più svariate, per poi passare alla toeletta per cani e infine ad originali tagli di capelli. Edward sceglie il creare come modo di stringere legami e usa il particolare tipo di mani che gli è stato dato, per cambiare la narrazione di sé.

Nella Cappella Sistina, Michelangelo rappresenta il più alto esempio di creazione, quello di Dio nei confronti di Adamo, proprio attraverso lo sfiorarsi delle loro dita. Ciò che questa immagine immortala, però, è anche il complesso rapporto tra creatore e creatura: infatti, se da una parte Dio tende verso ciò che ha creato, dall’altra sembra allontanarsene.

La scena testimonia il profondo legame tra i due, ma anche lo spazio che li divide; sebbene creatura e creatore tenderanno sempre l’uno verso l’altro, una volta completata la creazione, i due saranno irrimediabilmente entità distinte.

Pensando, invece, al processo creativo, è argomento di discussione quanto la mano dell’artista sia guidata da altro, dall’ispirazione — anche divina, come nel caso delle Muse — e quanto, invece, sia frutto delle capacità, del mestiere di chi crea. Le due versioni di San Matteo e l’Angelo di Caravaggio rappresentano perfettamente la questione: inizialmente, Caravaggio aveva posizionato l’angelo al fianco dell’evangelista, addirittura nell’atto di tenere nella sua mano quella dell’uomo, per guidarlo nella scrittura. Tale versione venne rifiutata dal committente e Caravaggio dovette realizzarne un’altra in cui l’angelo, non più al fianco di Matteo, ma sopra di lui, gli suggerisce dall’alto le parole divine.

Il motivo del rifiuto della prima versione risiedeva in questioni teologiche, ma guardando queste due immagini possiamo comunque domandarci: cosa ispira la nostra mano?

È forse ciò che ci è più vicino? Oppure la nostra creatività arriva da lontano?

Greta Giglio e Margherita Morelli

Lascia un commento a questo articolo