BombaBibbia Report (05/2010)

BibbiaUltimo incontro dell’anno per BombaBibbia. Un finale… in gloria. Si comincia infatti con un inno alla gioia tratto dal profeta Isaia 55. Una festa universale, nel senso più proprio della parola: gli invitati sono le montagne, i colli, gli alberi, la pioggia e la neve. Una festa nella quale il cielo e la terra non sono semplicemente lo sfondo e il contenitore, ma i soggetti principali. Tra i presenti, due si differenziano non poco:

«Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri»

Il cielo e la terra sono evidentemente due cose diverse, ma… dov’è che finisce uno e comincia l’altro? quanto bisogna alzarsi dalla terra, per essere in cielo? un centimetro o cento chilometri? Così i pensieri di Dio e quelli dell’uomo sono due realtà nettamente distinte eppure intersecate, opposte ma anche contigue. Due soggetti così diversi da attrarsi inesorabilmente… insomma, ci sono tutti i presupposti perché, come in ogni festa che si rispetti, scocchi l’amore. È quello che racconta il profeta Geremia 27,7-9: c’è la seduzione, la resistenza e la resa. Una vera guerra d’amore, degna di Gaspara Stampa:

«Mi dicevo: “Non penserò più a lui,
non parlerò più in suo nome!”.
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
chiuso nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo»

Caravaggio, Giuditta taglia la testa a Oloferne

Caravaggio - Giuditta che taglia la testa a Oloferne

E se l’amore è una guerra, anche in guerra si può usare l’arma dell’amore. Parliamo ovviamente di Giuditta 13,1-10 che ci introduce a una narrazione sorprendentemente… poliziesca. Sì, perché Giuditta ha studiato in ogni dettaglio come realizzare l’assassinio perfetto. Tanto che se ne può uscire tranquillamente dalla tenda di Oloferne portandone la testa in un sacco, magari salutare pure la guardia all’esterno, attraversare tutto l’accampamento avversario e andarsene a casa lieta e tranquilla con la sua ancella. Viene in mente un racconto del ciclo di padre Brown, L’uomo invisibile. Anche in quel caso l’assassino è un insospettabile che entra ed esce dalla casa della vittima senza destare sospetti, tanto che… può portarne via il suo cadavere dentro un sacco!
Duelli d’amore, duelli di parole. E infatti la tradizione avverte: occhio alla lingua, piuttosto che alla spada. A dimostrazione, ecco che nel vangelo di Matteo 15,21-28 appare una donna altrettanto forte. Già, perché quando Gesù le rivolge un insulto affettuoso e garbato travestito da vezzeggiativo («cagnolini»), la Cananea non si tira indietro. Guanti di velluto e fioretto in resta, lancia una stoccata magistrale: «È vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Una lezione di stile per Giuditta. A volte tagliare una testa non basta: occorre usarla. E chissà come ci saranno rimasti i discepoli, insofferentissimi, che si erano accostati al rabbi implorandolo di esaudirla pur di scollarsi dai piedi quella donna che li seguiva strillando. Decisamente bamboccioni, questi discepoli: non sapevano di cosa è capace una madre per i propri figli? L’amore sa essere bruciante. Insopportabile, insistente, fuori luogo, fastidioso. Ma non per chi lo accetta con innocenza. Così, almeno, sembra dire Isaia 33,14-16:

«Lo spavento si è impadronito degli empi.
“Chi di noi può abitare presso un fuoco divorante?
Chi di noi può abitare tra fiamme perenni?”.
Chi […] si tura gli orecchi per non udire fatti di sangue
e chiude gli occhi per non vedere il male».

Sembra di vedere la scena dei tre giovani nella fornace (Daniele 3). Oppure certi Giudizi Universali – come quello di Giotto nella Cappella degli Scrovegni – dove il lago delle fiamme infernali è formato dal sangue che sgorga dall’alto, dal petto del Cristo glorioso. Non sono fiamme: è sangue, sangue che brucia. Ma a sentire Isaia, lo stesso luogo, orripilante per gli uni, sembra vivibilissimo e perfino desiderabile per altri. Per gli empi è fuoco, per gli innocenti un luogo ventilato. Sembra quasi dire che paradiso, purgatorio e inferno… sono tutti lo stesso luogo, cioè l’immenso bacino dell’amore divino, dove ognuno si trova più o meno bene a seconda del grado di corrispondenza. E un amore del tutto non corrisposto, e ignorato per sempre, può bruciare proprio come fuoco.
L’innocente, si diceva: lui no. Ripensando al tema dell’Officina sullo «spogliarsi» ci viene spontaneamente alla memoria un brano. E’ il vangelo di Marco 14,43-52 con l’arresto di Gesù e il misterioso giovane coperto di un solo lenzuolo. Un brano intenso, che comincia con «una folla con spade e bastoni», culmina con il bagliore della spada, e si conclude nel disarmo più totale: la resa del maestro e il discepolo che fugge via completamente nudo.

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