Copertina di "Chilometrotrenta"
Ci sono fatti nella vita di una persona, spesso determinati dalla decisione di qualcun altro, che la infrangono, la riducono veramente in cocci, di fronte ai quali è difficile trovare la forza per una ricomposizione che permetta di andare avanti, di non lasciarsi sopraffare dall’abbandono dell’esistere, per riprendere in mano la propria vita e saper guardare ad una meta, con fiducia e coraggio. È su una situazione di questo tipo che si apre il romanzo
Chilometrotrenta di
Stefano Redaelli (Edizioni SanPaolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2011). Il protagonista, infatti, Radek Majdan, pediatra trentottenne, senza una spiegazione, né un motivo plausibile, viene improvvisamente abbandonato da Ania, la fidanzata di cui è innamorato e con cui avrebbe voluto presto sposarsi. Nello stesso tempo si ritrova disoccupato, non essendogli stato rinnovato il contratto a tempo determinato.
La situazione sembra insostenibile, difficile non solo da risolvere, ma almeno da sbloccare per far uscire quest’uomo, ancora giovane e prima pieno di energie, dallo stato di prostrazione e di depressione in cui è caduto e che sembra senza speranza. Ma, nella vita, come sono le persone e le situazioni che si determinano a infrangere quello che sembrava un assetto consolidato, così altre persone e
altre situazioni possono aiutare a ricomporre quanto si era infranto. Per Radek l’aiuto viene, non tanto dalla psicanalisi a cui si affida con poca convinzione, ma dal suo amico Robert che lo convince a
partecipare alla maratona di Cracovia, città in cui si svolge tutta questa vicenda, imponendogli un regime di vita e una tabella di allenamenti che lo tolgono dal torpore e dall’apatia in cui era caduto. Il fisico di Radek riprende rapidamente tono e nello stesso tempo anche il suo spirito si tempra, riacquistando fiducia in se stesso, stato d’animo che trova conferma nella buona riuscita della sua partecipazione alla maratona, gara sportiva che
si vince soprattutto contro se stessi. Questa è anche l’occasione per un ricomparire nella vita del protagonista di Ania, anche se solo per un incontro rapido, ma comunque chiarificatore, in cui la giovane riesce a palesare la sua contrarietà ad un legame matrimoniale con Radek, situazione che aveva determinato in lei una paura di fronte alla quale prima non era riuscita a trovare altra soluzione che fuggire. Il protagonista, messo di fronte a questa realtà, che pur gli appare inaccettabile,
trova invece in quel suo nuovo se stesso, fortificato e temprato, la forza per recuperare la dimensione più autentica del suo io, apparsa fugacemente nella sua prima giovinezza e messa rapidamente da parte, che gli consente di conoscersi fino in fondo e di
fare una scelta di vita completamente nuova, ma determinata da una matura consapevolezza. Il romanzo prosegue così il suo iter narrativo attraverso nuove ed interessanti vicende che vedono sempre protagonista Radek, progressivamente più sicuro e determinato nelle sue scelte di vita, impegnative e difficili.
E’ questo un romanzo di riflessione sull’uomo e la sua vita, sul saper recuperare e prendere in mano la propria esistenza, anche quando la tentazione dell’abbandonarsi e del lasciarsi sopraffare dagli eventi sembra ineluttabile. È una lezione forte, ma soprattutto ampia e sfaccettata, quella che può venire a ciascuno di noi dalla lettura di questo romanzo. Innanzitutto siamo indotti a riflettere che la vita, anche nei momenti più difficili e laceranti, conserva in sé un valore intrinseco, che va preservato e recuperato, ma dobbiamo soffermarci pure a pensare quanto siano importanti i sentimenti e quanto ciascuno di noi di fronte ad essi sia fragile ed indifeso, per cui diventa determinante saper comprendere l’autenticità dei sentimenti che si provano ed avere piena sincerità nel manifestarli, a cui si aggiunge in questo caso, in positiva contrapposizione all’inautenticità dell’amore, la solidità dell’amicizia, capace di farsi carico delle altrui difficoltà e necessità e in grado di intervenire in maniera opportuna ed efficace. Nello stesso tempo l’orizzonte che si apre per il protagonista, dopo la lacerazione sentimentale, diventa più ampio e ricco di quello che avrebbe potuto essere se il suo itinerario di vita si fosse sistemato in una borghese condizione tra la famiglia e la professione, diventa un orizzonte di apertura mondiale, di disponibilità al nuovo, di propensione alla solidarietà e al dono di sé come arricchimento personale che trova piena soddisfazione nella generosità del dare. Di tutto questo è esempio il protagonista Radek, unica figura del romanzo costruita dall’autore a tutto tondo, indagata nelle pieghe del suo animo, delle sue emozioni, dei suoi sentimenti, studiata accuratamente nelle sue relazioni con i famigliari e gli amici, mentre gli altri personaggi non sono delineati in piena luce, ma illuminati solo per quel tanto che li lega nel loro pensare ed agire al protagonista.
Un bel romanzo Chilometrotrenta, condotto con ritmo narrativo sicuro, capace di avvincere il lettore, ma soprattutto di portarlo a riflettere sulla costante apertura dell’esistenza alla speranza del positivo, se si sanno trovare in se stessi le motivazioni autentiche.
E’ questo Radaelli qui?:
http://www.sagarana.net/rivista/numero26/nuovilibri4.html
Sì, è lui che nel frattempo ha arricchito la sua bibliografia e…naturalmente la sua vita!