Nodi (in)solubili
Odisseo e Prometeo: due personaggi mitici completamente diversi, che sembrano non avere nulla in comune se non la circostanza di essere stati entrambi legati, sia pure per motivi diversi. Il versatile Odisseo fu legato dai suoi compagni all’albero della nave per poter ascoltare il canto delle bellissime ma famigerate Sirene senza correre rischi. Prometeo invece fu condannato ad essere incatenato su una rupe a strapiombo, in quanto colpevole, agli occhi di Zeus, di aver donato agli uomini il fuoco. I nodi che legano Odisseo all’albero della nave sono nodi di salvezza e ingegno mentre i nodi che legano Prometeo sono nodi di punizione e condanna.
Il termine greco desmos (=vincolo, corda, nodo) -utilizzato sia per Odisseo nell’Odissea che per Prometeo nella tragedia di Eschilo Prometeo incatenato-, può indicare nodi ben diversi tra loro, ma che condividono qualcosa: entrambi sono realizzati per durare nel tempo. Quindi il nodo accoglie in sé una componente temporale, senza la quale perderebbe la sua ragion d’essere.
Forse è per questo che il nodo è diventato spesso simbolo di legame affettivo, di vincolo che unisce le persone. Così Cicerone nel trattato De amicitia definisce l’amicizia un nodo:
“e anzi mi pare proprio tolgano il più amabile nodo che l’amicizia stringe, quelli che fan sorgere le amicizie a causa dell’utilità”.
E similmente l’Anonimo autore di una canzone in volgare umbro scrive “Quando eu stava in le tu’ cathene, Amore…”.
Non tutti i nodi sono facili da sciogliere come lo è stato il nodo di Gordio per Alessandro Magno. Lo sa bene la tragedia greca, in cui, come scrive Aristotele nella Poetica:
“il nodo è quella sezione che va dall’inizio dei fatti fino a quella parte che è l’ultima rispetto al punto in cui la vicenda muta dalla fortuna alla sfortuna, mentre lo scioglimento va dal principio di questo mutamento alla fine”.
Lo sa bene Eveline, la giovane protagonista dell’omonimo racconto in Gente di Dublino di James Joyce. Proprio nel momento in cui Eveline appare in procinto di realizzare il proprio sogno di lasciare la sua dura vita e il suo duro lavoro per sposarsi con Frank e vivere con lui a Buenos Aires, allora accade come se un nodo la avvolga fino a bloccarla. Il passato che sta finalmente per lasciarsi alle spalle all’improvviso riaffiora, ancora più violento, e come un nodo strettissimo, la avviluppa completamente, serrandole la strada per il cambiamento e togliendole la forza di agire. Eveline rimane ferma, assente, mentre il suo fidanzato la chiama dalla nave in partenza. Un nodo insolubile e inspiegabile.
Fortunatamente però, ci sono anche nodi che, altrettanto inaspettatamente, hanno il potere di unire. In una scena del film War Horse, il cavallo protagonista rimane impigliato nei reticolati di filo spinato tra due trincee nemiche. La guerra viene interrotta e due soldati nemici si aiutano tra di loro per liberare il cavallo impigliato. E riescono a guardarsi negli occhi, non da soldati ma da uomini.