Qualcosa di nascosto – Il segreto

Quando il signor G., prefetto della polizia di Parigi, entra nello studio di Dupin, l’investigatore ideato da Edgar Allan Poe, ha da sottoporgli una questione di massima segretezza. Afferma:

ve lo dirò in poche parole, ma prima di cominciare debbo avvertirvi che si tratta di cosa segretissima, e che perderei probabilmente il posto, se si venisse a sapere che l’ho confidata a qualcuno.

Una certa persona, la cui identità deve rimanere ignota, è stata derubata di una lettera dal ministro D. (“che osa tutto”), il cui contenuto, se svelato, sarebbe fonte di grande imbarazzo, o addirittura di rovina, per una “persona di altissimo grado”, di cui “si metterebbe in dubbio l’onore”. Chi ha trafugato la lettera adesso la detiene, nascosta, nella propria abitazione e la utilizza come mezzo di esercizio di potere sull’illustre persona. La lettera è certamente celata nella dimora del ministro, eppure nonostante gli operosi tentativi del prefetto G., non si è stati in grado di trovarla, né nel doppio fondo di un cassetto, né nelle cavità delle zampe delle sedie o dei mobili, né nei letti, nel cortinaggio, nelle tende, nei tappeti…

Tutta la vicenda è, per il lettore, offuscata dal mistero: misteriose sono le identità dei personaggi coinvolti, misterioso il contenuto della lettera, misteriosa la sua collocazione. Eppure, al contempo, tutto sembra estremamente chiaro: certamente la missiva è di natura amorosa e rivelatrice, dunque, di un sentimento coltivato tra una nobildonna e il gentiluomo derubato. E se la detenzione della lettera consente a un ministro di esercitare ancora più potere di quanto normalmente non ne abbia è segno inequivocabile che la dama in questione deve appartenere alla più alta aristocrazia, se non addirittura identificarsi nella regina di Francia. Tutto è segreto, ma tutto è rivelato, sin dalle prime righe del racconto.

Leggi il resto »

BombaCalendario

Officina di espressioni creative
Sabato 22 febbraio: ore 15.00-18.00
Via di Porta Pinciana, n. 1 (Roma)
Tema dell’anno: Cercare l’invisibile
Laboratorio di lettura O’Connor
Giovedì 23 gennaio: ore 19.00-20.30

Seguici su

[Report] Officina di dicembre 2024

L’indagine intorno all’invisibile prosegue addentrandosi nella profondità dell’individuo, fino a toccare l’elemento immateriale per eccellenza: l’anima. Che sia intesa come essenza metafisica di una personalità, come spirito, come motore dell’azione, come espressione di sentimenti ed emozioni, l’anima rimane misteriosa e di difficile intellegibilità. Per tale ragione ogni discorso sull’anima richiederebbe cautela, premesse, distinguo. Sarebbe forse necessario un inquadramento filosofico e teologico, comunque condannato a lasciare nell’interlocutore una sensazione di incompletezza e insoddisfazione.

Pertanto, l’Officina si è svolta con un approccio completamente differente, secondo lo stile che caratterizza, ormai da anni, gli incontri di BombaCarta. I singoli interventi hanno dunque preso di petto l’argomento, cercando di svolgere, di volta in volta, una riflessione personale su quel che un tema così grande come l’anima trasmette a ciascuno di noi, lasciandoci ispirare, come sempre, dall’esperienza artistica e creativa.

[Continua »]

[Report] Officina di novembre 2024

Nell’ambito della ricerca dell’invisibile, l’Officina di novembre è dedicata al tema del silenzio, che è stato indagato nelle sue molteplici accezioni e sfumature. Il silenzio può essere, infatti, inteso, di volta in volta e a seconda del contesto, come sinonimo di vuoto o di raccoglimento, come frutto di altrui imposizione o di personale ricerca, come sintomo di imbarazzo o di complicità, come momento temuto o anelato. Quel che appare comune alle differenti ipotesi è la percezione che raramente si possa parlare di “silenzio assoluto”, ossia, da un lato, che il mondo non è quasi mai completamente in silenzio, e, dall’altro, che il silenzio quasi sempre si configura quale autentico mezzo di comunicazione.

[Continua »]

Cercare l’invisibile – L’anima

Vinceremo perché siamo più profondi

Chissà cosa intendeva colui o colei che ha scritto questa frase sul muro di un palazzo a Torpignattara. Soprattutto da dove attingiamo la nostra “profondità”?

Nel nostro percorso di ricerca dell’invisibile è inevitabile confrontarsi con ciò che ci abita, in un posto non definito – o per qualcuno lo è? -, che abbiamo dentro, che ci caratterizza e che non percepiamo con i nostri sensi. 

La nostra anima.

L’etimologia della parola si connette con il greco ànemos, “soffio”, “vento”, che ce ne dà una concezione e sensazione ancora più sfuggevole ed inconsistente, ma allo stesso tempo di qualcosa di cui si sente l’effetto, la presenza.

Esiste un’altra parola greca che fa riferimento all’anima emozionale, θυμός – thumos – che si lega fisicamente al respiro o al sangue e che ha sede nel petto. Omero nei suoi canti la utilizza anche per esprimere le emozioni, i desideri e il coraggio degli eroi greci.

Nell’anima quindi risiede qualcosa che ci spinge, che ci mette in movimento, che ci agita, che ci manda avanti. Trascendendo dalla fisicità, l’anima rappresenta la nostra parte spirituale.

[Continua »]

[Report] Officina di ottobre 2024

Con l’Officina di ottobre principia il nuovo anno delle Officine di BombaCarta, dedicate al tema della ricerca dell’invisibile, cioè di quelle cose sottratte alla vista, ora perché troppo lontane ora perché troppo vicine, ora perché strutturalmente immateriali ora perché nascoste. “Cercare l’invisibile” significa cercare quello che, pur non vedendolo, sappiamo che c’è. Il tema dell’Officina di ottobre coincide con quello dell’anno e ne costituisce sostanziale introduzione.

Greta

Per iniziare a parlare delle cose invisibili Greta ha portato una pagina da La settimana enigmistica intitolata L’uomo invisibile: nell’immagine di un cantiere al lavoro ognuno doveva cercare quell’indizio che svelava la presenza di Astolfo, l’uomo invisibile. Ci siamo fatti aiutare dalla vista e dalla logica.

Abbiamo lasciato più spazio alla fantasia con una citazione di Ray Bradbury, da Cronache marziane: lo scrittore descrive il Tempo che scorre immaginando quale odore, suono, aspetto e consistenza esso possa avere.

[Continua »]

Cercare l’invisibile – Il silenzio

MoMa, 2013

There will never be silence. Così scriveva John Cage in una lettera datata 1954. Per il compositore americano, autore del noto brano 4’33”, non era un’affermazione che poteva destare sospetti.

Nell’estate del 1952 David Tudor, sul palco del Maverick Concert Hall a Woodstock, New York, interpretò il cosiddetto pezzo silenzioso di Cage: tre movimenti durante i quali all’esecutore è richiesto di non produrre intenzionalmente alcun rumore, il tutto per la durata di quattro minuti e trentatré secondi. Un modo di fare musica che potremmo definire destrutturato: via l’attenzione dall’esecutore e spazio ai rumori dell’ambiente circostante. Nel corso della sua vita Cage ebbe modo di sottolineare il fatto che questa sua opera, più che creare una sorta di shock nel pubblico aveva, nelle sue intenzioni, lo scopo di metterlo in sintonia con il silenzio, pensato come una struttura all’interno del contesto musicale.

[Continua »]


Cercare l’invisibile

Quante cose invisibili ci passano davanti gli occhi tutti i giorni? L’essere umano è da sempre consapevole dell’esistenza di cose che sfuggono ai suoi sensi, e che tuttavia determinano aspetti fondamentali della sua vita. Ogni civiltà esistita ha trovato modi diversi per cercare di decodificare queste cose invisibili, dando loro molti nomi: divinità, destino, fato, karma, magia, anima, psiche, etere, tempo…

Nonostante questi tentativi, l’invisibile non è stato ancora afferrato e ogni volta che ci imbattiamo in esso siamo costretti a fare i conti con i nostri limiti, a ripensare i nostri schemi e le nostre abitudini. L’invisibile non si concede facilmente, e bisogna soffermarsi sulle cose per poterlo cogliere.

Uno che ha molto a che fare con le cose invisibili è il fotografo. Non a caso l’ispirazione che ci ha spinti a scegliere questo tema dell’anno proviene da una Storia della fotografia:

Il fatto è che la speranza profonda […] è di rendere fotograficamente visibile tutto ciò che sfugge, tutto ciò che è al di là della visione naturale: ciò che è troppo vicino o troppo lontano, ciò che è nascosto nelle pieghe del corpo, ciò che è trasparente, ciò che scompare — e perfino l’anima.

[Continua »]