L’ombra

“Ferma! Non muoverti! Non muovere un muscolo, resta ferma dove sei. Riconoscerei questa sagoma dovunque… Mary Poppins!”.

In questa scena dell’iconico film Mary Poppins, Walt Disney ci dimostra che si può conoscere così bene una persona tanto da poterla identificare dall’ombra che proietta, proprio come fa lo spazzacamino Bert quando quella di Mary Poppins si incastra in uno dei suoi disegni sul marciapiede.

Tuttavia, tranne in particolari casi specifici dove i soggetti sono famosi, riconoscere un’ombra non sempre è così semplice.

1. Ombra come estensione del corpo

Ferma, ti voglio fare, amore,
una lezione di filosofia d’amore.
Tre ore abbiamo passeggiato
e per l’intero tratto due ombre,
che da noi stessi si fanno,
ci hanno accompagnato.
Ma ora che il sole è a perpendicolo sul capo
su quelle ombre teniamo i nostri passi,
e le cose risultano in strenua chiarità.
Così mentre cresceva il nostro amore infante,
da noi, dai nostri affanni, le ombre fluivano
e gli inganni; ma non è più ora così.

Non ha raggiunto il grado supremo
un amore tutto attento a non essere veduto.

Fermiamo il nostro amore a questo mezzogiorno,
o altre ombre opposte noi faremo;
e se le prime furono per accecare gli altri,
queste che si faranno, agendo su di noi,
i nostri stessi occhi renderanno ciechi.
Se il nostro amore declina, se a ovest
trova tramonto, io a te, tu a me,
ingannevoli, il nostro agire occulteremo.
Si dissolvono le ombre del mattino,
ma queste si allungano per il giorno intero.
L’amore che svanisce, oh è un breve giorno!

È luce stabile, ferma l’amore, o luce che cresce.
È notte il primo attimo dopo mezzogiorno.

Nella sua poesia Lezione sull’ombra, John Donne ci racconta quanto sia mutabile la natura dell’ombra. In base alla posizione della luce, le ombre possono allungarsi, rimpicciolirsi, correre lungo i muri o ricadere sui corpi stessi, diventandone una naturale estensione bidimensionale in grado di fondersi – e nascondersi – con quelle del mondo circostante ed è addirittura in grado di sparire se posta con una particolare inclinazione.

2. Ombra e proprietà

Ma se l’ombra è nostra, possiamo venderla?

In Storia straordinaria di Peter Schlemihl di Adelbert von Chamisso, il povero Peter Schlemihl incontra durante un ricevimento un uomo vestito di grigio che gli fa una bizzarra ed allettante proposta:

«Durante il breve tempo nel quale ho goduto della fortuna di trovarmi accanto a lei, ho avuto modo, mi permetta di dirlo, di osservare diverse volte con inesprimibile ammirazione la bella, bella ombra che lei, con una certa qual nobile noncuranza e senza quasi farci caso, proietta di sé al sole, quella straordinaria ombra lì ai suoi piedi. Mi perdoni la richiesta, che è certo sfacciata; ma non sarebbe per caso disposto a cedermi questa sua ombra?.[…] Per contro, come segno della mia riconoscenza per il signore, le lascio la scelta fra tutti i tesori che mi porto in tasca: dell’autentica radice di solano, della mandragora, e poi monetine magi-che, un tallero ladro, la tovaglia del garzone di Orlando, un diavolo in bottiglia a buon prezzo; ma no, tutto questo non fa davvero per lei; molto meglio sarebbe il berretto dei desideri di Fortunatus, rimesso completamente a nuovo; oppure una borsa dei desideri, proprio com’era la sua…».

«La borsa di Fortunatus» lo interruppi, e, nonostante la mia paura, con quella semplice parola egli mi aveva catturato l’anima. Fui colto da un capogiro, e davanti agli occhi mi baleno uno sfavillio di ducati d’oro…

«Il signore voglia degnarsi di ispezionare e sperimentare questa borsa». Si infilò la mano in tasca e ne trasse, tirandolo per due bei cordoncini di pelle, un borsellino di media grandezza in robusto cuoio di Cordova saldamente cucito, e me lo consegnò. Vi introdussi la mano, e ne estrassi dieci monete d’ oro, e altre dieci, quindi ancora dieci, e poi di nuovo altre dieci. Gli tesi subito la mano: «D’accordo! Affare fatto, per il borsellino vi cedo la mia ombra». L’altro annuì, si inginocchiò senza indugio ai miei piedi, e io lo vidi staccare piano piano da terra con mirabile perizia la mia ombra quant’era lunga, sollevarla, arrotolarla e piegarla, e infine mettersela in tasca. Quindi si alzò, mi si inchinò ancora una volta, e scomparve dietro i cespugli di rose.

Il povero Peter capirà presto che quella vendita oltre che a fornirgli infinito denaro, gli porterà anche molta dannazione perché a vederlo senz’ombra tutti si spaventeranno costringendolo così a vivere rinchiuso nel suo palazzo cercando di rintracciare l’uomo in grigio per riappropriarsi della sua ombra. Sarà il suo servo, Bendel, che cercherà di aiutarlo camminando in pubblico vicino a lui prestandogli la propria. L’uomo più ricco del mondo si trova così ad elemosinare la presenza di una persona affinché la sua vicinanza possa garantirgli l’ombra, l’unica cosa che non può comprare e senza la quale gli altri non accettano il suo corpo.

E se la nostra ombra decidesse di scappare?

Celebre in tal senso è l’ingresso in scena di un altro Peter della narrativa, che arriva di notte nella stanza di Wendy proprio alla ricerca della sua ombra. Essa non si deforma al variare della luce, ma è una figura scura che ripropone fedelmente il contorno del suo corpo, rafforzandone il concetto di proprietà ed abbandonando quello di variabilità. Cercandola, Peter Pan sta cercando in realtà sé stesso.

3. Ombra e simboli

Dal momento che l’ombra esiste solo in presenza della luce, questo binomio è stato spesso associato a quello di Bene e Male, e lo stesso Jung nella sua teoria rappresenta l’Ombra come la parte che cela l’inaccettabile dell’Uomo.

Non solo in psicologia ma anche nell’arte essa assume un ruolo simbolico come quella della ragazza in Pubertà di Edward Munch. La forma scura alle sue spalle ne rappresenta il caos e i fantasmi interiori e diventa a tutti gli effetti la seconda voce narrante del quadro.

Anche nell’opera Il bacio di Hayez l’ombra acquista un ruolo importante ma non quella dei due amanti in primo piano. Sulla parte sinistra della tela è infatti presente un’ombra senza proprietario, o per meglio dire, senza un proprietario che compare nel quadro. Essa acquista un vero e proprio emblema di mistero e di presenza di un’assenza.

È una parte del nostro corpo che ci accompagna sempre, sulla quale non abbiamo però il pieno controllo e dentro la quale perdiamo tutte le caratteristiche ed i dettagli che ci rappresentano: il colore degli occhi, i lineamenti del viso, la forma della labbra, la morbidezza della pelle, le sfumature dei capelli. Allo stesso tempo ritroviamo l’universalità del corpo e delle forme, dove il nostro profilo si può perdere e fondere con quello di qualcun altro, dove non si distinguono i confini di due o più figure ma una unica che regala al mondo l’esistenza di una nuova corporeità.

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