Il rovescio della tela

Una delle principali testimonianze lasciateci da Kandinskij intorno al passaggio dall’arte figurativa all’arte astratta racconta di un’apparente epifania del pittore:

A Monaco un giorno, aprendo la porta dello studio, vidi dinanzi a me un quadro indescrivibilmente bello. All’inizio rimasi sbalordito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto e fatto esclusivamente di macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo dipinto io e che era stato appoggiato al cavalletto capovolto… Quel giorno, però, mi fu perfettamente chiaro che l’oggetto non aveva posto, anzi, era dannoso ai miei quadri.

Il pittore, vedendo il quadro rovesciato, non riesce a coglierne il soggetto rappresentato, ma ne ricava comunque una generale impressione positiva. Da qui inizierebbe il processo di rimozione del soggetto dai quadri che ha segnato lo sviluppo successivo della storia dell’arte.

In questa prima accezione di rovescio della tela, dunque, intendiamo il quadro capovolto. Un mondo che ci appare, d’improvviso, sottosopra o rovesciato è effettivamente un mondo dove fatichiamo a ritrovare le nostre abituali coordinate, un po’ come avvenne a Kandinskij entrando nello studio. Non a caso, utilizziamo l’espressione “mondo alla rovescia” per lasciar intendere che gli eventi non seguono il loro normale corso, ma che, al contrario, sono dominati da regole contrapposte a quello che presupponiamo debba essere l’ordine naturale o usuale delle cose. La tela capovolta ci mostra un esistente raddoppiato, come in uno specchio, e tuttavia la resa di fronte all’occhio dell’osservatore non è quella dell’immagine perfettamente speculare all’originale. Al contrario, lo spaesamento dato dal trovare al rovescio – nel senso sbagliato – ciò che ci aspetteremmo di trovare dritto – ossia nel senso giusto – ci dà l’impressione di trovarci di fronte a un’immagine del tutto differente.

La fantasia ci ha spesso donato l’immagine di mondi contrapposti al nostro, come il Sottosopra di Stranger Things, o speculari, come il mondo sotterraneo di Us, che rinvia anche al tema del doppelgänger, ossia il doppio di ogni persona, inteso come alter ego cattivo del soggetto. Anche per il doppelgänger, dunque, non si tratta semplicemente di un riflesso o una copia dell’essere, ma di un autentico rovesciamento del soggetto, un cambiamento di segno.

Eppure, il rovescio della tela può essere inteso anche con un’altra accezione, ossia con riferimento al retro del quadro. In tal senso, il dipinto rovesciato ci mostra la parte meno nobile di sé, quella occulta. In questo caso il soggetto non è irriconoscibile in quanto capovolto, ma addirittura scompare o, come in un arazzo, è mostrato appena nei suoi contorni e tratti essenziali. Se il disegno viene celato alla nostra vista, di contro, il retro della tela ci rivela la struttura nascosta: non dunque la testimonianza di un soggetto, ma lo svelamento del suo supporto e della sua storia.

Il retro della tela, infatti, ci può svelare eventuali rattoppi, può contenere firme, disegni nascosti o cartellini che tengano conto degli spostamenti e dei passaggi di proprietà dell’opera. Allo stesso modo, il retro del mondo è la storia nascosta delle cose, il backstage dell’esistenza, i racconti perduti. Come ne L’amica di Nonna Speranza Guido Gozzano, partendo dall’osservazione di una fotografia, ne anima i personaggi rivelandone la storia e riportandoli a nuova vita, così l’osservazione di ogni oggetto può raccontarci l’esistenza di generazioni passate e future.

Il rovescio della realtà è dunque non solo la sua rappresentazione opposta e contraria, ma anche il mondo di là dal visibile, il mondo del possibile, di ciò che è oltre la semplice osservazione empirica. Nella prima accezione, l’immagine rovesciata ci offre un punto di vista speculare che distorce l’impressione originaria, nella seconda, invece, il retro della tela dona un punto di osservazione aggiuntivo che integra il soggetto originario, lo amplifica e lo trasporta, infine, in un mondo a più dimensioni.

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