There will never be silence. Così scriveva John Cage in una lettera datata 1954. Per il compositore americano, autore del noto brano 4’33”, non era un’affermazione che poteva destare sospetti.
Nell’estate del 1952 David Tudor, sul palco del Maverick Concert Hall a Woodstock, New York, interpretò il cosiddetto pezzo silenzioso di Cage: tre movimenti durante i quali all’esecutore è richiesto di non produrre intenzionalmente alcun rumore, il tutto per la durata di quattro minuti e trentatré secondi. Un modo di fare musica che potremmo definire destrutturato: via l’attenzione dall’esecutore e spazio ai rumori dell’ambiente circostante. Nel corso della sua vita Cage ebbe modo di sottolineare il fatto che questa sua opera, più che creare una sorta di shock nel pubblico aveva, nelle sue intenzioni, lo scopo di metterlo in sintonia con il silenzio, pensato come una struttura all’interno del contesto musicale.