[Report] Officina di novembre 2016

Sabato 12 novembre secondo appuntamento di Officina con un tema decisamente sfidante: “Cosa sono le storie?”.

Grande partecipazione di ragazzi e bombers; grande animazione ed entusiasmo per i diversi interventi che si sono succeduti: quali sono i contenitori delle storie, di cosa sono fatte le storie, da dove nascono le storie, le storie sono davvero necessarie, il cinema e le storie…

Come diciamo sempre, tanta carne al fuoco, proprio quel fuoco che scalda il cuore e ispira la narrazione, il racconto, le storie appunto.

Ed ecco qui di seguito, più nel dettaglio, gli interventi dell’Officina.

Il prossimo appuntamento è per il 17 dicembre.

Elena – Da dove nasce l’ispirazione artistica?

Il brano iniziale  è composto da alcuni versi tratti dalla poesia Sometimes di Mary Oliver dove la poetessa “dà alcune istruzioni” sulla modalità con cui l’artista deve guardare alla realtà:

Instructions for living a life.

Pay attention.

Be astonished.

Tell about it.

È seguita poi la visione dei primi 6 minuti del film Accattone di Pier Paolo Pasolini, per mostrare come PPP, una volta trasferitosi a Roma, avesse osservato, rimanendone fortemente colpito, la vita delle periferie romane e l’avesse rappresentata nei suoi libri e nei suoi film.

Accattone si può vedere qui.

Per sottolineare l’amore e lo stupore per Roma e i suoi “ragazzi di vita”da parte di Pasolini è stata proiettata una clip del film Pasolini, un delitto italiano. Nel video viene letta parte del suo poemetto intitolato Il pianto della scavatrice.

La clip si può vedere qui.

Il testo è questo:

Stupenda e misera città,
che m’hai insegnato ciò che allegri e
feroci
gli uomini imparano bambini,

le piccole cose in cui la grandezza
della vita in pace si scopre, come
andare duri e pronti nella ressa

delle strade, rivolgersi a un altro uomo
senza tremare, non vergognarsi
di guardare il denaro contato

con pigre dita dal fattorino
che suda contro le facciate in corsa
in un colore eterno d’estate;

a difendermi, a offendere, ad avere
il mondo davanti agli occhi e non
soltanto in cuore, a capire

che pochi conoscono le passioni
in cui io sono vissuto:
che non mi sono fraterni, eppure sono

fratelli proprio nell’avere
passioni di uomini
che allegri, inconsci, interi

vivono di esperienze
ignote a me. Stupenda e misera
città che mi hai fatto fare

esperienza di quella vita
ignota: fino a farmi scoprire
ciò che, in ognun, era il mondo.

Paolo – I contenitori delle storie. Cos’è un libro?

  • Il libro come oggetto statico e dinamico, fisico e spirituale. «Un libro, finché non lo si legge, è solamente essere in potenza, tanto in potenza quanto una bomba che non è scoppiata» (Maria Zambrano)
  • Mentre altri media come CD o DVD vengono riprodotti attraverso un apparecchio, il libro viene eseguito direttamente dalla nostra voce, immaginazione, emozioni, sentimenti… coinvolgendo tutto il corpo (dove leggiamo?);
  • Il libro non è mai attività solitaria perché prestiamo la nostra voce a un altro che parla con essa;
  • Il libro “ci prende”: Don Chisciotte e Madame Bovary. Il cattivo lettore proietta il suo ego nel testo, ingigantendo la precomprensione che ne ha; il buon lettore si lascia riflettere dal testo, ricevendo un’immagine di sé diversa, un punto di vista nuovo sul mondo.
  • Occorre imparare a leggere per imparare a leggersi. Solo dopo (molto dopo) si può pensare a scrivere.

Cristiano – “Esercizi” per il prossimo mese

Il programma di esercizi per il ciclo 2016-17 e il primo esercizio dell’anno sono disponibili in dettaglio in questo post.

Paolo – Di cosa sono fatte le storie?

  • L’incipit di Una risata nel buio di Vladimir Nabokov. Bastano pochissime righe per raccontare una trama, ma «i dettagli sono sempre benvenuti».
  • Due esempi di narrazione in versi da Raymond Carver: Chiudersi fuori e poi cercare di rientrare (QUI); e Mia moglie (QUI). Cosa vuole dirci Carver? E’ possibile dire lo stesso messaggio con altre parole che conservino la stessa forza comunicativa?
  • Il senso della storia si apprende attraverso i cinque sensi, come spiega Flannery O’Connor (Nel territorio del diavolo):«Se non gli viene dato modo di vivere la storia, di toccarla con mano, il lettore non crederà a niente di quel che il narratore si limita a riferirgli. La caratteristica principale, e più evidente, della narrativa è quella di affrontare la realtà tramite ciò che si può vedere, sentire, odorare, gustare e toccare.È questa una cosa che non si può imparare solo con la testa; va appresa come un’abitudine, come un modo abituale di guardare le cose. Lo scrittore di narrativa deve rendersi conto che non è possibile suscitare la compassione con la compassione, l’emozione con l’emozione, o i pensieri con i pensieri. A tutte queste cose bisogna dar corpo, creare un mondo dotato di peso e di spessore.[…] Il significato dev’essere incorporato nella storia, calato nel concreto. Il racconto è un modo per dire qualcosa che non può essere detto in nessun altro modo; per trasmetterne il significato, ogni singola parola è indispensabile. Le storie si raccontano perché una serie di considerazioni risulterebbe inadeguata. Se qualcuno ci chiede di cosa tratti una storia, l’unica è rispondergli di leggersela».
  • Concludiamo con la spiazzante poesia La carriola di Williams Carlos William (QUI), in cui gli oggetti più semplici racchiudono un valore misterioso. La poetica di Williams: «No ideas, but in things».

Tiziana – E se la storia non c’è?

Cosa succede quando si vuole fare un film, ma non si ha una storia?

Qui il cortometraggio da titolo “Da dove vengono le storie?” realizzato nel 2003 da Antonello Faretta per un workshop tenuto a Torino da Kiarostami, “Le strade di Kiarostami”.

Maurizio

[da completare]

Alcuni spunti emersi durante la giornata:

Abbiamo tutti bisogno delle storie (“Non mi piace leggere, ma mi piace sentirvi parlare di letteratura”) • Noi leggiamo le storie, ma sono le storie che ci leggono dentro • Per avere storie da raccontare occorre lasciarsi sorprendere dalla realtà, affinando i nostri sensi (“Mi sono tolta le cuffiette per ascoltare il silenzio”) • Una storia è il racconto di un fatto, o di una metafora? Le storie che ci conquistano sono entrambe le cose

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