Cercare l’invisibile – L’anima

Vinceremo perché siamo più profondi

Chissà cosa intendeva colui o colei che ha scritto questa frase sul muro di un palazzo a Torpignattara. Soprattutto da dove attingiamo la nostra “profondità”?

Nel nostro percorso di ricerca dell’invisibile è inevitabile confrontarsi con ciò che ci abita, in un posto non definito – o per qualcuno lo è? -, che abbiamo dentro, che ci caratterizza e che non percepiamo con i nostri sensi. 

La nostra anima.

L’etimologia della parola si connette con il greco ànemos, “soffio”, “vento”, che ce ne dà una concezione e sensazione ancora più sfuggevole ed inconsistente, ma allo stesso tempo di qualcosa di cui si sente l’effetto, la presenza.

Esiste un’altra parola greca che fa riferimento all’anima emozionale, θυμός – thumos – che si lega fisicamente al respiro o al sangue e che ha sede nel petto. Omero nei suoi canti la utilizza anche per esprimere le emozioni, i desideri e il coraggio degli eroi greci.

Nell’anima quindi risiede qualcosa che ci spinge, che ci mette in movimento, che ci agita, che ci manda avanti. Trascendendo dalla fisicità, l’anima rappresenta la nostra parte spirituale.

Nel film d’animazione SOUL, il protagonista Joe Gardner è un professore di musica che, rincasando dopo aver passato un provino per una band jazz, non si accorge di un tombino e cadendovi dentro muore. Si ritrova catapultato nell’Oltremondo sottoforma di anima.

Non volendosi arrendere alla morte dopo aver raggiunto un obiettivo per lui tanto importante, riesce a raggiungere l’Antemondo dove si trovano le anime di chi sta per nascere. Qui incontrerà “22”, un’altra anima, alla quale chiederà un aiuto per poter tornare nel mondo reale e continuare a realizzare il suo sogno di musicista. 

L’anima quindi racchiude la nostra essenza, il nostro io più vero e profondo, ciò che rimane anche quando tutto il resto se ne va

In Harry Potter, i Dissennatori, guardiani della prigione per maghi di Azkaban, sono tra le creature più temibili e terribili del mondo magico e si nutrono delle emozioni felici. È nomale che in presenza di uno di essi i pensieri comincino a diventare negativi, ci si incupisce, si sente una profonda tristezza. «Appena può, il Dissennatore si nutrirà di te abbastanza a lungo da farti diventare simile a lui… malvagio e senz’anima». La punizione estrema per un mago è il bacio di un Dissennatore che ha proprio lo scopo di risucchiarne l’anima, riducendo così un essere vivente a trasformarsi in un guscio vuoto. È l’anima che riempie e completa il corpo, rendendolo così persona

Il concetto di anima si lega quindi in modo imprescindibile al concetto di vita, scevro però da limiti temporali, spostandosi sul piano dell’eternità.

Sempre in Harry Potter, Voldemort divide la sua anima in sette parti che nasconde in sette oggetti, gli horcrux, per garantirsi l’immortalità perché finché sopravviverà anche una sola delle sette parti, lui non morirà.

Lasciando il mondo del fantastico e passando alla filosofia, Cartesio afferma invece che «l’anima può solo pensare, e quindi non occupa alcuno spazio fisico ed è indivisibile, la materia occupa spazio e può essere divisa in parti più piccole». 

Se la materia può essere rotta, compromessa, divisa, l’anima che è indivisibile, risulta anche incorruttibile? O è perennemente tentata dal male?

George Bertrand Shaw scrive che «si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima». Per questo non sorprende che anche per gli artisti abbiano voluto rappresentare cosa la scuote e cosa si nasconde nell’anima.

Kandinskij dipinge Il cavaliere azzurro dopo essersi interessato a fiabe e leggende tedesche e russe del Medioevo, in particolare quelle legate ai cavalieri che diventano per l’artista un vero e proprio simbolo della lotta tra il bene e il male, dello spirito contro il materialismo

A turbare e ad agitare il nostro stato spirituale e mentale ci sono i sentimenti e le emozioni.

Umberto Boccioni nel trittico Gli stati d’animo, racconta i sentimenti di sconforto di chi viaggia veloce e non si ferma mai (Gli addii), di chi parte (Quelli che vanno) e dei loro cari che restano (Quelli che restano). Impossibile ancora una volta rimanere in una dimensione di staticità quando si parla d’anima. Tutto richiama movimento e cambiamento, sia esso spaziale o temporale.

Nella descrizione dell’anima, Federico Garcia Lorca ci riporta infatti ad immagini e ricordi del passato, che permangono in noi come una traccia sul sentiero che abbiamo percorso, e del futuro.

Ci sono anime che hanno
stelle azzurre,
mattini sfioriti
tra foglie del tempo,
casti cantucci
che conservano un antico
sussurro di nostalgia
e di sogni.

Altre anime hanno
spettri dolenti
di passioni. Frutta
con vermi. Echi
di una voce arsa
che viene di lontano
come una corrente
d’ombre. Ricordi
vuoti di pianto
e briciole di baci.

La poesia richiama duplici concetti: felicità e tristezza; sogni ed illusioni; luci e ombre. Un continuo tentativo per mantenersi in equilibrio qui ed ora.

Ma può capire che questo equilibrio non ci sia mai o che si spezzi?

Se l’anima perde il suo dono allora perde terreno, se l’inferno
è una cosa certa, allora l’Abissinia della mia anima rinasce.
Se l’alba decide di morire, allora il fiume delle nostre
lacrime si allarga, e la voce di Dio rimane contemplata.
Se l’anima è la ritrosia dei sensi, allora l’amore è una
scienza che cade al primo venuto. Se l’anima vende il suo
bagaglio allora l’inchiostro è un paradiso. Se l’anima
scende dal suo gradino, la terra muore.

Io contemplo gli uccelli che cantano ma la mia anima è
triste come il soldato in guerra.

La poesia di Amelia Rosselli rispecchia un continuo tumulto interiore, come se fosse impossibile trovare la pace anche quando intorno a noi tutto la richiama. Se viene meno l’anima, anche il corpo come un involucro vuoto cade a terra sotto il peso degli affanni, del dolore, della crudeltà del mondo. L’anima rimane l’ancora a cui aggrapparsi. È il cardine attorno al quale sviluppiamo noi e le nostre relazioni. La percezione dell’anima sta dunque nell’attenzione, nell’attesa, nell’imprevedibilità, nella cura, nel sentire l’altro.  

Quando due anime
che si sono cercate tanto a lungo
nella folla, si sono finalmente trovate,
quando si sono accorte
di essere ben sortite,
in sintonia e compatibili,
in una parola, di essere simili,
allora si stabilisce per sempre, tra di loro,
un’unione ardente e pura come esse sono,
un’unione che comincia sulla terra
e continua per sempre nel cielo.
Questa unione è amore, vero amore,
come in verità pochissimi uomini
riescono a concepire.

Il “Quando” iniziale della poesia di Victor Hugo risuona pieno di un senso di possibilità all’incontro tra due anime simili ma soprattutto la certezza che, se avviene, il loro legame travalicherà lo spazio e resterà eterno. L’amore dunque non è la causa che lega le due anime, ma sono le anime stesse che ritrovandosi danno di nuovo forma e completezza al quadro della vita.

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