La coscienza e la realtà
O la coscienza o la realtà. Bisogna scegliere. Chi fa espressione creativa ha davanti due strade: la strada della coscienza e dei suoi stati e quella della realtà e delle sue cose.
La prima conduce a panorami interiori, a visioni che bucano ciò che la vista propone, a deragliamenti dei sensi e paradisi artificiali, a un disagio del reale e ad un’ansia di assoluto, accompagnata a volte dalla percezione di un limite innaturale che la vita comporta.
La seconda conduce a panorami e paradisi terrestri, a gioiosi o dolorosi adeguamenti alla realtà del mondo, a una umiltà che permette di accogliere ciò che cade sotto i sensi, a una percezione del mondo come creato buono, a volte accompagnata dalla percezione della durezza e della resistenza che le cose oppongono all’uomo e che egli lima e addomestica col suo lavoro. Ma queste due strade, quella della coscienza e quella della realtà, non sono mai scisse: scorrono parallele e costituiscono insieme un binario. Senza il reale la coscienza è vuota e se essa lo rifugge si trova solo davanti al nulla, pur essendo alla ricerca dell’assoluto. Senza la coscienza la realtà è un fatto bruto, una superficie fredda che si impone come cosa anonima e muta.
L’arte, secondo BombaCarta, vive dunque di coscienza e di realtà: la coscienza accoglie e legge il reale attraverso l’espressione della propria creatività; la realtà apre la coscienza con la sua concretezza, fino anche alla meraviglia o al terrore.
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