Esercizio n. 2: Incipit/Variazioni

Come introdotto in questo post, proseguiamo con gli esercizi collegati alle Officine. Per una serie di motivazioni pratiche e teoriche, abbiamo sospeso il programma sul medium “video”, mentre proseguiamo il lavoro con la scrittura e la fotografia. Come già spiegato, però, siete liberi di applicare i principi dell’esercizio a qualunque forma espressiva vi sia particolarmente gradita, purché vi occupiate voi stessi della “traduzione” in quella specifica forma.

Prima di passare all’esercizio vero e proprio, facciamo però un lavoro retrospettivo e torniamo sugli incipit.

Vi invito a riflettere su tutti gli incipit che vi sono piaciuti, che hanno destato il vostro interesse, che hanno stimolato la vostra fantasia.

Per mancanza di tempo (e di energie, al termine di un’officina lunga e piena di stimoli) non ho fatto in tempo a proiettare una selezione di “inizi” (di film o serie TV) che mi hanno colpito. Li propongo qui come semplice elenco (purtroppo quasi nessuno di questi è disponibile su YouTube), per chi già li conosce o per chi volesse cercarseli, al fine anche di stimolare qualche riflessione:

  • The Great Buck Howard, titoli di testa: il protagonista desidera un cambiamento e lo intraprende pieno di speranza. Si scontra subito con la realtà. Ironico, graficamente originale, offre una introduzione del personaggio sintetica ed efficace. Dopo i titoli siamo già tutti con lui, pronti a partire.
  • Scusi dov’è il West. Anche un modo per ricordare Gene Wilder, recentemente scomparso. Un neorabbino dal corso di studi piuttosto fallimentare viene mandato per stato di necessità nel luogo dei suoi sogni: l’America. Appena arriva gli rubano tutto. L’inizio di una storia è spesso l’inizio di un’avventura, ma la vera avventura inizia quando finisce quella che il protagonista si immaginava di dover intraprendere. Questo avviene spesso molto presto, come in questo film, oppure molto tardi (addirittura alla fine, come in Gattaca).
  • Metropolitan: a mio parere il più bel film sull’amicizia e sull’adolescenza/prima giovinezza (opera prima di Whit Stillman con attori all’epoca sconosciuti). Scelto perché nella scena iniziale racconta in quattro battute tutta la personalità e la situazione psicologica della protagonista; la seconda scena dà poi l’avvio vero e proprio alla storia quando nell’equilibrio statico dei personaggi irrompe “accidentalmente” un “intruso”. Attenzione, il trailer depista…
  • In Treatment (versione USA), serie 1 episodio 1: nella prima scena solo una giovane donna che piange, poi i titoli di testa (brevissimi). Un inizio pieno di enigmi in sospeso. L’opposto di The Great Buck Howard: anziché dire tutto del personaggio in breve, qui si allude appena, si comunica allo spettatore che una storia c’è, ma non si ha ancora nessuna idea di quale essa sia. Non viene nemmeno pronunciata una sola parola.
  • The Darjeeling Limited e Only Lovers Left Alive: posto che sia Anderson che Jarmush o li si ama o li si odia (e a volte entrambe le cose contemporaneamente), in questi due casi mi interessava dimostrare come l’inizio di un film sia uno spazio extraterritoriale. Nella prima scena un regista può prendersi libertà che non gli sono concesse nel resto del film: creare depistaggi, giocare con i movimenti di macchina, illudere lo spettatore, cedere all’estetismo, lasciare spazio alla musica, giocare – senza però disturbare l’equilibrio e l’integrità del film (semmai il contrario). Di questi per fortuna ci sono i video online:

The Darjeeling Limited:

(Bill Murray non comparirà più nel film)

Only Lovers Left Alive:

https://www.youtube.com/watch?v=g1pxCnp8ZAA

A ulteriore dimostrazione della creatività concessa agli “inizi”, possiamo portare come prova le sigle di molte recenti serie televisive. Alcune di esse sono graficamente originali – Game of Thrones, Daredevil, Westworld… – a volte fino a diventare iconiche. Mad Men riceve addirittura una parodia dai Simpsons

…e viene ripresa in uno spettacolare promo per il Sunday Times:

https://www.youtube.com/watch?v=phTUWg_L95w

In altri casi vengono assimilate tecniche nate in altri ambiti, come la doppia esposizione (vedansi le fotografie di Aneta Ivanova) per True Detective:

Veniamo ora alla parte due.

Esercizio n. 2: Variazioni

L’esercizio n. 2 ha come tema: “Variazioni

Per la scrittura: nell’esercizio precedente avete composto un incipit di quattro frasi. Se non lo avete fatto, siete ancora in tempo.

Ora dovete rifarlo. E poi rifarlo. E infine rifarlo una terza volta. Ripartite dal foglio bianco e ricominciate la storia, la stessa storia, ripartendo da zero. Insomma: tre nuove versioni. Questa volta non c’è limite di lunghezza: ogni incipit può essere di una riga o una pagina, secondo come vi sentite (e se la storia prende piede, portatela pure avanti). Ma per il 21 gennaio dovrete aver pronti altri tre incipit della stessa storia oltre a quello già scritto.

Per la fotografia: più semplice ma più difficile. Stesso compito (variazioni) ma numero diverso: avete fatto una foto a un soggetto, ora dovete farne altre dieci. Dieci foto dello stesso soggetto (se il soggetto del primo esercizio non è più disponibile per cause di forza maggiore avete la libertà di sceglierne uno ex novo).

Come nel caso della scrittura, viene rimossa però una limitazione: per il primo esercizio si era detto “niente filtri”, per questo esercizio invece potete sbizzarrirvi in tecniche, modalità di ripresa, angoli, settings, effetti etc.

Ci vediamo il 21 gennaio, buon lavoro.

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