L’intreccio

Nell’indagine intorno alla natura della trama del mondo non potevamo che principiare dal filo, elemento primo di ogni tessuto. Il filo è stato inteso nelle sue accezioni di destino, collegamento, incertezza, tensione, rapporto. Come nel mito delle Moire, ogni filo rappresenta un’esistenza sul telero del mondo; e tuttavia il filo, inteso nella propria singola identità, nulla ci dice circa l’essenza complessiva del quadro. In tessitura, d’altronde, l’insieme dei fili costituisce l’ordito, ossia la parte longitudinale della tela; su questa disposizione parallela di fili, che costituisce la base del tessuto, viene inserita la trama, in modo da poter formare l’intreccio.

Dunque, finché i fili viaggiano in parallelo non è possibile distinguere alcuna rappresentazione, ma è dal loro sovrapporsi – potremmo dire dall’incontro tra essi – che si viene dipanando il disegno del tessuto. L’intreccio rappresenta quindi il modo in cui il mondo si incastra e si sviluppa.

Proprio in tal senso, a partire dalla tessitura, il termine intreccio si apre a numerosi significati, tutti compresi nello stesso vocabolo. La lingua inglese giunge, nel caso di specie, in nostro soccorso, traducendo “intreccio” con lemmi differenti tesi a rappresentare le diverse sfumature dello stesso. A partire da intertwining, ossia “ciò che si intreccia”, passando per weaving, inteso come intreccio in tessitura, per giungere a plot, che può significare tanto trama quanto complotto.

L’intreccio può quindi intendersi, di volta in volta, come incrocio (di eventi, di esistenze, di destini), come elemento di un tessuto, come macchinazione. In quest’ultima direzione, poi, se l’autore della macchinazione è il narratore, parliamo di trama, se l’autore è un personaggio, si tratterà più spesso di un complotto.

In narratologia, peraltro, si inserisce un’ulteriore specificità del termine, distinguendo tra intreccio e fabula: dove con il primo si intende la modalità con cui il susseguirsi degli eventi è rappresentato dall’autore, mentre la seconda è costituita dall’ordine cronologico e causale degli eventi stessi. In arte, invece, l’intreccio diviene uno specifico motivo ornamentale, tipicamente celtico o arabesco, basato sulla ripetizione di motivi di curve (costituite talvolta anche da figure antropomorfe) aggrovigliate tra loro.

Eppure, tutti questi significati sembrano, in realtà, strettamente connessi l’uno all’altro, fondati cioè sulla medesima dialettica di ripetizione modulare, di incroci tra visibile e non visibile, di disegno che si viene dipanando grazie alla sovrapposizione di elementi solo apparentemente identici. Non di vite parallele sono costruite le storie e la storia del mondo, ma di esistenze intrecciate, che si avviluppano tra di loro, l’una sull’altra, rinviando ognuna ad altre esistenze, ad altre storie, ad altri mondi.

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