Le finestre e l’estate

Il premio Nobel Louise Glück nella sua raccolta di poesie del 2014 “Faithful and Virtuous Night” ha scritto questo breve componimento:

La finestra aperta

Un anziano scrittore aveva preso l’abitudine di scrivere la parola FINE su un pezzo di carta prima di iniziare i suoi racconti, dopo di che raccoglieva una pila di pagine, particolarmente sottili in inverno quando la luce del giorno era breve, e relativamente spesse in estate quando il suo pensiero diventava di nuovo affrancato e capace di creare associazioni, espansivo come quello di un giovane. Indipendentemente dal loro numero, metteva queste pagine bianche sull’ultima, nascondendola. Solo allora la storia sarebbe arrivata fino a lui, casta e raffinata d’inverno, più libera d’estate. Utilizzando questi metodi era diventato un maestro riconosciuto.

Lavorava di preferenza in una stanza senza orologi, confidando che la luce gli dicesse quando la giornata era finita. In estate, gli piaceva la finestra aperta. Come può, d’estate, entrare nella stanza il vento invernale? Hai ragione, gridò al vento, questo è quello che mi è mancato, questa risolutezza e repentinità, questa sorpresa — Oh, se potessi farlo sarei un dio! E giaceva sul pavimento freddo dello studio a guardare il vento che agitava le pagine, mescolando le scritte e le bianche, la fine in mezzo a loro.

Lo scrittore (la scrittrice) ci svela il suo rapporto con la creazione letteraria e ci racconta di come il tempo, cronologico e atmosferico, influenzi il processo creativo, la genesi di una storia. Una storia arriva, così come arriva la stagione invernale e quella estiva. Sembrano essere gli estremi ad attivare lo sviluppo di un’idea: che con il freddo si palesa pura e assoluta, mentre con il caldo è senza briglie, sciolta.

Una storia può partire dalla fine, ma segue pur sempre un percorso, leggero in inverno e compatto, denso in estate. Non ha bisogno di orologi che segnino le ore, ma le serve la luce, che scandisce la giornata e dà ordine ai tempi tecnici di produzione. Quella luce che, come l’amore per Dante, “ditta dentro“, ispira, dà siginificato, facilita la strada all’arrivo della storia.

Ma in estate – dovevamo aspettarcelo – c’è di più: c’è una finestra aperta, spalancata e c’è il vento caldo (non come quello gelido dell’inverno) che entra e scombina i fogli, muove la storia, la anima e le regala quell’elemento inaspettato e imprevedibile che cambia tutto. Fino a liberare sia la storia che lo scrittore. L’estate è viva. L’estate è vita, azione.

Proprio come l’atto creativo che libera energie, che richiede pazienza e tempo (o forse dovremmo dire tempi), che svuota e riempie, che avvicina l’autore all’opera e l’opera al fruitore. L’atto generativo ha sempre qualcosa di generoso: è un dono, un regalo alla stregua del talento che lo ha prodotto. La generosità è un’apertura al mondo, agli altri; la generatività è includere il mondo e gli altri in un processo che si rinnova.

Questo “lavoro” restituisce un senso di pienezza, di leggerezza e di libertà che fa pensare quasi immediatamente ai dipinti di Henry Matisse, alla serie delle “Open Window”.

Una finestra aperta nel suo appartamento a Collioure che permette all’artista di iniziare a narrare, a raccontare della luce e dell’aria, del mare Mediterraneo e delle piccole imbarcazioni, dei fiori sul davanzale e dei colori accecanti dell’estate.

Davvero è impossibile non narrare l’estate… Davvero è difficile non pensare all’estate come ad un momento di gestazione profondo dove calma, calore e attesa diventano gli ingredienti per un’osservazione più ampia, per una comprensione più piena, per una degustazione più completa.

L’estate è quel tempo che la poesia ama perchè assomma in sè elementi primordiali e sensibili e offre la semplicità delle gioie assolute della Natura.

Eugenio Montale “sente” l’estate lenta e arsa e la vede come un

Meriggiare pallido e assorto

presso un rovente muro d’orto,

ascoltare tra i pruni e gli sterpi

schiocchi di merli, frusci di serpi. […]

Emily Dickinson ne dà un’immagine vivida, una cartolina dai toni vivaci:

Sarà Estate – finalmente.

Signore – con ombrellini –

Signori a zonzo – con Bastoni da passeggio –

E Bambine – con Bambole –

Coloreranno il pallido paesaggio –

Come fossero uno splendente Mazzo di fiori – […]

Pablo Neruda, che altrove la definisce “abbondante”, in questi versi la dipinge con parole colorate:

Ardono i seminati,

scricchiola il grano,

insetti azzurri cercano ombra,

toccano il fresco.

E a sera

salgono mille stelle fresche

verso il cielo cupo.

Son lucciole vagabonde.

crepita senza bruciare

la notte dell’estate.

Mario Luzi racconta, invece, del fuoco, dell’ardore di una stagione che accende il cuore e i sentimenti:

[…] Eccola s’infiamma la raggiera

dai minimi spiragli,

                              s’incendia di straforo

nel nero della stanza

il semicerchio d’oro, clandestina

corona alla vittoria del mattino.

                                         È estate.

 È estate. Finalmente. Con quella sua acuta bellezza che chiamiamo libertà. Libertà anche di non aprire le finestre. Ma sarebbe un vero peccato.

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  1. Francesco Marcone ha detto:

    Complimenti. Un gran bel articolo, le giuste immagini, le citazioni perfette. Ha risvegliato ancor più la mia voglia di macinare pagine scritte e soprattutto giungere a quella con la parola FINE.

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