Innovare
Una riflessione di Cristina Allodi
Innovare è creare valore.
Non si fa una cosa nuova fine a se stessa, la si fa per aumentarne il valore, per fare qualcosa di utile per qualcuno.
L’innovazione è legata indissolubilmente a colui o colei che la opera, il suo autore. L’innovatore è colui che introduce nuove idee, metodi, sistemi o forme nella vita politica, sociale e religiosa, economica culturale ed artistica, colui che riforma, l’antitesi del conservatore. L’innovatore muove il progresso, lo anima. Essere innovatori non consiste nel detenere solo una conoscenza, un sapere; ciò che genera l’innovazione è una metodologia universale applicabile all’infinito che nasce anche (e soprattutto) da un carisma personale dell’innovatore, da una predisposizione specifica del suo animo, dal suo modo di essere, di agire e di vivere, di gioire. Il vero innovatore lo è in tutto, non solo nella professione.
L’innovatore prende il suo sapere, lo “sente e lo gusta profondamente, nella sua interiorità” lo trasforma alchimizzandolo con l’esperienza, con la sua anima, con la sua curiosità e fa qualcosa di originale… che diventa cultura. La cultura è esperienza, non sapere, non lauree, non master, queste cose possono essere solo uno dei tanti punti di partenza.
Per questi motivi l’innovatore gode nell’innovare, ci mette passione. Per questo, il suo principale obiettivo non è il guadagno, non è l’apparire, non è l’avere, non è l’invidiare gli altri ma è l’essere, il dare, il trasmettere e il “trasmettersi” ad altri affinchè abbiano la fortuna di diventare come lui.
Non so se l’innovatore sia consapevole di innovare, lo immagino un portatore sano di stupore, congenitamente predisposto ad innovarsi. Uno stupore sfiata, man mano che subentra la conoscenza, e un altro ne subentra, ad irretire e coinvolgere senza mai appagare.