Fiori e baionette

C’è un gesto che, dalla metà degli anni ’60, rappresenta la lotta e la vittoria sulla violenza: porgere un fiore a chi punta un’arma.

La celebre foto scattata da Marc Riboud nel 1967, durante una protesta a Washington contro la guerra in Vietnam, racchiude la potenza di quest’atto, così descritto dallo stesso fotografo:

Ho avuto la sensazione che i soldati avessero più paura di lei rispetto a quanta lei ne avesse delle loro baionetta… la ragazza si muoveva, danzava, tendeva le braccia, si distendeva davanti alla prima fila di soldati, prima di raccogliersi in quell’atteggiamento di preghiera , con il fiore vicino al viso.

Offrendo un fiore, si vuole estirpare un seme di morte e distruzione ed è strano pensare come spesso ciò accada per mano di figure piccole e all’apparenza indifese, insignificanti e calpestabili per la logica del più forte; invece, proprio per queste loro caratteristiche, esse sono il fulcro fondamentale del cambiamento.

Nel film Il labirinto del fauno seguiamo le vicende di Ofelia, una bambina divisa tra il mondo della guerra civile spagnola del dopoguerra e il mondo incantato popolato da antiche creature: entrambe queste realtà hanno luci ed ombre (spesso terrificanti) e in entrambe Ofelia si muove con coraggio. La prima prova che deve superare per dimostrare di essere la reincarnazione della principessa Moana consiste nel salvare un albero secolare dall’ingordigia di un mostruoso rospo gigante che, avendo scelto le sue radici come nido, ne sta provocando la lenta morte; munita solo di tre pietre magiche donatele da un Fauno, Ofelia si inoltra nelle profondità della terra e affronta il mostro con fierezza: “Ciao, sono la principessa Moana e non ho paura di te. Non ti vergogni a vivere qui sotto mangiando tutti questi insetti e ingrassando mentre l’albero muore?”. Ed è proprio sfruttando la sua insaziabile voracità che Ofelia riuscirà ad ingannare il rospo e a restituire la vita all’albero.

Fiera è anche la Fearless Girl, una famosa statua originariamente installata a Bowling Green, dove la piccola bambina di bronzo fronteggiava con sguardo intrepido l’enorme toro di Wall Street, simbolo del potere finanziario, scolpito in una posizione di attacco, pronto nella sua cecità di bestia a travolgere i deboli durante la sua corsa. La “bambina senza paura” venne poi spostata in Broad Street, forse perché il povero toro cominciava a sfigurare e a sentirsi in soggezione di fronte a lei. Questo dislocamento non fu però una sconfitta, come non lo fu, nel film Schindler’s List, il massacro della bambina dal cappotto rosso, l’unica figura a cui Spielberg sceglie di donare un poco di colore in un film che ne è completamente privo: in questo modo per lo spettatore diviene impossibile dimenticarsi di lei, nonostante la sua sia una storia invisibile in una storia troppo grande che travolge chi l’ha dovuta vivere; la “bambina in rosso” rende così giustizia a tutte quelle storie dimenticate e perse per sempre, sconfiggendo l’oblio di cui troppo spesso sono vittima gli innocenti.

Piccole cose hanno il potere di piantare in noi ignoti semi di speranza, in una lotta senza armi in baffo all’arroganza di chi non sa far altro che calpestare. Così, nel 2020, una ragazza afroamericana dalla gonna rossa, insegnante di una scuola dell’infanzia, ripete il gesto gentile immortalato da Riboud, donando fiori alla guardia nazionale, come in un giorno di festa: in realtà il suo è un consapevole e potente atto di protesta, preceduto da un discorso in difesa dei bambini a cui insegna e di cui si prende cura.

Un fiore donato a un militare in divisa potrà da qualcuno essere considerato un tentativo naif, destinato a lasciare il segno solo nell’immaginario costruito dai mass media, eppure la potenza iconica di un gesto di pace è più forte di qualsiasi atto violento, resiste all’incedere del tempo e ne segna l’avanzata. Perché opporre la gentilezza alla violenza rappresenta un cambio di paradigma, dunque capace di assumere una carica realmente rivoluzionaria.

Le grandi azioni di rivolta impallidiscono davanti alla portata di gesti così semplici; le figure che dominano il palcoscenico della Storia divengono ridicole di fronte a chi, così piccolo e leggero, riesce a parlare all’umanità tutta e a donargli perfino qualcosa.

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