Passeggiare fra le ricorrenze
È possibile che Raffaello Sanzio, il Titanic, i Beatles, la Venere di Milo e Dante Alighieri abbiano qualcosa in comune?
All’apparenza nulla: nomi noti, celebrità di gran fama che messe in fila così sembrano libri malriposti in uno scaffale disordinato.
In questi tempi il senso di disordine o meglio la sensazione di disorientamento sembra avere la meglio sulle giornate di molti di noi. Rintanati dietro le nostre finestre ci capita di essere sopraffatti da un bisogno di normalità. Che si traduce nell’avere la possibilità di tornare a fare ciò che eravamo abituati a fare.
Forse per questo la rilettura di un editoriale di qualche anno fa ha riequilibrato un po’ lo spaesamento e ha rimesso in circolo l’esigenza “semplice” di passeggiare, camminare.
Anche se non si può. Non con le gambe, non “come prima”, ma con il pensiero sì; con la mente nulla è vietato.
Sebbene Epitteto ci avverta: Come durante una passeggiata fai attenzione a non camminare su un chiodo o a non storcerti il piede, allo stesso modo fa’ attenzione a non nuocere al principio direttivo che è tuo. E se osserviamo questo principio in occasione di ogni azione, potremo intraprenderla con maggior sicurezza.
E allora, consapevoli di ciò che ci attende in un “fuori” solo immaginato, proviamo a partire – non del tutto, ma quanto basta – da questo precetto: dritti al punto e attenzione ai chiodi.
Proviamo a fare una “sgambata” nel più recente calendario appeso alla parete della nostra cucina, fra le celebrazioni che questi mesi di marzo e aprile ci hanno offerto. E che abbiamo vissuto magari solo attraverso gli schermi dei nostri strumenti informatici.
E cerchiamo di collegare tra di loro quel coacervo di notorietà con cui abbiamo iniziato.
Il 25 marzo è stato universalmente nominato, da quest’anno in avanti, il Dantedì: è questa la data che segna, secondo gli studiosi della Divina Commedia, l’inizio del viaggio del sommo poeta. Una passeggiata mica di poco conto, anzi di grande portata e di lunga gittata: Inferno, poi Purgatorio, per terminare con il Paradiso.
Va detto, la sua passeggiata non è stata solitaria: incontra una molteplicità di personaggi, ma soprattutto è affiancato da un compagno di tutto rispetto, Virgilio che, dobbiamo ammetterlo, di viaggi e peripezie se ne intendeva parecchio.
La nostra passeggiata, invece, è rigorosamente solitaria e, in attesa, il prossimo anno, di festeggiare i 700 anni dalla morte di Dante, diamoci un’opportunità: prendiamo (o riprendiamo) in mano un testo che ha segnato i nostri anni della scuola con la persecuzione di chiose, lemmi e interpretazioni e che ora, liberi da interrogazioni e verifiche, possiamo leggere nella sua straordinaria bellezza. E nel cammin toccare con mano una lingua che è così moderna da essere contemporanea.
Il 6 aprile 2020 ha segnato i cinquecento anni dalla morte di Raffaello Sanzio, artista capostipite del movimento rinascimentale classico. Morì, secondo il Vasari, di febbre provocata “da eccessi amorosi”.
In tempi di coronavirus la cosa non passa inosservata. Leggendo il Vasari si scopre che la situazione amorosa di Raffaello era piuttosto complessa e senza entrare nei particolari ci accontentiamo di sapere che la morte lo colse giovanissimo, troppo giovane:
Poi confesso e contrito finì il corso della sua vita il giorno medesimo che nacque, che fu il venerdì santo d’anni XXXVII, l’anima del quale è da credere che come di sue virtù ha abbellito il mondo, così abbia di sé medesima adorno il cielo.
Fra i tanti dipinti di Raffaello ne abbiamo scelto uno che ci aiuta a proseguire la nostra passeggiata: l’immagine della cosiddetta Fornarina, il ritratto di una intensa figura femminile, seminuda, alle cui spalle è raffigurato un boschetto di mirti, piante sacre a Venere, dea dell’amore e della bellezza.
Sono numerosissime occasioni di rimembranza di questo straordinario artista: le Scuderie del Quirinale, che in tempi “normali” gli avevano dedicato una splendida mostra dal 5 febbraio al 2 giugno, offrono a tutti noi la possibilità di effettuare una “Passeggiata in mostra”.
Guarda caso, una passeggiata…
Il 9 aprile 2020 cade il cinquantesimo anno dallo scioglimento del gruppo rock più famoso del mondo: i Beatles. Cosa successe in quella data? Come sempre non conosceremo mai davvero tutti i retroscena nei particolari, ma ci basti sapere che Paul McCartney in quell’aprile del 1970 abbandonò i Beatles e presentò il suo primo album da solista, “McCartney” mettendo la parola fine alla gloriosa storia di una delle band più amate.
Poco più di un anno prima il quartetto si era esibito nell’ultimo dei suoi concerti, passato alla storia con il nome di “Beatles rooftop concert”: John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison suonarono a Londra sul tetto della Apple Records (la loro casa discografica) in Savile Road. Il concerto durò circa quaranta minuti, durante i quali furono eseguite canzoni come “Get Back”, “Don’t Let Me Down”, “I’ve Got A Feeling”, “One After 909” e “Dig A Pony”.
Proprio in “I’ve Got a Feeling” c’è una strofa che dice:
All these years I’ve been wandering around,
Wondering how come nobody told me
All that I was looking for was somebody
Who looked like you.
Quel wandering around seguito immediatamente da un wondering racchiude tutto lo splendore di una passeggiata in un semplice cambio di vocale: si vaga, ci si muove intorno senza meta e ci si stupisce, ci si fa delle domande. Insomma, il vero concentrato della nostra camminata. Se vi va, risentitevi un po’ di buona vecchia (intramontabile) musica.
Il 10 aprile 2020 è invece il duecentesimo anniversario della scoperta della Venere di Milo.
Non si può immaginare cosa avrebbe causato nella produzione artistica cinquecentesca questa statua se la sua scoperta fosse avvenuta prima: Raffaello avrebbe raffigurato un’altra Fornarina. O forse no: ma è lecito avere un dubbio.
Qui è narrata la storia del rinvenimento “archeologico” di uno dei marmi più visti, amati e, studiati del mondo.
Un modello di bellezza unico, assoluto, winckelmanniano potremmo dire: la ricostruzione della statua è stata ipotizzata ma mai confermata. Accanto al busto di marmo pario fu rinvenuto un braccio mozzato che regge una mela. Un frutto che con la discordia ha una certa dimestichezza; un frutto, nel mito greco, che avrebbe recato inciso “alla più bella”; un frutto che Paride assegnò ad Afrodite, dea dell’amore che, in cambio della vittoria, gli aveva promesso altro amore, quello di Elena, la donna più bella della terra.
La Venere di Milo e la vicenda del suo ritrovamento sono intimamente legate alla politica ottocentesca dei possedimenti extraterritoriali e all’impostazione, tutta nuova, dello studio della storia dell’arte. Certo non un affare da poco tenendo conto che la divinità raffigurata fu in qualche modo una delle cause scatenanti della guerra di Troia e di tutto quello che ne conseguì. Con buona pace dei passi in avanti della storia dell’arte mondiale.
E finiamo con il 15 aprile 2020: 108 anni fa (data non “rotonda” eppure sempre ricordata) il Titanic, il transatlantico più sfortunato nella storia della marina civile, si inabissò dopo soli 5 giorni di navigazione spezzandosi in due tronconi per l’impatto contro un enorme iceberg, nell’Oceano Atlantico settentrionale, al largo del Canada.
La fine di un viaggio che aveva riempito animi e cuori di speranze, di voglia di futuro e di certezza nel progresso.
Non riuscendo a scegliere una traccia dal disco Titanic di Francesco De Gregori (uscito nel 1982) consigliamo il riascolto dell’intero album (una storia concatenata) e se possiamo permetterci facciamo particolare riferimento a “I muscoli del capitano”, là dove
il capitano disse al mozzo di bordo
“Giovanotto, io non vedo niente.
C’è solo un po’ di nebbia
Che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente”.
Può accadere che nel corso di una passeggiata non si veda niente. Perché non siamo in sintonia con ciò che ci circonda o con noi stessi.
Ma, intanto, la passeggiata ha avuto inizio. Almeno qui; e non siamo stati fermati. Nemmeno dalla nebbia…
Quanti passi ancora nel calendario di una quarantena che è stata prolungata?
Si scoprono ricorrenze solo continuando a passeggiare.
Però ci raccomandiamo: attenzione ai chiodi!
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