Il nuovo western: i giovani, i belli e i coraggiosi

WesternIl grande romanziere inglese Graham Greene non nascondeva che, tra i suoi modelli letterari, un posto fosse riservato a Zane Grey. Un nome che oggi non dice più nulla al lettore italiano, eppure tra il 1930 e il 1970 i suoi numerosissimi romanzi western furono riproposti di continuo e con successo da Sonzogno. Come pure spopolarono i titoli di Louis L’Amour per Mondadori: Hondo, Apache, Sentiero di guerra, Giustizia texana, Nevada, Terra selvaggia, L’orgoglio dei Sackett… Ma oggi? Abbiamo detto addio ai vecchi romanzi d’appendice con pistoleri incanagliti, sceriffi senza macchia, carovane sul confine e donzelle in pericolo? Se fate un salto in libreria, scoprirete qualche sorpresa. Qualche mese fa, ad esempio, Einaudi ha tradotto Tutti i racconti western di Elmore Leonard (pp. 676, € 20), tra cui figurano alcuni classici del genere poi passati in pellicola, come Quel treno per Yuma o Io sono Valdez. Mentre esula da ogni categoria Il mostro degli Hawkline di Richard Brautigan (Isbn, pp. 204, € 15), un gioco di generi letterari che parodizza tanto i romanzi gotici come quelli western. Alexandra Fuller, in La leggenda di Colton H. Bryant (Mondadori, pp. 229, € 18,50), c’introduce – fin dal titolo – nell’epica, ma tragica avventura, di un giovane padre tra caccia, pascoli e giacimenti di petrolio. E poi c’è Cormac McCarthy, naturalmente. Balzato all’attenzione della critica con l’assegnazione del Pulitzer per La strada, McCarthy ha riformulato completamente i canoni del genere, fino a trasformarlo in un’indagine metafisica sulla presenza del male. Nei suoi romanzi la violenza più spietata e assurda – come in Meridiano di sangue, Figlio di Dio, Non è un paese per vecchi – diventa interrogativo sul significato della vita e ammutolita implorazione a un insperato manifestarsi del bene.

Charles Angelo SiringoFreschissimo di stampa è invece Così giovane, bello e coraggioso (Fazi, pp. 413, € 19,50), il nuovo romanzo di Leif Enger, che ci restituisce il piacere innocente della narrazione. Siamo nel Minnesota d’inizio Novecento e Monte Becket, autore di un solo ma fortunato bestseller, è in piena crisi creativa. Moglie e figlio lo sostengono, ma le sue storie hanno perso forza. Finché non gli piombano addosso l’ex-bandito Glendon Hale, l’anziano ma implacabile detective Charlie Siringo, lo scavezzacollo Hood Roberts, un circo accampato in mezzo alla prateria, una città in fiamme, un frutteto trapiantato dai Mari del Sud alla California, un’alluvione, un paio di sparatorie, inseguimenti a cavallo, in automobile e in barca. E, ovviamente, qualche bella e indomita messicana. Insomma, sembra che Enger abbia riunito tutti gli ingredienti più classici del genere per confezionare una dichiarazione d’affetto ai romanzi di puro intrattenimento. E non a caso vi ha arruolato il personaggio di Charles Angelo Siringo (nella foto a fianco), detective autenticamente esistito nonché scrittore italo-americano che precorse il genere western. Eppure, dietro l’apparenza del racconto volutamente spensierato e melodrammatico, Enger dice qualcosa di più. I suoi personaggi dovranno rinunciare a ciò che più vogliono per poterlo ritrovare, sia esso la libertà o il desiderio di scrivere. E viene da chiedersi se, dietro la storia di Monte Becket, non ci sia un risvolto autobiografico: anche Enger infatti è del Minnesota, sposato, autore di un solo bestseller uscito ben sette anni prima di questo nuovo romanzo. Avrà affrontato anche lui una crisi creativa? e come ne sarà uscito? Forse proprio come il suo personaggio, abbandonandosi senza troppe preoccupazioni alla prorompente e romantica avventura della vita. E in fondo non è questo che c’insegnano, i romanzi d’appendice? G.K. Chesterton li definiva “letteratura a sensazione”, «un vangelo più schietto e valido di tutti gli iridescenti paradossi etici… semplice come il tuono del cielo ed il sangue degli uomini».

(pubblicato su Famiglia Cristiana 19/2009)

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  1. andrea monda ha detto:

    parto dalla fine, splendida la citazione di Chesterton. Ma splendido tutto il tuo pezzo, grande Paolo. Ho letto il libro di Enger e mi sono divertito, molto, sono libri che fanno bene alla letteratura. Borges diceva che la letteratura è un altro nome della felicità e che Chesterton gli aveva donato tanta di quella felicità.. ecco, Enger con i suoi romanzi, anche una volta ogni 7 anni (peggio di Giacobbe con le sue mogli!) fa lo stesso per il sottoscritto. E l’attesa non è male.

  2. Paolo Pegoraro ha detto:

    chiediglielo un po’, quando lo senti… sono proprio curioso di sapere il perché di questo silenzio! e poi la differenza tra i due titoli è notevole.

  3. Maurizio C. ha detto:

    romanzi di intrattenimento… non so

    sono combattuto, tutto il mio desiderio di intrattenimento lo sfogo con cinema e fumetti,
    nella letteratura cerco la lotta con l’angelo (spadaro insegna)

  4. Paolo Pegoraro ha detto:

    In BC c’è spazio per tutti… mica possiamo leggere solo la O’Connor, Carver e Tondelli… sai che musi lunghi, altrimenti O___O

    Insomma, non prendiamoli troppo sul serio questi angeli, altrimenti non riescono più a volare!

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