De Certeau, sulla decisione
Con oltre cinquant’anni dalla loro prima pubblicazione arrivano ora in Italia due brevi testi del gesuita Michel Certeau sul tema del “dopo” della fede cristiana, cioè sul “cosa fare della fede cristiana nell’opacità della vita quotidiana?” Che sfide si trova il cristiano una volta che è diventato seguace di Cristo? Se l’incontro con Cristo porta con sé una grande gioia e una conseguente spinta missionaria, come si fa a portare avanti quella gioia e quella decisione?
C’è senz’altro una dimensione biografica in queste due riflessioni dell’allora trentenne appena approdato alla Compagnia di Gesù. Michel de Certeau nasce infatti nel 1925 e nel 1950 entra nell’ordine dei gesuiti mosso dal rapporto di amicizia e di discepolato con Henri De Lubac e dal desiderio di diventare missionario in Cina. Ordinato sacerdote nel 1956 (i due testi raccolti in questa edizione, I pellegrini di Emmaus e Le conseguenze della decisione, sono del 1957) de Certeau non andrà mai in Cina ma per trent’anni (muore a 61 anni il 9 gennaio 1986) sarà uno dei più brillanti e originali pensatori cattolici del secondo dopoguerra occupandosi di semiotica, antropologia religiosa, storia, politica rivelando un genio agile e multiforme oggi non ancora del tutto esplorato.
Questi due brevi testi, quasi degli esercizi spirituali, confermano la grandezza dell’allora giovane sacerdote francese. Nel primo, che dà il titolo al volume, l’autore rivive e fa rivivere al lettore l’esperienza dei due discepoli in cammino verso di Emmaus a cui si avvicina Gesù risorto, irriconoscibile ai loro occhi perché è “colui che viene sempre nascosto, perché sempre Altro”. Viene in mente un altro famoso testo di de Certeau, Mai senza l’altro, pubblicato di recente dall’edizioni Qiqajon, mentre la paradossale riflessione successiva (“Tu sei mio fratello, ed è per questa ragione che ti riconosco così difficilmente”) ricorda la poesia di Par Lagerqvist: “Uno sconosciuto è mio amico/ uno che io non conosco, uno sconosciuto lontano lontano. / Per lui il mio cuore è pieno di nostalgia…”. Questa nostalgia spinge il cristiano a muoversi verso Dio, “decidendosi”, un atto in cui “tutto è fatto, perché così è deciso; ma tutto resta da fare, perché niente è stato compiuto”. È questo il tema del secondo testo di de Certeau sulle “conseguenze della decisione”, una riflessione profonda, “acuminata”, che scende nelle profondità dell’animo umano seguendo appunto quasi una storia degli effetti della decisione-conversione. Il cristiano che ha deciso per Cristo vive infatti un’avventura che lo inquieta, lo agita, non a caso è subito oggetto della tentazione, “questo morso dell’anima” che però ha un duplice aspetto, non essendo solo portatrice di negatività. Per l’autore “ogni decisione è un rischio, e deve esserlo”, un rischio che l’uomo può affrontare perché “l’uomo supera l’uomo” (e qui è forte l’eco di Pascal). Un testo questo di de Certaeu che esso stesso è un rischio per il lettore, un rischio che vale la pena correre.
I pellegregrini di Emmaus – Michel de Certeau – Cittadella Editrice, 2009, p.48 euro 2,00
(questo articolo è apparso su Roma7 lo scorso 6 dicembre)
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