La risposta soffia…
“Il re ordinò che fossero legati/ e gettati nella fornace ardente”. Il re di cui si parla è Nabucodonosor, la fornace ardente attende chi non adorerà “l’idolo d’oro”. Siamo dinanzi ai versi di una canzone di Johnny Cash, The fourth Man. La fornace ardente a cui allude il testo (fiery furnace), prima di essere un luogo comune del romanzo americano, le cui tracce sono tanto nel melvilliano Moby Dick che nei racconti di Hawthorne, è estrapolata da un brano biblico. Per narrare la sua personale (e sofferta) redenzione, Cash sceglie di interpretare un passo del profeta Daniele. Come è accaduto a Sadrach, Mesach e Abdenego nel passo biblico, Cash sente di avere camminato nelle fiamme e di esserne uscito, soccorso da un misterioso “quarto uomo”. Quello del corpo a corpo con le Sacre Scritture non è solo la cifra poetica del cantante scomparso nel 2003, na un topos ricorrente nella canzone popolare americana. Mediata dal grande patrimonio afroamericano dei gospel, nel quale il cristianesimo ha riversato il suo patrimonio figurale, lessicale e simbolico, la canzone Usa ha attinto a piene mani dal testo biblico, spingendosi in alcuni casi fino alla citazione letterale. Insomma se c’è un pre-testo che percorre l’intero mondo della canzone americana, popolare e d’autore, è proprio la Bibbia. La Bibbia ha fornito immagini, simboli, un intero linguaggio, come si addice a un testo fondativo, ad alcune delle più significative voci americane.
Questa appropriazione è rintracciabile anche in personalità che la critica ha sempre dipinto come distanti dalla fede. Come Woody Guthrie, una delle figure più intense del panorama musicale americano, cantore dei diseredati, delle vittime della Grande depressione, degli esclusi dal sogno americano. Ebbene Guthrie intitola una canzone a Gesù (Jesus Christ), nella quale attinge ai Vangeli con grande attenzione filologica per fare del suo personale Messia un’incarnazione della lotta per la giustizia. Gesù, canta Guthrie, “aveva viaggiato in lungo e largo” (Matteo, 8, 20 e Luca, 9, 58), era un falegname (Marco, 6,3), venuto “a portare non la pace, ma la spada” (Matteo, 10, 34), il cui insegnamento è di dare tutto ai poveri (Matteo, 19, 21; Marco, 10, 21; Luca, 18, 22). E la convinzione che “i poveri un giorno erediteranno il mondo”, espressa nel brano, trova la sua base scritturale nel Discorso della montagna.
Chi è profondamente debitore del mondo poetico di Guthrie è Bruce Springsteen al quale si deve una riscrittura del personaggio di Tom Joad, portagonista del romanzo Furore di John Steinbeck, già cantato dallo stesso Guthrie. La produzione di Springsteen è disseminata di simboli, motivi e citazioni bibliche, in particolare per dire la salvezza e l’ansia di redenzione. Il tragitto che nella sua ormai trentennale carriera Springsteen fa descrivere ai suoi personaggi è infatti un progressivo abbandonare l’oscurità per approdare in un territorio di luce. Se in un brano giovanile, il cantante attinge dall’Esodo e alle immagini del deserto per proclamare la sua fede nella Terra promessa (The promised land), in una canzone della maturità – Across the border – la salvezza è declinata, come ha notato Antonio Spadaro, con le parole del Salmo 23. Ma è soprattutto nei brani di The rising, composti dopo l’11 settembre, che il linguaggio di Springsteen assume coloriture sempre più religiose. In The rising (il verbo to rise significa ascendere, sollevarsi, resuscitare) un pompiere corre nelle mai citate Twin Towers. L’uomo risponde alla “croce della sua chiamata”. Sale con un macigno sulle spalle, ha perso la sua strada nell’oscurità per quanto è salito, non riesce a vederre nulla davanti a sé e niente alle sue spalle, non sente nulla se non la catena che lo lega. Incrocia facce annerite, occhi che bruciano. Si imbatte in spiriti: sono “sopra e dietro” di sé. Il nominare gli spiriti indica qui la frattura della realtà. Siamo ancora in questa vita? Nell’altra? Sono persone vive? Sono anime? Quello che è certo è che siamo ormai in un’altra dimensione. Negli attimi che precedono la morte, l’io poetico vede l’immagine “sacra” dei suoi figli danzare in un cielo di luce. L’uomo giunge a trovarsi faccia a faccia con “la luce incandescende del Signore”. Il fuoco, che Springsteen nomina quando canta di un “vento infuocato”, è lo Spirito. Qui riecheggia la parola biblica: lo Spirito santo è il vento (Giovanni, 3,8) che avvampa il fuoco, Spirito e fuoco sono una cosa sola (Atti degli apostoli, 2, 2-3). Nella sua carriera, Springsteen ha incontrato il patrimonio musicale di un altro storico cantore Usa, Pete Seeger, il cui brano Turn! Turn! Turn! è una riscrittura di un passo dell’Ecclesiaste (3, 1-8).
L’autore che più di altri ha contribuito a rivoluzionare il linguaggio non solo musicale del rock, fino a a fare esplodere i limiti della forma-canzone, forzando i confini tra poesia e musica, rock e tradizione popolare è Bob Dylan. Ha scritto Alessandro Carrera: “Sarebbe troppo poco dire che Dylan legge la Bibbia, cita dalla Bibbia, si fa ispirare dalla Bibbia. Dylan è letteralmnete attraversato dalla Bibbia, annega nella Bibbia e con la Bibbia risorge alla superficie. Non c’è quasi allusione oscura nelle sue canzoni che non sia riconducibile a un riferimento biblico”. E allora, sul filo del lavoro esegetico compiuto da Carrera, prendiamo in esame uno tra i più celebri brani di Dylan, All along the watchtower. ” C’è troppa confusione/ non riesco a trovare pace”, canta Dylan. Ma di una “città della confusione” e di una “torre di vedetta” c’è traccia in Isaia (24, 10 e 21, 5). mentre dell’ora che si fa tarda e del dovere di stare in guardia, come ricorda ancora Carrera, ci si può riferire a Matteo (24, 42-43). Ancora nel testo di Dylan fanno irruzione uno “sciacallo”, l’ululato del vento, l’avvicinarsi di due cavalieri, tutti segni della distruzione che si avvicina. Il riferimento è alla caduta di Babilonia. I rimandi alla Bibbia sono presenti anche in altre composizioni di Dylan. Si pensi ai celebri versi di Blowin’ in the wind nei quali è richiamata l’immagine della colomba (Genesi, 8, 8), o a quelli di Highway 61 revisited nei quali il mancato sacrificio di Isacco (Genesi, 22, 3) si compie sotto la minaccia di essere “deportati” lungo la highway 61.
L’ossessione della morte e della caduta permea un brano di Tom Waits, Dirt in the ground nel quale è richiamato Ezechiele 37, 4: ” Caino uccise Abele con una pietra/ il cielo si squarciò/ il tuono risuonò// Potranno queste ossa asciutte rivivere lungo un fiume di carne?/ Chiedilo a un re o a uno straccione/ la risposta sarà sempre/ saremo tutti/ polvere nella terra”.
Il “polvere sei e polvere tornerai” (Genesi, 3, 19) riecheggia anche in un brano di Steve Earle, Ashes to ashes, apparso nel controverso album Jerusalem, nel quale è presente anche un’allusione all’episodio della torre di Babele (Genesi, 11, 9): “Faresti bene a tenere a mente / che ogni torre cadrà/ non importa quanto forte possa essere/ un giorno ogni grande muro si sbriciolerà/ ogni idolo cadrà/ Polvere alla polvere/ cenere alla cenere”. In Jerusalem, un presente ingoiato dalla violenza si scioglie nella visione escatologica, quando “il lupo e l’agnello pascoleranno insieme”. (Isaia, 65, 25)
Pubblicato anche su ‘L’Osservatore Romano’ – 22 ottobre 2008
Ciao Luca. Mi chiamo padre Massimo, sacerdote passionista. Da diversi anni mi occupo di convergenze tra musica e spiritualità, al tema ho dedicato un blog e da due anni conduco una trasmissione a tema su una radio locale cosentina (www.rlb.it). Nel blog c’è il podcast delle trasmissioni, presente su iTunes nella sezione “Religione & Spiritualità”. In radio ho dedicato uno speciale chiamato MONODOSAGGIO, una visita nella discografia ragionata delle rockstar (John Lennon, Baustelle, U2, Giuni Russo, Ligabue, Zucchero etc.). Tra i vari special, ne abbiamo realizzato uno dedicato a Bruce Springsteen, utilizzando il testo di un tuo articolo pubblicato su “Jesus” (ovviamente citando la fonte e l’autore). Sarebbe bello e interessante poterti intervistare, conoscere un tuo parere. Da tempo seguo i tuoi articoli e le sortite nel rock, di grande spessore. Si apprende molto. In radio andiamo in onda al mattino del martedì, dalle ore 10.30 alle 11.30. Se vuoi, puoi dare risposta via mail lasciandoci un recapito telefonico per contattarti. Ne sarei veramente felice. In attesa di una tua risposta (positiva), ti saluto.