Laboratorio O’Connor – Report di dicembre
Ciao! Nonostante un inizio in sordina, l’ultimo laboratorio è esploso in una partecipazione piuttosto viva e poliedrica. La scelta dei testi si è basata essenzialmente sul tema del mese, ovvero “Tagliare”, ma ha avuto anche alcune incursioni su “temi altri”. Di seguito i testi che sono stati letti:
Thomas S. Eliot, Gli uomini vuoti: un vero “poema” senza tempo, dove la coralità e la teatralità del linguaggio accompagnano sensazioni sulla vita e sulla morte dentro versi tagliati e parole che traghettano verso un ambiente vuoto eppure colmo di immagini;
Pearl S. Buck, Il segreto di Natale: uno squarcio sulla cena di Natale in una famiglia gravata da un segreto indicibile con tanto di “sacro” taglio del tacchino, naturalmente cotto alla perfezione;
V. Grossman, Vita e destino: un breve passaggio fra sogno e realtà mentre fuori la guerra imperversa; un taglio dentro i ricordi che improvvisamente si tramutano nella necessità di salvarsi;
Walter J. Ong, Oralità e scrittura: da un saggio una molteplicità di spunti di riflessione sul rapporto fra scrittura e tecnologia; una serie di considerazioni che sono in se stesse l’anima dei nostri laboratori, in particolare quando l’oralità e la scrittura si incontrano;
Marco Lodoli, I professori e altri professori: la parte finale del racconto “Il rinoceronte” ci trasporta in una quotidianità fatta di sensazioni semplici quanto banali, ma così vere da segnare la vita di un’insegnante e della sua ex allieva, ora donna e madre;
J.R.R. Tolkien, Il Signore degli anelli: un tuffo con Gollum nella chiosa di un’epopea affascinante, con il famoso taglio del dito adornato dal tesoro;
W. Szymborska, Scrivere il curriculum: se il cinema per Hitchkock è la vita senza le parti noiose, il curriculum è la sintesi della nostra esistenza senza le cose brutte… ma in fondo “una selezione di fatti” a dirla tutta un po’ noiosa. La vita, infatti, è altrove!
Racconti di un pellegrino russo: ecco il brano letto, per intero: «Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino della specie più misera, errante di luogo in luogo. I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso con un po’ di pan secco e, nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null’altro». Più che tagliare, c’è un’apertura verso il tutto, verso la vita, verso l’inizio di qualunque cosa;
L. Doninelli, L’incendio dei sogni: il prologo di un nuovissimo romanzo dove il cinema, il suo linguaggio, le sue invenzioni vivono nella luce, vera protagonista dei momenti salienti dell’incontro fra i due protagonisti, isolati in queste fessure luminose.
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