Enigmi

La figura del risolutore di enigmi sembra avere una fortuna intramontabile nella produzione letteraria (e includo nella definizione anche cinema e fumetti).

Non è sempre stato così, e nel sorgere delle fortune dei “detective” si può leggere la nascita di una fede (prima che fiducia) nella capacità umana di sbrogliare la matassa della complessità del mondo attraverso la sola razionalità.

Non è un caso che la principale figura di questo tipo, Sherlock Holmes, nasca in un contesto che vede il positivismo al massimo del suo splendore.

Sherlock e tutti i suoi epigoni possono differire per stile e metodologie, ma la questione alla fine è sempre quella: in quella situazione sembra non ci si capisca nulla, ma una mente allenata può fare luce. È un sogno ottimista sulle capacità umane.

Il mondo dei fumetti, e in particolare il sottogenere “supereroi” ci ha messo pochissimo ad appropriarsi di questo concetto, e una delle sue espressioni migliori ha a che fare proprio con questo.

Parlo naturalmente di Batman, giustamente nato sulle pagine di “Detective Comics” negli anni ’30 (l’ultima storia di Sherlock Holmes e la prima di Batman distano appena 12 anni). Uno degli appellativi dell’Uomo Pipistrello è “il più grande detective del mondo”; nel suo essere Oltreuomo (nonostante il nome, non è Superman a incarnare l’Übermensch nietzschiano, bensì proprio Batman) una parte non indifferente della costruzione del personaggio è lo sguardo acuto che deve avere nelle sue indagini, dal momento che non può affidarsi a superpoteri.

Quello che però, a mio avviso, rende l’impianto narrativo di Batman particolarmente adatto a parlare di complessità, molto più di qualunque altro universo letterario, è la radicalità con cui i temi di Complessità, Mistero ed Enigma vengono affrontati.

Lungi dall’avere questo come un sottotesto più o meno esplicito, le storie che hanno come sfondo Gotham City ci presentano qualcuno la cui missione esistenziale è trovare, e in caso forzare, un Ordine nel mondo.  In una tavola memorabile di Miller, Bruce Wayne rinfaccia proprio questo a Kal El.

Batman è perfettamente consapevole di vivere in un mondo complesso e caotico, e ha dedicato tutta la sua vita a ristabilire un’armonia che lui ha percepito come infranta nel momento in cui i suoi genitori sono stati uccisi sotto i suoi occhi.

Ma non è solo questo. Batman è completato da (e parallelamente completa, come ammette il Joker di Nolan) una serie di cattivi coloratissimi e assolutamente peculiari, e almeno tre di loro insistono tantissimo sull’idea di complessità, di mistero e, ovviamente, di enigma.

Il primo è il Joker. In quasi ogni sua incarnazione lui rappresenta il rifiuto di rispondere all’enigma, di scavare alla ricerca di un senso: il senso non c’è. Più volte è lui a dare del pazzo a Batman per i suoi tentativi di trovare, costruire o ristabilire l’Ordine.

Il secondo è Due Facce. Più morbido del Joker, per lui è tutta una questione di convenzioni, a cui può aderire (faccia pulita della sua moneta) o che può rifiutare (faccia sfregiata).  Stavo per scrivere “a cui può decidere di”, ma chi conosce il personaggio sa che la scelta è fuori dall’orizzonte di Due Facce: tutto è deciso con il lancio di una moneta.  Mistero, enigmi o complessità sono negati. Se ci sono, sono superficiali, non interessano sul serio.

Infine, parlando di enigmi, non poteva mancare lui: l’Enigmista.

La trivialità dei suoi enigmi sottintende due cose: la vita È un mistero, un enigma da decifrare, ma questo enigma è terribile, irrisolvibile e il provarci conduce alla pazzia; di conseguenza, tutto quello che ci resta, sono indovinelli di quarta categoria, almeno quelli possiamo pensare di risolverli (e se non ci si riesce allora tanto vale essere eliminati).

Quattro personaggi, quattro atteggiamenti diversi di fronte a Mistero/Ordine/Complessità/Enigma.

Una trattazione sorprendentemente incompleta, visto il peso dato a questo tema: manca una figura “forte” che sia consapevole della Complessità e che non cerchi di ridurla, ma di accettarla in modo positivo.

No, in realtà non è sorprendente, ma parte integrante della tragicità della figura stessa di Batman, ed è funzionale ad esprimere il tema dell’Enigma nella sua declinazione più “personale”. Batman è infatti il fumetto che più di tutti scava nel ruolo che la Maschera ha nell’espressione di sé, nella capacità che ha di liberare, di imprigionare o di curare, di risolvere o di accentuare l’enigma dell’identità.  Di nuovo, precocissimo, nato appena cinque anni dopo il Nobel a Pirandello.

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