Letture: “Verso il fuorigioco”.

Della riflessione sull’espressione artistica e creativa il più possibile aperta che è propria di Bombacarta ritengo possano far parte anche momenti di cordiale ospitalità verso contributi di provenienze diverse. L’autore di questa recensione è Alex Bardascino, nato a Legnano il 31/10/1988. Attualmente segue il Master in Lingue e letterature moderne presso l’Università di Liegi.

Curreri, Derobertis, Magliani, Comberiati, Lagazzi, Altamura, D’angelo, Sansonna, Bolognini, Giudicetti, Giordano. Non si tratta dell’undici che ha vinto l’ultimo campionato di Serie A o la Champions League bensì di una formazione anomala che dà vita a Una squadra di storie sul calcio, come indica il sottotitolo di Verso il fuorigioco, avvincente raccolta, appunto, di storie connesse con l’universo del pallone, pubblicate dalle Edizioni Il Foglio di Piombino, nel maggio di quest’anno, e curate da Daniele Comberiati e Luciano Curreri (collana “Archivi Diversi” (2), pp. 170, 12 euro).

Gli undici racconti e saggi si snodano attraverso un particolarissimo filo conduttore, imprevedibile ma equilibrato, in cui si alternano storie di potenziali campioni, improvvisati calciatori in polverosi campi di provincia, geniali allenatori e questioni sulla natura del giornalismo e della letteratura sportiva: il tutto sospeso in una dimensione spazio-temporale altrettanto variegata, dalla provincia salentina al Mare del Nord, dai Balcani al Niger, dai primi anni Trenta ad oggi.

Ci troviamo di fronte a un insieme eterogeneo di persone e vicende che raccontano e si raccontano, muovendosi verso una linea immaginaria – il fuorigioco per l’appunto – oltre la quale è “quella terra di nessuno dove il calcio da gioco collettivo si fa individuale”. Ed è così che l’individuo si intreccia con la Storia con la esse maiuscola, come nel caso di Arpad Weisz, campione d’Europa sulla panchina del Bologna deportato ad Auschwitz, o di Vladimir Dimitrijevič, fuggito dalla Jugoslavia di Tito e rifugiatosi in Svizzera. Nei testi lo stivale è direttamente o indirettamente presente, sia esso il Bel Paese visto con gli occhi dei paisà Vincenzo Scifo e Maurizio Gaudino – impegnati in una lotta titanica per l’accettazione della propria identità – o quello immaginato dal talento pescarese Marco Masoni, riluttante a un’idea di calcio costruita a suon di morale e quattrini.  Ma il calcio che nutre una narrazione popolare è anche il giocare al pallone sui campi dell’oratorio, nel fango della Val Bormida o sotto la pioggia del nord Europa, insomma quello del ricordo dell’infanzia o del tentativo di riscatto sociale: le pagine iniziali e finali regalano in tal senso un’inattesa dignità a tali storie, lontane anni luce dai riflettori dei palcoscenici nazionali e internazionali e proprio per questo più sincere, sentite, talvolta toccanti.

Verso il fuorigioco racconta il calcio in maniera originale e inedita, ci ricorda quanto quella sfera di cuoio o cartapesta che tutti hanno inseguito o visto inseguire almeno una volta nella vita sia in realtà il paradosso di sé stessa; multiforme, mutevole, ricca di sfaccettature, a volte meravigliosa, come la palla insaccata da Maradona alle spalle di Shilton nel 1986, a volte disperata, come quella calciata lontano con rabbia da Mwepu nei mondiali del 1974 contro il Brasile.

 

 

 

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