Notizia – Evento per Francesco Grisi a Cutro

di Rita Lia

Cutro, 27/12/2006

Aria di festa. Atmosfera delle grandi occasioni a Cutro, la sera di mercoledì 27 dicembre. Un parterre super, con rappresentanti delle istituzioni politiche e civili. L’Associazione culturale “Le Madie” Cutro – Crotone e l’Amministrazione comunale sono riuscite a inventarsi una manifestazione all’insegna dell’originalità, sicuramente l’idea giusta per concretizzare una sorta di debito di riconoscenza verso Francesco Grisi, l’uomo, l’artista, il cutrese dai mille sogni, dalle molteplici attitudini, dalle immense sollecitazioni.

Più passa il tempo, più la memoria e la nostalgia creano un alone di mito attorno al personaggio.

Non servono marchingegni, né tecniche speciali a preservare l’eccezionalità dell’uomo e del letterato, che incanta ancora e riempie l’immaginario collettivo, creando con la sua infinita produzione una sorta di favola bella, la prova che l’amicizia e l’affetto sono possibili e vincono su tutto.

Dopo i saluti di rito delle autorità, le luci si abbassano e si scioglie in canto la lettera aperta “Caro Francesco…”, in un sottofondo carezzevole di suoni e di canti flautati.

Come per magia, pare di vederlo in mezzo al pubblico, l’illustre concittadino.

Incede con passo sicuro, avvolto nel suo largo manto notarile.

La mano poggia sul bastone dal pomo d’argento, più che una necessità un antico vezzo da nobiluomo. Una manifestazione di pura civetteria, come le proprie iniziali ricamate sugli indumenti.

Un cappello a larghe tese incornicia il volto. Un volto da grande vecchio, su cui il tempo non ha minimamente scalfito i segni della bellezza antica. Mai persa.

La barba bianca e curata sembra svelare la sua appartenenza ad un’era passata. Un’era titanica di cavalieri o di filosofi.

Ma gli occhi glauchi sono rimasti gli stessi. Quegli occhi di bambino, che giocava sull’acciottolato davanti alla sua casa cutrese, in vista dell’arioso paesaggio collinare, che i calanchi interrompono come profonde ferite.

Così Grisi viene ricordato nei numerosi interventi. Riaffiora il suo attaccamento alla terra nostra, in cui ricercava, ad ogni ritorno, le sue radici e ciò che rimaneva della sua fanciullezza: i chiuppi, luogo deputato agli incontri e alle aggregazioni, con i suoi pioppi a far ombra nelle giornate calde, a riparare dalle intemperie e dalla fredda tramontana in inverno. Anche stasera, mentre l’evento culturale in suo onore si snocciola come un incontro tra amici, la sua presenza si avverte sorniona con l’ironia acuta di un tempo.

Quell’ironia che lo induceva a giocare anche sui nomi dei genitori: Maria e Giuseppe.

Si leggono brani tratti dai suoi scritti, dove “le parole si fanno religiosità, magica alchimia che supera i confini del tempo” – afferma nelle sue riflessioni lo scrittore Pierfranco Bruni, presidente del Centro studi e ricerche intitolato a Francesco Grisi.

Il suo scrivere è un viaggio all’interno dell’uomo, un dialogare costante con i suoi personaggi, dentro cui, come in filigrana, s’intravedono il destino, il miracolo, il mito – prosegue il relatore.

La parola si fa strumento per decodificare il mistero del sublime.

Un gioco ad incastro attraverso cui decodificare il tempo e la storia in un contesto marcatamente umano. Specialmente nei suoi ultimi scritti, quando la malattia era divenuta la sua dolce compagna e la vita una lunga notte.

Qui prevalgono netti i sentimenti del perdono, della misericordia; lo sforzo di superare le vicende puramente umane per sublimarle nella dimensione del sacro.

Nella scansione pausata della lettera aperta, poi, si avvertono gli umori e i sentori della nostra terra, da cui – e tale certezza si evince dall’interpretazione appassionata e coinvolgente dell’autrice Angela Caccia, presidente dell’Associazione “Le Madie” – il cutrese nell’anima Francesco Grisi mai si allontanò definitivamente.

Lo invitavano a tornare le voci dei suoi compagni di giochi, i luoghi cari, “fedeli amici d’un tempo migliore”, il richiamo dei suoi familiari defunti, la nonna, la mamma… Mai definitivamente scomparsi nella sua concezione di superamento della morte in una realtà disvelata e onnipresente.

La manifestazione si fa festa, incanto, magia.

Raffinata e popolare insieme. Proprio come sarebbe piaciuta al nostro “caro Francesco”.

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  1. giovanni ha detto:

    L’articolo ha suscitato efficacemente in me tutta l’emozione provata da un cutrese doc per un grande cutrese, poeta onirico e giramondo.

  2. alfonso ha detto:

    Sei riuscita ad esprimere al meglio l’orgoglio cutrese e il sentimento di appartenenza.

  3. claudia ha detto:

    Grazie Rita, con i tuoi aricoli riesci sempre a descrivere fedelmente tutti gli sforzi che la nostra piccola cittadina cutrese compie per mantenere viva la cultura.