Dall’etica alla poesia: andata e ritorno
Per me è davvero poco consueto partire dalla fine. Ovvero non mi capita mai di sviluppare un pensiero o un’idea cominciando dal fondo o dal punto d’arrivo. Eppure oggi non è andata così. È sempre colpa di qualcuno o di qualcosa che le cose si muovono… Guardate l’immagine di apertura di questo post.
La colpa di questo post è di Alex Giordano. Alex è un amico oltre che un marketer di fama, una delle anime di Ninja Marketing e docente di Social Media Marketing ed etnografia digitale. Ho ricevuto via web i Quaderni del Societing, un numero dedicato agli interventi e alle proposte teoriche emerse durante la Summer School in Finanza, Economia ed Etica, tenutasi a Salerno tra il 21 ed il 27 Agosto 2010. E quale fotografia chiudeva il documento? Bè, questo grande foglio pieno di spunti di riflessione per la redazione di un manifesto. Cosa mi ha colpito? Ovviamente la presenza, neanche troppo nascosta, della parola “poesia” in un mondo di insiemi che esprimono valori di mercato, di impresa, di società.
Al centro campeggia l’anima trainante del manifesto (badate, ci si riunisce, ci si associa per redigere un manifesto, ovvero per mostrare qualcosa di nuovo al resto del mondo, per creare qualcosa di valore insieme!): etica. L’amico e marketer Dr_Who con cui ho discusso di questa immagine mi ha fatto osservare un particolare importante: la distanza fra etica e poesia.
È una distanza enorme su questo cartellone, non lo è nell’esperienza di un autore o di un lettore, nel senso che questo percorso viene compiuto ma non percepito come una “distanza”. È un cammino, mediato da quella “passione” che sta immediatamente a destra del cuore del poster (qui il paredro seduto alla sinistra è lo stato…).
Ed è interessante che il marketing, come la letteratura, abbia alla propria base l’esperienza, o meglio, il fare esperienza. Pensiamo ad un brand: un brand non è un’azienda, non è un prodotto e non è neppure un logo. È più esattamente un insieme di sensazioni che una persona avverte nei confronti di un prodotto, di un servizio, di una organizzazione o quant’altro entri nella sua sfera di relazioni. Come sostiene da sempre Dr_Who sono le persone che acquistano i prodotti di una determinata azienda ad essere i proprietari del brand. Nell’era post-moderna della quale siamo protagonisti, il complesso di relazioni che intratteniamo con il mondo circostante (ivi compresi i brand e i prodotti a cui siamo interessati) e l’esperienza che ne facciamo diventano intimamente connessi. Diventano una storia, una delle infinite storie che raccontiamo. E della quale rivendichiamo senso, significato, valore.
In un percorso marketing oriented o literature oriented, come si arriva dall’etica (capacità di mettersi in discussione e ritrovare una parola intima che sia veramente generatrice di senso) alla poesia (il “cuore” dell’engagement, del contatto, del “fare presa”)?
Il tabellone del manifesto in nuce ci guida atraverso due binari paralleli che sfociano nella meta: da un lato, coerenza, doppia morale e persona (!); dall’altro, sostenibilità, formazione, rete. E qui c’è tutto, tutto quello che serve per fare esperienza, per dare e trovare “senso”, con, in più, la possibilità di fare ricorso alla “Rete […] un crocevia, una trincea, una esigenza bruciante” come scrive Andrea Monda sul Foglio del 5 febbraio scorso, in riferimento all’elegante blog spadariano di cyberteologia.it.
La sostenibilità (come correttezza, attenzione, sensibiltà) e la formazione (nell’accezione di in-formazione, di contenuto, di allenamento alla conoscenza) sono le leve che attraverso Internet, “non solo strumento ma anche nuovo contesto esistenziale” conducono alla poesia.
Poesia è poiesis, è fare. Nel marketing è quel complesso di azioni che inquadrano la dimensione di relazione tra etica ed esperienza esistenziale; nella letteratura è quel complesso di parole-azioni che mettono in contatto vivo e vitale il lettore con l’esistenza dell’autore, con la propria personale esistenza e con quella degli altri (condivisione).
Poesia è, insomma, relazione.
Senza la relazione un’azienda non ha la possibilità di far sentire la propria voce. Se non ingaggia una relazione con il suo potenziale cliente e se non la mantiene con il suo abituale cliente, se non crea occasioni di approfondimento, di reciproca conoscenza, non capirà mai in quale contesto si muove il suo pubblico di riferimento e non potrà coglierne i bisogni né soddisfarli.
E la poesia? La poesia fa addirittura a cazzotti con il lettore, entra in una relazione profonda con lui, lo sveglia, lo costringere a guardare e a vedere.
Mi viene in mente la poesia di Carver e la sua concretezza, il suo inter-facciarsi con il lettore, il suo comunicare quasi urlando.
E, per concludere, citando ancora Spadaro e volendo linkare etica-rete–marketing-poesia, “La soluzione del problema consiste nel non vivere la Rete come un mondo separato ma come uno dei contesti ordinari di vita. Non una «bolla» staccata dal resto, ma un contesto aperto alla capacità di relazione che desidera e richiede sempre pienezza, autenticità, sincerità”.
molto bello, ricco, denso..grazie Tiziana!