Il nuovo libro di Elena Bono
Margherita Faustini ha intervistato Elena Bono in occasione dell’uscita del suo nuovo libro che contiene due pièce teatrali, Storia di un padre e di due figli e Sere di Emmaus (Le Mani, 2008). Il primo testo, dedicato dall’autrice all’attrice Claudia Koll, è incentrato sulla costante ed ineffabile azione di Dio Padre nelle vicende terrene dei suoi figli, mentre il secondo, che trae ispirazione anche dalla Cena in Emmaus del Caravaggio, sviluppa con originalità il tema del pentimento di Barabba.
La pièce intitolata Storia di un padre e di due figli mette in luce la parabola del figliol prodigo?
In realtà è ispirata alla parabola del figliol prodigo.
Vicenda da cui emergono, in tutta chiarezza, alcuni sentimenti portanti; in primis: è quasi sempre oggetto di maggiore comprensione, da parte dei genitori, il figlio ribelle, trasgressivo, che non il figlio ubbidiente, fedele agli insegnamenti della famiglia…
Spesso è così, perché siamo portati ad amare di più chi ci procura dolore rispetto a chi non ci dà preoccupazione. Del resto anche Gesù parla spesso di sé come pastore che va in cerca della pecora smarrita, di quell’una piuttosto che di quelle altre novantanove tranquille nell’ovile…
David, nel momento stesso in cui rientra sulla via maestra, viene ucciso. Drammatica coincidenza da cui si può trarre qualche segno del destino?
No, non si tratta di destino. Il Vangelo ignora la parola destino, che è un concetto pagano (l’anànke dei Greci, il fatum dei Latini, è scritto degli Arabi).
Per il cristiano esiste la volontà di Dio e quella dell’uomo, che può volere il bene o può volere il male. Grande mistero, che Kierkegaard ha riassunto nel bellissimo trattato Aut, aut, in cui la scelta dell’uomo è generalmente scelta buona nel momento della morte, quando normalmente ci si pente, perché si riconoscono i propri peccati e se ne chiede perdono a Dio.
Johannes, fratello di David, riesce ad apprezzare l’affetto del congiunto quando egli viene a mancare per sempre. La morte ci rende consapevoli del nostro più profondo sentire…
Altro che!…E’ il momento, la morte, della conoscenza di noi stessi e dei grandi misteri della vita umana.
In Sere in Emmaus Gesù risorto, come un qualsiasi pellegrino, entra in una locanda ove compie miracoli. È Cam, garzone dell’osteria, il più umile dei personaggi, l’unico a credere ciecamente nella divinità di Cristo. La fede più salda alberga quasi sempre nel cuore dei più semplici?
Sì, quasi sempre è così. Più semplice in Bernadette, più semplice nei pastorelli di Fatima!…E anche Dio e la Santa Vergine preferiscono apparire e rivelare i loro grandi segreti a chi, sì e no, sa scrivere il proprio nome, ma ha la fermezza eroica davanti a chi vorrebbe convincerli di essere degli allucinati o dei pazzi. Anche su letto di morte Bernadette ha ribadito la verità della sua visione e delle parole di Maria SS.
Incontriamo un personaggio, Scauro, che, di fronte alla scelta di salvare dalla croce Gesù o Barabba, grida con tutta la sua forza il nome del Nazareno: sono pochi (nel caso specifico soltanto uno) i nobili di cuore?
Pochissimi. Senno non li chiameremmo nobili (parola latina che viene da nosco, che vuol dire conosco). E nobile è colui che emerge e viene conosciuto per le sue virtù.
Il loro grido inascoltato incide egualmente sul tessuto della storia?
Penso che incida egualmente.
Coinvolgente il pentimento di Barabba che, dopo aver commesso, anche dopo la morte di Cristo, molti misfatti, accetta la crocifissione serenamente, proprio per affrontare la stessa sofferenza di Gesù, al quale rivolge uno sguardo supplichevole, certo della sua clemenza…
Barabba ha un colloquio drammatico con Pilato, in cui esprime il suo dramma interiore di uomo che ha scelto il male e ha operato il male per tutta la sua vita, consapevole però che il male esiste in quanto negazione del bene. Egli non ha potuto ignorare questa verità elementare, che a molti, anche ai cosiddetti cristiani, fa comodo ignorare. È la legge dei contrari: vita-morte, luce-tenebre, tutto-nulla, Dio e il suo nemico. Barabba da ultimo sceglie il bene e quindi anche la morte come espiazione dei delitti commessi e lascia Pilato moralmente turbato e anche nel suo scettico “che cos’è la verità?”. La verità gli è stata davanti nella persona di gesù ed ora di barabba, che la folla antepose a Gesù.
Che cosa succederebbe oggi se Dio tornasse sulla terra?
Come la prima volta, quando l’hanno crocifisso. Giacché il vecchio Adamo è sempre presente in noi con il suo dualismo spirituale. Adamo parla di Caino e parla di Abele, lacerato nelle sue viscere paterne e nella coscienza di uomo che ha conosciuto il bene e ha scelto ilmale tanto da essere cacciato dal Paradiso Terrestre.
Bellissima intervista…..
Elena Bono ha scritto dei capolavori della letteratura del ‘900. In particolare il romanzo “Come un fiume, come un sogno”, il racconto lungo “Una valigia di cuoio nero” e il dramma teatrale “La grande e la piccola morte”.
Pochi la conoscono, ma quei pochi ne sono rimasti folgorati. Ci sono molti scrittori di ispirazione cristiana, ma pochissimi sono dei grandi scrittori. Sappiamo che non bastano i grandi temi o un pensiero forte per scrivere un libro degno di essere letto e ricordato. Serve una lingua, una voce unica, uno stile irripetibile. La parola scritta deve diventare letteratura.
Elena Bono ha sedotto me (e altri amici) per il suo modo di narrare ancor prima di rendermi conto che splendide verità stavano penetrando in me attraverso la sua scrittura, verità che, appunto, non si possono “dire”.
Mi sono spesso chiesto perché la sua opera rimanesse ancora misconosciuta. Ma oggi non me ne preoccupo più perché mi accorgo che la sua parola segue altre vie, diverse da quelle del successo di massa, e porta frutto nei lettori che, uno ad uno, la stanno scoprendo.
Sono tra i sedotti dalla scrittura di Elena Bono e mai più abbandonati.
Queste ultime opere, ma soprattutto i romanzi e anche la poesia, sono sempre a portata di mente e cuore. Bella questa intervista come bella è Elena, nel suo essere strumento per una Parola alta, ispirata, che vibra, maiuscola e vivente.
Sto leggendo i libri di Elena Bono, che non conoscevo purtroppo e che mi hanno incantata. Una valigia di cuoio nero, i racconti brevi, il romanzo Come un fiume, come un sogno,il dramma di Giovanna d’Arco, le poesie resistenziali – e non solo quelle – mi hanno enormemente arricchita. Sono gratissima a Stas’ Gawronski perchè senza la sua mediazione non l’avrei conosciuta. Ma è tardi, non posso più parlarne ai miei tanti allievi che l’avrebbero sicuramente amata. La critica italiana ci ha privato di una grande scrittrice. Una scrittrice profondamente cristiana ma che non ha niente di convenzionale, di “chiesastico”. La sua forza è come il soffiare del vento dello Spirito. Un mistero. Diffondiamo i suoi libri presso amici, conoscenti, persone che amano la letteratura. Elena Bono è una scrittrice da Nobel.