BombaBibbia Report (04/2010)
Serata intensa per il primo BombaBibbia nella nuova sede di via Panama! Un rincorrersi di keywords davvero sorprendente. Cominciamo con il Libro del profeta Isaia 30,18-26, una promessa di pace… guadagnata!
«Anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro […] il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse».
Il Signore non si nasconde più al suo popolo, ma invece che nutrirlo di latte e miele… lo ciba di afflizione e tribolazione. Lo cura, sì, ma dai lividi che lui gli ha procurato. E’ il realismo della correzione che il «maestro» – sorprendente che compaia questo titolo – dispone prima di dire: «Questa è la strada, percorretela». Ed ecco la prima keyword: strada. Il brano successivo, infatti, è il Vangelo secondo Giovanni 14,1-8: «Io sono la via, la verità e la vita». Beh, wow. Alla faccia della coincidenza. Tutt’altra atmosfera nella conclusione del Libro di Qohelet 12,1-8… una grandiosa descrizione della vecchiaia che non posso non riportare per intero:
« Ricòrdati del tuo creatore
nei giorni della tua giovinezza,
prima che vengano i giorni tristi
e giungano gli anni di cui dovrai dire:
“Non ci provo alcun gusto”,
prima che si oscuri il sole,
la luce, la luna e le stelle
e ritornino le nubi dopo la pioggia;
quando tremeranno i custodi della casa
e si curveranno i gagliardi
e cesseranno di lavorare le donne che macinano,
perché rimaste in poche,
e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre
e si chiuderanno le porte sulla strada;
quando si abbasserà il rumore della mola
e si attenuerà il cinguettio degli uccelli
e si affievoliranno tutti i toni del canto
[…] prima che si rompa il cordone d’argento
e la lucerna d’oro s’infranga
e si rompa l’anfora alla fonte
e la carrucola cada nel pozzo
e ritorni la polvere alla terra, com’era prima,
e lo spirito torni a Dio che lo ha dato.
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
tutto è vanità».
Chapeau, versi che neanche Montale. C’è una sottile tramatura di metafore, come spiegano le note di qualsiasi Bibbia… ma anche altro. L’autore non dice: “Ho perso la vista, non vedo il sole”, ma che il sole e la luna si oscurano. Non dice: “Sto diventando sordo, non sento più”, ma che non ci sono più canti. E’ la fine di un mondo. E’ un’apocalisse. O forse, al contrario, è una genesi? Il brano, infatti, procede per sottrazioni: prima scompaiono i sensi, uno alla volta; poi sopraggiunge la morte (il filo che si spezza); poi il corpo si dissolve; infine restano solo due cose: il soffio vitale e Dio. Tutto il resto viene tolto, come i mattoncini delle costruzioni, finché non rimane l’essenziale. Sembra di essere tornati sull’abisso delle origini, prima della creazione. Ed ecco, a proposito di creazione, che il brano successivo ci rimanda proprio alla Genesi 49,1-2.8-12:
«Un giovane leone è Giuda:
dalla preda, figlio mio, sei tornato».
Ci fermiamo un poco a discutere sulla benedizione di Giuda e sull’immagine del leone, il “forte”, poi ripreso nella letteratura fino all’Aslan di Lewis e al Graograman di Ende. Anche stavolta la conclusione del brano («bianchi i denti per il latte») ci riallaccia al brano successivo. «Bramate il puro latte spirituale», esordisce infatti la Prima lettera di Pietro 2,1-10, che prosegue con la metafora della pietra che può fare inciampare o dare fondamento, essere scartata o scelta di proposito, e posta a fondamento di un edificio. A proposito di edifici. A Gesù non piaceva guarire tra le mura di casa. E nemmeno dentro i villaggi. Lo dice chiaramente il Vangelo secondo Marco 8,22-26:
«Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio […] lo rimandò a casa dicendo: “Non entrare nemmeno nel villaggio”».
Come mai questa avversione? Forse un invito a uscire dal contesto quotidiano perché possano aprirsi gli occhi del cieco. Occhi che, peraltro, mettono in difficoltà Gesù: deve imporre le mani ben due perché riacquisti del tutto la vista. Dopo la prima imposizione, infatti, il cieco dice:
«Vedo la gente, perché vedo come alberi che camminano».
Un’affermazione che scatena le più fantasiose congetture tolkieniane… va bene rileggere Il Signore degli Anelli alla luce del Vangelo, ma chi avrebbe mai pensato di leggere il Vangelo alla luce de Il Signore degli Anelli? Ma a BombaBibbia succede anche questo…
io, che c’ero, posso confermare, un laboratorio “epico”, con tanto Lewis e tanto Tolkien a condire i versetti biblici! (e a proposito di Lewis: il leone si chiama Aslan e non Arslan, lapsus letterario!).
I versi finali di Qoelet, che meraviglia, manco Borges e Montale messi insieme..ma chi è questo che scrive “da Dio”?
caro Paolo,
come dicono a Napoli, tu sì nu zuccaro! grazie, ciao
marilù
ARGH! Correggo subito. Certo che… «La masseria dei leoni», mica male! ;-)