Il denaro fa la felicità?

Apro il portafoglio ma dentro non vi trovo nulla, solo scontrini accartocciati, monetine, fidelity card… poco male, non importa, perchè ho un Bancomat che è anche Visa Electron, una carta di credito Corporate, due carte di credito appoggiate sul mio conto personale e una Visa ricaricabile per gli acquisti via internet. Ma non basta, ho anche il libretto degli assegni…non si sa mai. Alle volte mi domando: “e se non avessi nient’altro che denaro e rimanessi senza, cosa farei?”.

Beh probabilmente starei più attenta perchè in quel caso se rimanessi senza benzina dovrei spingere la macchina. Oggi senza soldi o senza carte se ti capita qualcosa di imprevisto, non fai nulla e non sei nessuno. ma avere la carta o le carte di credito non significa automaticamente avere molto soldi in banca. Anzi conosco persone ricchissime che vanno ancora in giro con i rotolini di banconote in tasca e che pagano l’autostrada in contanti.

Avere le carte significa essere “finanziariamente evoluti” ed avere la certezza quasi matematica che in un modo o nell’altro se ti capita un imprevisto riesci a superare bene qualsiasi difficoltà. Ma avere la certezza delal disponibilità non significa piuttosto anche “sentirsi liberi di poter comprare ciò che voglio sempre e ovunque?”. Questi strumenti del credito non hanno forse cambiato il concetto del denaro, il suo valore intrinseco e il nostro rapporto con esso? Allora provo a guardare i miei scontrini per vedere quanto ho speso e cosa ho comprato. Trovo addirittura scontrini della scorsa estate. Oltre ad un brivido che mi percorre la schiena nel fare una rapidissima somma, mi accorgo di una cosa: che neglio utlimi mesi, a parte le solite spese per i generi di prima necessità, ho speso molto meno che in quelli precedenti; ho comprato meno cose inutili, meno gingilli, riviste, vestiti. Perchè?Che cosa lega il mio spendere meno ad un periodo di tempo, ad un momento particolare e quali riflessioni ne scaturiscono? Il denaro a cosa mi serve? Domanda molto stupida se presa così alla lettera. Certo il denaro ci serve per vivere, per mangiare, per vestirci ed inoltre ci può servire “quel tanto quanto” ci è utile per raggiungere un nostro “fine” personale che non è mai quantificabile numericamente, o almeno si spera. Che è un concetto, una missione, un “pensiero stupendo” o, almeno, dovrebbe essere così. Non parlo di un ideale, di un sogno perchè “idealizzare” significa ad un certo punto perdere il contatto con la realtà e magari anche crollare nel momento in cui ti accorgi che il tuo obiettivo era solo “un’idea” senza radici profonde. Bene riflettendo sugli scontrini riesco a legare il mio spendere di meno con un periodo felice, pieno di cose che non costano nulla, e che sono, quindi gratuite ma molto molto preziose. Che cosa è, oggi, che non costa nulla? L’unica cosa che non costa nulla sono gli affetti, le relazioni profonde, le amicizie vereche viaggiano ad un livello più elevato, più spirituale, non le amicizie utilitaristiche che mi spingono ad essere amica di una persona solo perchè spero di avere qualcosa in cambio. Di amici così, ad esempio, ne ho avuti e ne ho tantissimi, me ne sono accorta un po’ tardi, ma va bene lo stesso. L’avere una vita relazionale piena e vera rende felici e i soldi sono un po’ meno importanti. Ma questa relazione tra denaro e felicità è misurabile? Ha evidenze scientifiche, economiche? C’è una corrente di pensiero economico, ci sono economicsti che hanno misurato ed analizzato le variabili economiche legate alla felicità. Certo non bisogna assolutizzare, non si potrà mai dire che il povero è felice e il ricco no. Tuttavia è stato riscontrato che la variabile reddito medio, a livello macroeconomico, è legata alla felicità da un rapporto inversamente proporzionale. E ancora che il tmepo libero se non riempito con le relazioni proficue di amicizia costa moltissimo ma non sossidfa pienamente. Queste ultime considerazioni fanno parte di un libro molto interessante cho ho letto, scritto da un economista; “Il denaro fa la felicità?” Chi non è economista come l’autore Leonardo Becchettio come la sottoscritta, non si spaventi perchè il libro, che fa parte della collana divulgativa della Laterza, I Punti Intterrogativi, è leggibile e fruibile da tutti. E’ interessante perchè per una volta il legame tra denaro e felicità non viene trattato in un’opera letteraria o filosofica, ma in maniera scientifica con dati alla mano e per di più da un economista. Leggere questo libro di dimensioni ridotte, tra l’altro serve per riflettere su se stessi, sull’uso del denaro, sigli obiettivi personali, sul terzo mondo, su quelle attività, come il volontariato, che hanno un’utilità sociale, sul tempo libero e sull’uso che vogliamo farne. In una nazione è importante la misurazione della felicità al pari del Prodotto Interno Lordo, di cui tutti parlano. Partnedo da questo libro vado più a fonda ad indagare su altri desideri, altri obiettivi che in qualche modo possono essere legati a qualcosa che costa e allo sforzo che io metto per guadagnare denaro per soddisfare questi desideri e mi nasce dentro uan provocazione che va oltre le problematiche del terzo mondo, quelle universali ma è piuttosto legata ad elementi soggettivi. Per me quanto è importante il denaro e per che cosa? Ad esempio io desidererei poter guadagnare di piùe mettere da parte qualcosina per poter avere un luogo, magari in campagna dove vivere liberamente con i miei amici, poterli invitare, fare cose insieme, condividere, creare isnieme qualcosa che aiuti altri, non necessariamente solo a mangiare o a vestirsi ma anche nutrirsi interior,mente, a nutrire la propria anima. esiste anche un volontariato culturale che crea consapevolezza e quindi anche felicità! Guadagnare quel tanto in più che mi basta per…E’ un’ambizione certamente legata al denaro ma anche la realizzazioen di un desiderio non egoistico quindi per gli altri. All’amicizia non serve il denaro, serve quello che sta sotto, che è più nascosto, che sta nell’anima, nel terreno interiore dove coltiviamo poco a poco le nostre relazioni. Leonardo Becchetti ha affrontato con coraggio un tema importantissimo che fino a poco tempo fa era terreno della religione. Ora non rimane che proseguire la collana…

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  1. silvia ha detto:

    secondo me molte perzone anno il denaro, ma si sentono profondamente sole, perchè non amano il prossimo per quello che è.

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