Gruff Rhys: un altro visionario

Oggi (sabato 20 gennaio) ritornavo in scooter sotto la pioggia da un pomeriggio bombacartiano. Ho ascoltato di Ulisse, Dante, Cristoforo Colombo e di un Re Magio che seguiva la sua stella. Si parlava di visioni e di speranze.

Guidavo cercando di evitare le buche colme d’acqua. In testa una canzone. Durante gli interventi avevo in mente qualcuno, un visionario con un nome assurdo. Non ricordavo il suo nome, né il nome della canzone, solo il suo viso con uno strano peluche in testa. Lo avevo visto su un palco tanto tempo fa. Ci ho messo un po’ una volta a casa a ritrovare il nome e la canzone: Gruff Rhys – American Interior. Nome da folle e occhi da folle. Nel 2014 si convinse (lui Gallese) che un suo avo del diciottesimo secolo, il fantomatico esploratore e cartografo John Evans, era partito in esplorazione lungo le sponde del fiume Missouri alla ricerca di una leggendaria tribù discendente del principe Madoc del Galles. Secondo le leggende, Madoc sarebbe giunto in America trecento anni prima di Cristoforo Colombo.

Lui stesso, Gruff Rhys, raggiunse quei luoghi in pellegrinaggio alla ricerca del suo antenato, della sua storia. Ne scaturì un documentario, un album, un tour, un pupazzo e questa visione:

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